Attualità
Lombardia: 1300 nuovi casi di Coronavirus in un giorno
neXtQuotidiano 11/03/2020
Lo annuncia il presidente della Regione Attilio Fontana, che ribadisce la necessità di accelerare sulle misure che prevedono il blocco totale in Regione per contrastare l’emergenza Coronavirus
Il numero di contagiati da COVID-19 in Lombardia è aumentato di circa 1300 casi. Lo annuncia il presidente della Regione Attilio Fontana, che ribadisce la necessità di accelerare sulle misure che prevedono ulteriori restrizioni in Regione per contrastare l’emergenza Coronavirus. Per quanto concerne il blocco dei trasporti, il governatore spiega come Palazzo Lombardia “abbia richiesto di rimodularlo secondo le necessità e sulla base di queste restrizione”. Fontana fa presente che le richieste sono state accolte da Palazzo Chigi ed è stato aperto un tavolo tecnico, “per entrare più nel dettaglio”. Una decisione del governo è attesa per la serata.
Verso l’ora di pranzo il governatore ha inviato una lettera al governo per chiedere di fare della Lombardia una zona rossa e chiudere tutto, compresi trasporti e attività produttive: nella missiva Fonta auspica che restino aperti i servizi di pubblica utilità, le edicole, i negozi di generi alimentari naturalmente, le imprese – con attività sospesa o limitata in base a un accordo raggiunto con Confindustria Lombardia – e i trasporti pubblici che restano su strada. Chiuderebbero i centri commerciali, i negozi, bar, pub, ristoranti, sospesi i servizi di mensa sia nelle strutture pubbliche che private. “Chiusura di tutti i centri commerciali, degli esercizi commerciali presenti al loro interno e dei reparti di vendita di beni non di prima necessità – una delle richieste – Restano aperte le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi i mercati sia su strada che al coperto e le medie e grandi strutture di vendita”. “Chiusura di tutti gli alberghi e di ogni altra attività destinata alla ricezione (es. ostelli, agriturismi, ecc..) ad eccezione di quelle individuate come necessarie ai fini dell’espletamento delle attività di servizio pubblico”, recita un altro punto della lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza e al Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli.
Il direttore Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, ha detto che attualmente è impossibile prevedere un picco: “Il picco marcato – spiega Rezza – si determina quando un’infezione va avanti indisturbata, ma le misure stringenti messe in atto in Italia hanno proprio l’obiettivo di evitare che si arrivi ad un picco alto nel Paese”. Quanto ad una valutazione generale dell’andamento dei casi, secondo Rezza è “ancora presto per poter fare previsioni affidabili e vanno anche considerati i singoli focolai: a Codogno sembra esserci una diminuzione dei casi ma in Lombardia, specie nella bergamasca, i casi sono in aumento. Abbiamo dunque situazioni diverse – conclude – rispetto ai focolai”. Stiamo arrivando velocemente a questa saturazione” della sanità lombarda, ha spiegato invece l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, in collegamento con Agorà su Rai 3. “Oggi – ha aggiunto – abbiamo bisogno di provvedimenti forti, e rallentare e non fermare il cuore del Paese. È importante capire che bisogna intervenire prima. Oggi sono più ottimista perché vedo nel Paese molta più consapevolezza, ma in Lombardia il momento di crash non è lontanissimo. Abbiamo bisogno che la curva dei contagi scenda il prima possibile”.
Confindustria Lombardia però non sembra d’accordo: “Le fabbriche sono oggi probabilmente il posto più sicuro perché hanno adottato da subito misure di prevenzione per la tutela della salute”, come la temperatura misurata con telecamere termiche, i controlli su distanze minime obbligatorie e l’accesso contingentato agli spazi comuni, ha dichiarato il presidente dell’associazione Marco Bonometti. Confindustria Lombardia ricorda che il Codice di autoregolamentazione regionale prevede che “sul luogo di lavoro e in tutte le attività connesse, andranno applicati criteri stringenti di sicurezza sanitaria, già oggi adottati, ma che potrebbero essere ulteriormente implementati”. Tra questi la “limitazione massima degli spostamenti all’interno dei siti e l’accesso contingentato agli spazi comuni”, lo “smart-working per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza”, l’incentivo per i dipendenti a godere di ferie e congedi retribuiti e la chiusura dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione.