Economia
L’ombra della recessione sull’Italia
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-02-27
Non è la prima volta che accade: l’ultima fu i due trimestri di recessione, completamente “autarchici”, che ci regalò nel 2018 il governo gialloverde
Il Coronavirus allunga l’ombra della recessione sull’Italia che già era tra gli ultimi paesi europei per crescita. Dalle agenzie internazionali, come Moody’s, alle banche come Nomura, ai centri studi come Ref-Ricerche di Milano e il Cer di Roma, emergono nuovamente, e sinistri, i segni “meno” di fronte al Pil, il prodotto interno lordo, cioè la ricchezza che il Paese produce ogni anno. Spiega oggi Roberto Petrini su Repubblica:
Il quarto trimestre dello scorso anno aveva già fatto scalpore: a sorpresa il dato ottobre-dicembre aveva segnano – 0,3 per cento. Il governo e molti osservatori speravano per il primo trimestre di quest’anno in un “rimbalzo”. Era un’ipotesi possibile ma l’effetto coronavirus rischia di spingerci nel fosso. Le prime proiezioni sui tre mesi in corso dicono che il segno sarà pesantemente negativo: Ref-Ricerche parla di un caduta di 1 punto percentuale, mentre il Cer si limita a 0,4 punti. Nella prassi degli economisti, ancor prima che l’Istat, a giugno, sforni i dati ufficiali, siamo già in recessione tecnica, fenomeno che si verifica quando la contrazione si protrae per due trimestri consecutivi.
Purtroppo la botta sul Paese, con l’economia bloccata e preso dal panico, probabilmente non si ammorbidirà. La Banca d’Italia, il previsore più autorevole, nei giorni scorsi ha detto che l’effetto coronavirus ci costerà una contrazione del Pil di 0,2 punti, qualcuno attribuisce a Via Nazionale anche un giudizio aggiornato agli ultimissimi sviluppi che salirebbe ad una gelata di 0,4 punti. In parole povere a fine anno balleremo intorno allo zero, o come già prevedono per il 2020, la banca Nomura e Oxford economics saremo sottozero, almeno al – 0,1 per cento. Il rapporto dell’agenzia di rating Moody’s diffuso ieri parla apertamente di «rischio recessione» per il nostro Paese. L’esplosione del virus, osserva, riguarda regioni che contano il 41 per cento del Pil.
Non è la prima volta che accade: l’ultima fu i due trimestri di recessione, completamente “autarchici”, che ci regalò nel 2018 il governo gialloverde. Stavolta il “cigno nero”, la variabile impossibile da prevedere che sta investendo l’economia mondiale, non si chiama Cdo o Cds ma Covid 19, virus veri, non finanziari. Il risultato non cambia: Moody’s ha calcolato un caduta dello 0,4 per cento e l’Fmi già parla di frenata del Pil globale almeno dello 0,1.