M5S, cosa c'è dietro l'espulsione di Pinna e Artini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-11-27

Alla domanda “Sei d’accordo che Pinna e Artini NON possano rimanere nel Movimento 5 Stelle?” hanno risposto sì il 69,8%, pari a 19.436 voti, no il 30,2%, pari a 8.382 voti. Qui il resto della storia

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Tutta una questione di scontrini? Mentre il MoVimento 5 Stelle decide per l’espulsione di Paola Pinna e Massimo Artini, per tutta la giornata onorevoli e senatori hanno parlato, e anche litigato su Facebook riguardo il voto e le modalità della scelta. Tirando fuori anche parecchi retroscena sui reali motivi che hanno portato alla decisione, da parte dei capi, di attivare la procedura.
 
COSA C’È DIETRO L’ESPULSIONE DI ARTINI E PINNA
Vito Crimi è intervenuto personalmente sulla vicenda. Il capo dei senatori del MoVimento 5 Stelle su Facebook è intervenuto in primo luogo per spiegare perché non c’è stato il voto preventivo dell’assemblea dei parlamentari prima di quello del blog, come hanno fatto notare gli stessi Artini e Pinna. Crimi se l’è cavata dicendo che “i fondatori” dei 5 Stelle (che lui non nomina mai) hanno semplicemente chiesto un parere alla rete:

C’è una regola, semplice semplice, riportata nel codice di comportamento che tutti noi portavoce abbiamo sottoscritto al momento della candidatura: «Rendicontazione spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc) sul sito del M5S».
Artini e Pinna stanno violando questa regola da gennaio, ad oggi nove mesi. Credo sia perfettamente legittimo che i fondatori del Movimento, a questo punto, richiedano agli iscritti ALMENO un parere circa la loro permanenza nel Movimento (non nel gruppo parlamentare).
Quando la rete si sarà espressa, il gruppo M5S alla Camera potrà assumere nei loro confronti le decisioni che riterrà più conseguenti ed opportune.

E qui non si può non notare un cambio di strategia da parte dell’ala dura del movimento. Passare per l’assemblea congiunta per votare su di loro non avrebbe dato problemi dal punto di vista politico (i talebani, come li chiamano i giornali, sono in netta maggioranza. Ma l’assemblea sarebbe stata anche il luogo ideale per la difesa da parte dei due parlamentari, e anche il luogo delle domande da parte degli altri: si sa infatti che Rizzetto e Pinna (insieme ad altri parlamentari che oggi diventano a rischio espulsione) non rendicontavano sul sito (pur restituendo o dando alla Caritas i soldi considerati “in esubero) perché avevano fatto, insieme ad altri, domande sul sito della rendicontazione che erano sempre rimaste senza risposta. L’assemblea sarebbe stata il luogo in cui chiedere ancora una volta ragione del silenzio sui punti. Adesso diventerà soltanto l’arena in cui discutere una ratifica sulla decisione della Rete. Di quali problemi stiamo parlando? Della famosa questione del portale per la rendicontazione e delle email del MoVimento cominciata qualche mese fa. Nell’ottobre scorso un comunicato non firmato sul sito di Grillo metteva sotto accusa Massimo Artini, informatico e senatore che si era occupato all’inizio delle email e della posta del MoVimento appena gli eletti erano arrivati in parlamento, e poi si era tirato indietro perché la questione gli toglieva molto lavoro. L’appalto venne allora affidato a un’azienda esterna, la Praxi. Nel frattempo Artini aveva anche creato una piattaforma per votare, utilizzandola con una proposta della Commissione Difesa di cui fa parte, alternativa a quella approntata dallo staff di Grillo. Nel post da Grillo si accusava, con grande prudenza linguistica, Artini di aver effettuato un backup delle email (averle cioé copiate) su un suo server, ma che non c’erano certezze che quelle email fossero state poi cancellate. In più si parlava di un non ben precisato pericolo di furto di dati sensibili o phishing causato dall’utilizzo degli strumenti informatici di Artini.

 MoVimento 5 Stelle, i rendiconti di Paola Pinna


PAROLE, PAROLE, PAROLE
Curiosamente, la stessa vicenda che ruota attorno alle affermazioni di Paola Carinelli su Facebook. La senatrice poi diventata portavoce in un voto che la vide prevalere proprio su Artini scrive su Facebook, dopo l’annuncio del voto, questo:

Mi sono rotta la palle del buonismo, per cui mi tolgo un paio di ”sassolini dalle scarpe” sui due personaggi in questione.
Oltre a non VOLER rendicontare,
Una ha assunto come collaboratore un giornalista vicino al #PD, al quale potrebbe (?) passare informazioni.
L’altro ha avuto accesso al server del gruppo e con la sua azione ha esposto tutto il gruppo parlamentare a rischi penali (oltre ad aver accesso alle nostre corrispondenze personali)
Non pago, ha clonato il portale a fini presumibili di phishing (che è reato).
Per me da tempo queste due persone NON sono più del #M5S. Altrove sarebbero state sbattute fuori con una firma, da noi decidono gli iscritti

Insomma, la Carinelli ribadisce le accuse aggiungendo alcuni particolari. L’accusa alla Pinna era nota all’epoca della sua prima uscita sulla psicopolizia, quella ad Artini viene ulteriormente circostanziata. L’affermazione sulla clonazione del portale non si riferisce evidentemente all’azione di backup effettuata prima, di cui non sembra si sia compreso il fine, probabilmente. La stessa cosa aveva scritto Crimi nello status in cui spiegava il voto:

E per la cronaca, aggiungo che Artini ha utilizzato i server del gruppo alla Camera per clonare il portale del Movimento, creando di fatto le condizioni del REATO di “phishing”, che gli ha consentito di acquisire le credenziali di ciascun votante, oltre che di mettere in seria difficoltà lo stesso gruppo. Se fosse possibile votare la sua espulsione anche una seconda volta, voterei ancora sì.

Il reato di phishing di cui il senatore Crimi parla – senza accusare direttamente Artini – risale evidentemente alla questione della piattaforma utilizzata per votare la proposta della Commissione Difesa di cui si parlava a ottobre. Sembra di capire che, in qualche modo, la risorsa di Artini corresse il rischio di essere scambiata per quella della Casaleggio, e quindi i parlamentari, tratti in inganno, avrebbero potuto inserire dati sensibili o password nella piattaforma “sbagliata”. A questo punto però è interessante segnalare l’intervento di Patrizia Terzoni, solidale a Pinna e Artini, nello status della Carinelli:
patrizia terzoni

Paola perché non dici la verità? Perché non dici che è per colpa tua che si è piantato il server? Perché non dici che hai dato tu le password di modifica del server ad un perfetto sconosciuto andando contro le decisioni del direttivo? Perché non dici pure che il perfetto sconosciuto è stato segnalato da Casaleggio e lo abbiamo assunto noi come gruppo camera per 5 giorni con calusule di riservatezza quindi che non doveva rispondere allo staff ma solo a noi è così non è stato? Perché non dici che sei stata tu che a causa di questo un perfetto sconosciuto ha avuto accesso a tutte le nostre mail? Perché non dici che sei stata tu a non fidarti di Massimo ed Erich che ti avevano detto di non darle ed invece le hai date? Perché non dici che abbiamo chiesto che fossi immediatamente sollevata dal ruolo di capogruppo dopo tutto questo? Perché non dici che è stata l assemblea a dare il mandato a Massimo Artini di seguire il server? Questo perché non lo dici a tutti! Allora se dobbiamo iniziare a toglierci i sassolini dalle scarpe… Bene… Iniziamo a farlo tutti! Di anche perché la commissione difesa ha dovuto fare un sondaggio per conto suo e non sul blog? Di a tutti perché il blog non ha concesso il sondaggio? Perché queste cose non le dite???

La Terzoni quindi racconta un retroscena inedito della storia. Che magari non sarà importante, ma spiega perché quella di Artini e Pinna non è soltanto una roba di scontrini. Anche se il commento più divertente alla vicenda è quello dell’onorevole Ciprini, quella della denuncia ai Bilderberg:
tiziana ciprini movimento 5 stelle

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