Coronavirus in Germania: il focolaio della Tönnies e il rischio di un nuovo lockdown

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-22

Dietro l’epidemia la condizione di lavoro e di vita dei Gastarbeiter stranieri, provenienti da ben 87 nazioni. Sono spesso alloggiati in massa in dormitori insalubri, dove non è rispettata alcuna misura sanitaria o di sicurezza. il premier del Nord Reno Westfalia Armin Laschet non esclude un nuovo lockdown

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Ieri sono arrivati a 1330 i contagiati dal Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19 nel più grande mattatoio d’Europa, a Gütersloh, l’impianto della Tönnies nel Land tedesco del Nord Reno-Vestfalia. L’infezione si allarga di ora in ora, man mano che giungono i risultati dei tamponi completati ieri sui circa 6.500 addetti della Tönnies, l’azienda proprietaria dell’impianto. Mancano ancora gli esiti di circa 2 mila prelievi. E intanto l’indice R0 è passato da 1,79 a 2,88, stando all’Istituto Robert Koch, secondo cui la cifra si basa su una media di quattro giorni.

Coronavirus in Germania: il focolaio della Tönnies

Le autorità del land hanno visitato il luogo che è diventato l’epicentro di un nuovo focolaio di infezione, temendo una seconda ondata di contagi. Tuttavia, contrariamente a quanto ipotizzavano i media, il premier del Nord Reno Westfalia, Armin Laschet, dopo aver visitato il mattatoio ha per il momento escluso un nuovo lockdown a livello regionale. Anche se c’è un “enorme rischio pandemico”, l’infezione è chiaramente localizzata all’interno del mattatoio e non c’è un “salto significativo” nel resto della popolazione, ha detto Laschet. Tutti i dipendenti del mattatoio sono stati posti in quarantena, ma la misura potrebbe non essere sufficiente, perché nel frattempo le migliaia di lavoratori potrebbero a loro volta avere infettato famigliari e amici, che a loro volta potrebbero avere diffuso il virus. La scoperta del focolaio ha suscitato un’ondata di proteste contro il proprietario dell’impianto, Clemens Tönnies, del quale vengono chieste le dimissioni. Nel frattempo, le autorità sanitarie federali hanno diffuso il nuovo bilancio dei contagi. Nelle ultime 24 ore sono stati confermati 687 nuovi casi, portando il totale a 189.822. I decessi sono stati oltre 8.880. Laschet, che è anche uno dei tre candidati alla guida della Cdu per la successione ad Angela Merkel, ha messo in guardia dal rischio di una nuova ondata della pandemia e non ha comunque escluso di ripristinare il lockdown nell’intero Stato.

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Coronavirus in Germania: gli impianti infetti (Corriere della Sera, 22 giugno 2020)

Il Corriere della Sera scrive oggi che il caso della Tönnies ha portato in primo piano una gravissima realtà sanitaria e sociale, legata all’industria della carne in Germania.

«La nostra fiducia nella ditta Tönnies è pari a zero», ha detto Thomas Kuhlbusch, capo dell’unità di crisi di Gütersloh. Secondo la versione di Clemens Tönnies, capo dell’azienda e celebre per essere il proprietario della squadra di calcio di Bundesliga Schalke 04, causa primaria del contagio sarebbero le centinaia di lavoratori stranieri, in maggioranza polacchi e rumeni. Nel lungo weekend dell’11 giugno hanno visitato le famiglie nei loro Paesi d’origine, la prima volta dall’inizio della pandemia, dove si sarebbero infettati. Al ritorno in Germania, molti di loro hanno viaggiato insieme in bus sovraffollati anche per 17 ore.

Le condizioni di lavoro dei Gastarbeiter stranieri in Germania

Ma il segreto sporco del gruppo e dell’intero settore della lavorazione delle carni in Germania è in realtà proprio la condizione di lavoro e di vita dei Gastarbeiter stranieri, provenienti da ben 87 nazioni. Sono spesso alloggiati in massa in dormitori insalubri, dove non è rispettata alcuna misura sanitaria o di sicurezza. E sono pagati con salari molto inferiori al minimo in vigore in Germania, grazie alla finzione di essere assunti da società subcontraenti, datori di lavoro ufficiali di circa metà degli addetti all’impianto di Tönnies.

Di tutto questo Tönnies non fa parola, rifiutando ogni responsabilità. Non solo. Il comitato d’emergenza contesta all’azienda di non aver fornito la lista completa degli indirizzi di tutti i dipendenti, impedendo in tal modo la verifica immediata dell’estensione del contagio. Venerdì ne mancavano ancora almeno un terzo. Solo alle prime ore di sabato le autorità hanno avuto a disposizione tutti i  recapiti dei 6.500 addetti. La vicenda ha anche uno strascico politico.

Il ministro degli Esteri, Heiko Maas ha criticato Laschet, che alle prime notizie del focolaio nell’impianto di Gütersloh, aveva indicato negli operai polacchi e rumeni i responsabili del contagio, senza far riferimento alle condizioni in cui vengono tenuti. Laschet si è poi corretto. Ma Maas, con il pensiero rivolto ai rapporti con  Varsavia e Bucarest, lo ha invitatoascusarsi per le sue dichiarazioni «pericolose». Intanto, il capo dei deputati verdi al parlamento regionale, Anton Hofreiter, ha chiesto alle catene dei supermercati il boicottaggio dei prodotti di Tönnies.

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Intanto diversi agenti sono stati feriti ieri durante gli scontri con gli abitanti di un palazzo a Göttinger , nel centro della Germania, per il quale era staa disposta una quarantena dopo che 120 degli abitanti su 700 sono risultati positivi al coronavirus. La notizia e’ stata diffusa oggi dalla polizia. La violenza e’ esplosa quando un gruppo di abitanti dell’edificio hanno tentato di forzare il passaggio attraverso una barriera metallica che serviva proprio a non farli uscire di casa, per evitare la propagazione del virus. Qualcuno ha cominciato a lanciare pietre, bottiglie e oggetti di legno contro i poliziotti, ha raccontato in una conferenza stampa il capo della polizia della città La decisione di chiudere l’immobile in cui vivono centinaia di persone era stata presa giovedì scorso, dopo che si erano scoperti i primi casi di contagio, che il giorno dopo sono saliti a 120. Göttinger è uno dei focolai apparsi in Germania da quando il mese scorso sono state ridotte le misure restrittive anti-contagio.

Leggi anche: Il focolaio di Coronavirus a Göttinger e le 700 persone in quarantena

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