La storia di Luca Trapanese e della piccola Alba che smentisce Salvini sulle adozioni per le coppie omosessuali

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-05-03

L’adozione della piccola, abbandonata dalla madre quando aveva solamente 30 giorni perché aveva la sindrome di Down. Un racconto che spiega in modo chiaro come l’amore per i bambini non è questione di orientamento sessuale

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La “famiglia tradizionale”. Un concetto di cui molti politici si riempiono la bocca per fare propaganda. Lo ha fatto (di nuovo) Matteo Salvini nel corso della sua intervista a Domenica Live, il contenitore Mediaset condotto da Barbara d’Urso, è tornato a parlare di “figli” che devono avere un padre e una madre. Una narrazione che ha come obiettivo quello di delegittimare le adozioni per le coppie omosessuali. Ma c’è una storia, quella di Luca Trapanese e della piccola Alba, che – anche nella sua quotidianità – smentisce il quadro “da Presepe” che il leader della Lega continua a propinare anche per contrastare e criticare il ddl Zan.

Luca Trapanese, la piccola Alba e la narrazione di Salvini sulle adozioni per le coppie gay

Lui ha 44 anni e non ha mai celato la sua omosessualità. Ha sempre sostenuto e aiutato le persone – in particolare i più giovani – affetti da disabilità, anche attraverso la sua associazione “A ruota libera” e altri progetti. Nel 2017 ottiene l’affidamento della piccola Alba, una bambina con sindrome di Down che era stata abbandonata, appena nata, da sua madre. E la sua testimonianza è il modo migliore per smentire le narrazioni del leader della Lega che ancora, nel 2021, contestualizza il diritto (o meno) di adottare un bambino in base al proprio orientamento sessuale.

“Ieri Salvini parlato ancora una volta di famiglia, come la intende lui e cioè quella composta da un padre e una madre, toccando anche il tema delle adozioni per le coppie omosessuali – ha scritto Luca Trapanese sui social -. Chi conosce la mia storia sa che non ho mai giudicato la madre naturale di Alba per averla lasciata in ospedale rinunciando al proprio ruolo genitoriale, né ho mai speso una sola parola critica sulle decine di coppie eterosessuali e idonee all’adozione che non hanno neanche voluto conoscere Alba quando sono state convocate. Alba, meravigliosa bambina con la sindrome di Down l’ho adottata io: maschio, single e gay. Aveva 30 giorni quando è arrivata a casa. Il mio è stato un Sì incondizionato. Sono stato felicissimo di stravolgere la mia vita per lei rinunciando alle mie vecchie abitudini e avendo davanti agli occhi un’unica grande luce: Alba e le sue priorità. Sono forse un santo o un eroe? Niente affatto. Sono un genitore come lo sono tutti quei papà profondamente consapevoli del loro ruolo”.

Niente di più naturale: l’amore di un padre adottivo per sua figlia. Nessuna strana concezione dal sapore medioevale, perché “Omnia vincit amor et nos cedamus amori”, come scriveva Virgilio. E la storia di Luca Trapanese prosegue:

“Alba e io conduciamo una vita – consentitemi di definirla così, anche se è una parola che non amo per niente – estremamente tradizionale. Alba ha me, ha i suoi cugini, i suoi nonni, la sua preziosissima tata ed è circondata dall’amore di tutti. È proprio questo che rende la nostra vita tradizionale: l’amore e basta che fa di Alba una bambina felice e serena. Io sono il suo insostituibile punto di riferimento e lei è il mio. È mia figlia dal primo momento che l’ho presa fra le braccia. Siamo una famiglia. Sapete, ho dovuto sopportare parole davvero pesanti alle quali non ho mai risposto: “Te l’hanno data perché non l’ha voluta nessuno… L’avrebbero data a chiunque…”. No! Non ho avuto sconti dovuti alla disabilità di Alba o al fatto che nessuna famiglia eterosessuale l’aveva scelta. Sono stato valutato dai servizi sociali e dal Tribunale dei Minori. Io sono il papà di Alba perché sono stato ritenuto idoneo ad esserlo. Vorrei dire a Matteo Salvini che alla base della famiglia non c’è il sesso delle due figure genitoriali, ma la qualità del rapporto, che significherà il miglior accudimento possibile ai figli. Caro Matteo, io e Alba saremmo felici di averti ospite a casa nostra, vorremo farti conoscere la nostra vita, ma soprattutto ci terrei a farti respirare l’atmosfera che la riempie. Sono sicuro che quando andrai via, chiudendoti la porta alle spalle, ti domanderai cosa manca alla famiglia di Luca e Alba e ti risponderai: niente”.

Perché questo è. Giudicare la legittimità di poter diventare un genitore, anche attraverso l’adozione, non è una questione di orientamento sessuale. E questa storia è la miglior etichetta possibile per mettere la parola fine su concezioni medioevali.

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