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“Trattativa”, “pace”, “tregua” e “umiliazione”: cosa accadrà dopo le parole-chiave usate da Macron su Putin e l’Ucraina?
di Enzo Boldi
Pubblicato il 2022-05-10
Il Presidente francese continua a condannare l’aggressione russa, ma sostiene che il tavolo delle trattative per i negoziati dovrà necessariamente essere esclusivamente tra i due Paesi in guerra
Continua a riconoscere la netta differenza tra aggressore e aggredito, con la Francia che proseguirà nel suo sostegno all’Ucraina. Ma Emmanuel Macron, parlando a Strasburgo nella Conferenza sul futuro dell’Europa, ha voluto mettere alcuni paletti per delineare i confini di questo conflitto bellico: l’obiettivo dell’Unione Europea è di lavorare per la pace, perché “noi non siamo in guerra”. Il Presidente francese, dunque, sottolinea la necessità di un ritorno al tavolo dei negoziati che, però, dovrà essere gestito e vedrà protagonisti solamente i due Paesi che sono – con ruoli diversi – in guerra.
Macron dice che le trattative di pace devono essere tra Russia e Ucraina
Concetti detti e ribaditi in due occasioni. La prima volta durante il suo intervento alla conferenza di Strasburgo, poi in conferenza stampa al fianco del cancelliere tedesco Olaf Scholz al termine del primo incontro ufficiale e internazionale dopo la sua rielezione all’Eliseo. Un discorso che si basa su quattro parole/concetti-chiave: pace, trattative, tregua e umiliazione:
“L’Unione Europea sostiene e continuerà a sostenere l’Ucraina, il suo presidente Volodymyr Zelensky e il suo popolo. Il nostro obiettivo è far cessare questa guerra il più rapidamente possibile, fare di tutto perché l’Ucraina possa reggere e perché la Russia non vinca, preservare la pace sul resto del continente europeo ed impedire qualsiasi escalation”.
Una tregua, il “cessate il fuoco”, per arrivare alla pace. E per farlo occorrerà far tornare gli attori protagonisti di questa guerra (l’aggressore, la Russia, e l’aggredito, l’Ucraina) al tavolo delle trattative. A quei negoziati che si sono susseguiti nel corso delle prime settimane del conflitto e che poi si sono scontrati con la realtà dei fatti: obiettivi differenti e continui attacchi missilistici su tutte le città dell’Ucraina, prima di spostare l’attenzione verso quelle zone a Est (le auto-proclamate repubbliche indipendenti del Donbass) e quella a Sud-Est, come Mariupol. Ma, secondo Macron, l’Europa può solo spingere verso la trattativa, perché non spetta a lei decidere il cosa, il come e il quando:
“Spetta solo all’Ucraina definire le condizioni per negoziare con la Russia, ma il nostro dovere è stare al loro fianco per ottenere il cessate il fuoco e costruire la pace”.
Negoziati che potranno avvenire solo dopo una tregua. E poi, qualora andassero in porto, cosa accadrà? Nel discorso alla nazione fatto da Putin durante la festa per la vittoria dell’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale, il Presidente russo ha accusato la Nato (e non solo) di aver minacciato i confini del suo Paese. Poi, però, ha detto che il suo obiettivo non era e non sarà quello di una “guerra totale”. Il tutto mentre il conflitto in Ucraina prosegue tra missili, bombe e sangue. In attesa della pace. E, se la tregua dovesse arrivare, la ricetta di Macron è scritta:
“Quando la pace tornerà sul territorio europeo dovremo costruire nuovi equilibri di sicurezza, evitando di cedere alla tentazione dell’umiliazione e dello spirito di vendetta”.
Nessuna vendetta contro Mosca. Nessuna umiliazione. Parole che provano a spingere verso la tregua, lo stop all’uso delle armi e poi verso la pace. Per ora, però, restano annunci scritti su carta.
(foto IPP/UnioneEuropea)