Lotti, Palamara e il caso Consip

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-15

Repubblica pubblica le intercettazioni in cui Lotti e Palamara parlavano del caso Consip, tra parolacce, linguaggio scurrile e improbabili soluzioni extraprocessuali per uscirne puliti

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Il “Trojan”, il software spia dell’inchiesta di Perugia, riporta un’intercettazione in cui si parla di come l’ex ministro e sottosegretario Pd Luca Lotti (da ieri autosospeso dal partito) sarebbe uscito dal processo Consip in cambio della benedizione che doveva portare Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm ora indagato per corruzione, sulla poltrona di procuratore aggiunto a Roma.

Lotti, Palamara e il caso Consip

Carlo Bonini su Repubblica oggi racconta in un articolo come Lotti contrabbandasse ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli benedizioni del Quirinale che non aveva. O come il deputato Pd e magistrato Cosimo Ferri, indicasse come alleato della «squadra» che doveva ridisegnare la geografia giudiziaria del Paese un calibro del peso di Piercamillo Davigo, un pezzo di storia di Mani Pulite. Scrive il quotidiano:

Un immenso suk, dal lessico peculiare — «quello me lo metto a pecora», «a quello bisogna dire che ha rotto il cazzo», «io mi impalo» — in cui la sensazione desolante è che non esista magistrato della Repubblica che non abbia un conto da saldare, un favore da restituire, un potenziale ricatto da scontare. Dove non solo nessuno può dirsi innocente ma anche provare a essere o ad apparire tale.

Bisogna tornare alla notte tra l’8 e il 9 maggio, quella dei carbonari in hotel — Luca Palamara, Cosimo Ferri, e i consiglieri Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Luigi Spina — riuniti per decidere il destino delle Procure di Roma e — a catena — di Firenze, Torino, Brescia, Salerno, alla presenza di “Luca”, Luca Lotti. Che ascolta, interloquisce, benedice. Anche perché lascia scivolare sul tavolo l’autorità di chi “parla con il Quirinale”. «Sono andato da Mattarella — dice — e ho detto: “Presidente, la situazione è questa” e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto…».

luca palamara

E per essere ancora più convincente, in quel giorno che è l’ultimo da Procuratore di Roma di Giuseppe Pignatone, spegne una voce che gira in quelle ore e che vorrebbe il magistrato non destinato alla pensione, ma a lavorare con Mattarella: «Altra cosa che non vi ho detto: Pignatone al Quirinale non ci andrà». È una millanteria che Lotti tradisce spiegando che Pignatone «sarebbe dovuto andare al posto di Lupo (Ernesto Lupo, ex consigliere giuridico di Mattarella)». Peccato che Lupo se ne fosse andato da due anni e al suo posto fosse arrivato Stefano Erbani. Ma sono dettagli. Chi ascolta, del resto, è lì per bersi le parole di Lotti.

Nelle intercettazioni si riportano dialoghi in cui si parla di Ermini (e di strane storie che riguardano calzini bucati all’aeroporto in Polonia) e arrivano anche smentite su incontri tra Lotti e Mattarella.

Lotti, Renzi e Pignatone

Nel pezzo si racconta anche di come Lotti dica che Pignatone, dopo averlo utilizzato per accreditarsi presso un “Matteo” che dovrebbe essere proprio Renzi, abbia chiesto il suo rinvio a giudizio:

«Vedi Luca — dice Palamara a Lotti — io, come ti ho già detto una volta, mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo con Consip. Perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l’affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono». «Certo», chiosa Lotti. Palamara è una furia: «Non te pensa’, io, come dice Matteo, sono stato il più titolato e giovane presidente dell’Anm e quindi a me non me puoi prende per culo. Punto. A me devi dire la verità. Io ho fatto come dici tu (il riferimento è a Pignatone, che lo avrebbe tradito, ndr): me so’ spaccato i coglioni alle cene a casa della Balducci (consigliera del Csm nella passata consiliatura). Quante sere? E vai là a mangia’… e vai là e stai seduto… Come dici tu: du palle, no? Me so’ rotto i coglioni». Lotti concorda: «E gli hai sempre protetto il culo (a Pignatone ndr)…» .

Con Marcello Viola procuratore a Roma, si spiega nei dialoghi, arriverà la “soluzione” per Roma.

Dice Palamara a Lotti: «Supponiamo che c’è Viola e c’è Palamara. Io che cosa dico… Crediamo a Scafarto (Gianpaolo Scafarto, l’investigatore chiave del Noe dei carabinieri che ha condotto l’inchiesta Consip a Napoli, cucinandone alcuni falsi, ndr) o non gli crediamo? Basta. Se io vado a fare l’aggiunto, questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me. Dico: “Gli vogliamo credere? Allora rompiamogli il culo (si sottintende a Lotti, ndr). Non gli vogliamo credere? Si chiude. Fine. Basta» .

E si parla anche dell’esposto che avrebbe dovuto far fuori Ielo, che reggeva il processo Consip. Ieri Luca Lotti si è autosospeso dal Partito Democratico. Ma questa è un’altra storia.

EDIT: La nota di Luca Lotti:

“Anche oggi i principali quotidiani – scrive Lotti in una nota – pubblicano intercettazioni senza che nessuno si chieda se sia lecito oppure no. Alcuni giornali poi, utilizzando una frase di Palamara, non mia, provano a raccontare un mio interessamento sulla vicenda Consip: come si capisce bene leggendo, niente di tutto questo è vero”.

E poi insiste sulla sua versione, cioè che quelle conversazioni non costituiscono un reato. “Come è oggettivamente evidente dalle stesse intercettazioni io non ho commesso alcun reato, pressione o forzatura. Per il resto, ieri mi sono autosospeso dal Pd in attesa che la situazione si chiarisca. Non c’è altro da aggiungere – conclude Lotti -, se non che una verità sarà sempre più forte di mille bugie”.

Leggi anche: Il caso Luca Lotti nell’indagine su Palamara

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