L'intervista inventata al superstite della strage in Puglia [con replica dell'autore]

di dipocheparole

Pubblicato il 2016-07-15

“Non c’è stato nessun dialogo con mio padre, è una cosa che si sono inventati. Anche perché mio padre al momento non è in grado di parlare: si sta riprendendo”: lo ha detto ai cronisti dell’ANSA la figlia del capotreno Nicola Lorizzo, scampato all’incidente ferroviario in cui martedì scorso sono morte 23 persone, e che …

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“Non c’è stato nessun dialogo con mio padre, è una cosa che si sono inventati. Anche perché mio padre al momento non è in grado di parlare: si sta riprendendo”: lo ha detto ai cronisti dell’ANSA la figlia del capotreno Nicola Lorizzo, scampato all’incidente ferroviario in cui martedì scorso sono morte 23 persone, e che ora è ricoverato nel reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Bari. La figlia spiega che “gli articoli di alcuni quotidiani in cui si riportano oggi le dichiarazioni di mio padre sono completamente inventati”. “Ieri – precisa – ho parlato io con un giornalista che ha cercato di strapparmi delle dichiarazioni ma non gli ho detto niente perché non è il momento”. Tra l’altro, aggiunge, “non esiste nessuna Mariagrazia”, cioè il nome che viene riportato negli articoli e che viene attribuito alla persona che avrebbe interagito con Lorizzo alla presenza del giornalista. Con la figlia di Lorizzo c’è anche un giovane che precisa di esser un avvocato. “Almeno nelle tragedie – dice – dovrebbe esserci l’obbligo di verità. Quanto stiamo leggendo è incredibile”.
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Uno dei quotidiani che ha riportato virgolettati di Lorizzo è Repubblica, che in un pezzo a firma di Fabio Tonacci ha parlato anche di “Maria Grazia”; nel pezzo viene precisato che è Maria Grazia sarebbe la cognata:

«Non ricordo niente, non ricordo nulla di quello che è successo…», mormora, sul letto del reparto di neurochirurgia al primo piano del Policlinico di Bari dove è ricoverato. Ha fratture multiple su tutto il corpo, una benda sulla testa, un filo di voce. E fitte nel costato che lo costringono a serrare gli occhi appena si sforza di parlare. È ancora preda dello shock. «Ero sul treno… i biglietti, forse… a un tratto si è spenta la luce, ho visto tutto nero e mi sono risvegliato all’ospedale di Bisceglie». Si ricorda che cosa stava facendo al momento della collisione? «Non ricordo». Si ricorda in quale vagone si trovava? «Non ricordo». Si ricorda qualcuno dei passeggeri intorno a lei? «Nessuno». Era sul treno che proveniva da Andria, o su quello che proveniva da Corato? «Non lo so». Sa almeno qual era il suo ruolo? «Non mi ricordo se ero effettivamente in servizio, oppure se stavo andando da qualche parte… forse andavo a Bari. Ma non sono sicuro, mi creda. Maria Grazia, per favore, abbassami un po’ lo schienale del letto, che mi fa male la schiena».

Anche nell’articolo di Cesare Giuzzi per il Corriere della Sera si parla di Lorizzo, ma c’è un solo virgolettato («Non ricordo niente. Solo un grande botto. E mi sono ritrovato qui») e nessuna Mariagrazia o Maria Grazia.
EDIT: Da Fabio Tonacci di Repubblica riceviamo e pubblichiamo:

Caro direttore,
leggo sul tuo sito un pezzo alquanto “avventuroso”, firmato col nickname “dipocheparole”, nel quale si afferma che io avrei addirittura “inventato” di sana pianta “l’intervista” a Nicola Lorizzo, il capotreno sopravvissuto all’incidente di Andria.
Nel farlo, si dà conto delle dichiarazioni della figlia di Lorizzo nonché di quelle dell’avvocato di famiglia, uscite sull’Ansa il giorno dopo il mio servizio. Ebbene, forse un lavoro giornalistico scrupoloso imporrebbe di sentire l’interessato, cioè io, prima di pubblicare un articolo del genere, che ritengo assai diffamante per la mia professionalità. Se mi aveste contattato vi avrei volentieri spiegato quanto segue:
– l’incontro con Lorizzo è avvenuto intorno alle 10.30 di giovedì mattina, nella sua stanza al primo piano del reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Bari. Ho avuto con lui un breve scambio di battute, nel quale Lorizzo ha affermato di non ricordare niente di quello che era successo, e di non sapere nemmeno dell’esistenza di vittime. Dichiarazioni che ho riportato fedelmente nel mio articolo che, lo capiscono anche i sassi, non è un’intervista, ma il racconto di una circostanza.
– Nella stanza di Lorizzo, oltre a un altro paziente, c’era una donna che ha detto di chiamarsi Maria Grazia Cella, e che si è qualificata come la cognata di Lorizzo, cioè sorella di sua moglie. Essendo l’unica persona che stava accudendo Lorizzo in quel momento, ed essendo in confidenza con il paziente, non c’erano motivi per pensare che non fosse chi diceva di essere. La signora mi ha riferito la sua impressione sulle condizioni di Lorizzo, e tali impressioni ho riportato parola per parola. La signora Cella in quell’occasione mi ha pure lasciato il numero di cellulare. E ci siamo sentiti più volte durante quella giornata.
Dunque:
E’ assai “curioso” che la figlia di Lorizzo smentisca dichiarazioni fatte da suo padre quando lei non era nemmeno presente. Dichiarazioni che, guarda caso, sono le stesse raccolte in un secondo momento dal Corriere della Sera. Ed è altresì curioso che nel suo intervento all’Ansa sostenga che suo padre non sia in grado di parlare, cosa che è di tutta evidenza una falsità. Presumo quindi che tutta questa ridicola manfrina sia stata ispirata dall’avvocato della famiglia, una volta appreso che Lorizzo era stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Trani.
Ti chiedo quindi di pubblicare questa mia replica.
Saluti

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