Il M5S e le settecentomila buone ragioni per allearsi con l'ALDE

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-09

Dietro l’alleanza con l’ALDE anche motivi economici: finire tra i non iscritti significherebbe perdere buona parte dei «fondi 400» destinati ai gruppi («circa la metà», dicono fonti interne al Movimento). Si tratta di una cifra di circa 40 mila euro all’anno per ogni parlamentare, un tesoretto di circa 680 mila euro usati dai pentastellati anche per finanziare attività sul territorio.

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Tutti i riflettori sono puntati su David Borrelli. È il braccio destro di Davide Casaleggio a Bruxelles e componente dell’associazione Rousseau l’uomo che avrebbe condotto la trattativa con l’ALDE per conto di Beppe e il responsabile della svolta europea che sta facendo litigare il MoVimento 5 Stelle. Non a caso lui ieri non ha parlato del voto sulla sua pagina Facebook, preferendo il basso profilo. Ma, essendo europarlamentare, questo esclude che nel gruppo nessuno sapesse del voto di ieri, come hanno sostenuto alcuni onorevoli a 5 Stelle.

Il M5S e le settecentomila buone ragioni per allearsi con l’ALDE

E a molti ieri è tornata in mente la famosa trasmissione di Mentana in cui Borrelli venne fatto oggetto di attenzioni e complimenti da parte di Mario Monti, il che fece partire un’ingloriosa macchina del fango nei confronti dell’europarlamentare, accusato di vicinanza al Nemico Pubblico Numero Uno.

In realtà, come si comprendeva anche dal post pubblicato sul blog di Grillo, le ragioni dell’alleanza sono squisitamente pragmatiche, come ha ricordato Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera:

Ma è proprio qui che si gioca la vera battaglia ed è qui un nodo (forte) degli interessi in ballo. Interessi economici. Finire tra i non iscritti significherebbe perdere buona parte dei «fondi 400» destinati ai gruppi («circa la metà», dicono fonti interne al Movimento). Si tratta di una cifra di circa 40 mila euro all’anno per ogni parlamentare, un tesoretto di circa 680 mila euro usati dai pentastellati anche per finanziare attività sul territorio. Un passo che potrebbe mettere in difficoltà i 5 Stelle.

C’è di più, però. Ieri tre europarlamentari hanno sostenuto di non sapere nulla del voto in partenza sul blog. Ed è evidente che non è stato fatto sapere ad alcuni perché evidentemente erano contrari alla linea dell’alleanza con l’ALDE. Borrelli e Casaleggio hanno evidentemente voluto promuovere un voto senza alcuna informazione preventiva nei confronti dei votanti, e senza nessun dibattito interno al MoVimento, sia per quanto riguarda gli eletti che gli iscritti. Un comportamento del genere avrebbe portato alla ribellione di qualunque eletto M5S che avesse a cuore la propria dignità. Eppure all’orizzonte nessuno sembra voler porre la questione politica all’interno del M5S.
m5s alde marco zanni

Guy Verhofstadt, l’imbarazzo

E se oggi ad esempio Sylvie Goulard, eurodeputata dell’Alde e autrice di libri come «Goodbye Europe» o «La democrazia in Europa: guardare lontano» scritto con Mario Monti, dice di non volere i 5 Stelle nel suo gruppo, i giochi sembrano fatti: anche per una vicepresidenza che dovrebbe arrivare a Fabio Massimo Castaldo, secondo l’accordo spartitorio tra Verhofstadt e Borrelli. Il leader di ALDE, dimostrando ieri di saper raggiungere vette sconosciute dell’abiezione, ha miserabilmente cancellato questo status in cui criticava i 5 Stelle nel 2014, anche se la cache di Google lo ricorda
guy verhofstadt
. Verhofstadt evidentemente ritiene di poter prendere in giro i suoi elettori eliminando lo status senza nemmeno fornire una riga di spiegazione sull’accaduto.
guy verhofstadt
Liberali, dicevamo.

Leggi sull’argomento: L’ALDE e la democrazia all’insaputa del M5S

 

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