L'incubo dell'avviso di garanzia per Virginia Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-17

Non c’è solo Marra a turbare gli scarsi sonni della sindaca. In un momento in cui il MoVimento 5 Stelle sta decidendo se sostenere o meno la sindaca togliendole l’uso del simbolo l’inchiesta sulle nomine in Campidoglio potrebbe costituire la classica goccia che fa traboccare il vaso

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Non c’è solo Raffaele Marra a turbare gli scarsi sonni della sindaca Virginia Raggi. In un momento in cui il MoVimento 5 Stelle sta decidendo se sostenere o meno la sindaca togliendole l’uso del simbolo l’inchiesta sulle nomine in Campidoglio potrebbe costituire la classica goccia che fa traboccare il vaso. Ieri, infatti, mentre Marra finiva in carcere e la sindaca usciva dal bunker del Campidoglio solo per leggere un comunicato concordato con Grillo, per quasi quattro ore, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio hanno ascoltato l’ex capo dell’Avvocatura del Campidoglio, Rodolfo Murra, protagonista di un confronto al vetriolo proprio con Marra e la Raggi a proposito della promozione – con considerevole aumento di stipendio – di Salvatore Romeo. Murra ha confermato di avere subito pressioni.

L’incubo dell’avviso di garanzia per Virginia Raggi

Dopo le acquisizioni documentali dei giorni scorsi in Campidoglio, ieri i pm sono passati al secondo step dell’inchiesta sulle nomine irregolari di funzionari e dirigenti capitolini, proposte e siglate dalla prima cittadina pentastellata. L’interrogatorio di Murra in qualità di testimone potrebbe quindi chiudere il cerchio tracciato dall’esposto di Carla Romana Raineri e proseguito con quello di Fratelli d’Italia, che mette all’indice il comportamento di Marra e della sindaca e, soprattutto, lo stipendio del dipendente grillino Romeo che non a caso la sindaca ha successivamente ridotto. La nomina infatti finisce in giunta il 9 agosto senza passare al vaglio dell’allora capo di gabinetto; il suo contratto viene inserito all’interno della delibera sullo staff e il trattamento economico non viene esplicitato. Il dato di fatto è che Romeo, dipendente del Comune, diventa dirigente in base alla decisione della sindaca che si basa evidentemente soltanto sulla sua fedeltà.
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A questo proposito entra in scena Murra, a cui la sindaca si rivolge per sapere se sta utilizzando la procedura giusta per l’assunzione di Romeo. Convoca l’avvocato nella sua stanza e nella riunione Murra trova la Raggi, Romeo, e una giovane penalista amica della sindaca. Lui si rifiuta di dare la sua approvazione: arriva poi anche il parere di Aristide Police, che è comunque negativo. Ciò nonostante la sindaca procede. E poi annulla tutto.

Il fratello di Marra 

A questa vicenda si somma quella dell’esposto del sindacato dei dirigenti regionali sulla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele. Secondo l’esposto il 9 novembre Marra junior avrebbe dovuto astenersi dal controfirmare la delibera che ricolloca il congiunto, già vicecomandante dei vigili, alla direzione Turismo del Comune,con tanto di aumento di stipendio: circa 20mila euro in più in busta paga. La questione potrebbe travolgere direttamente la prima cittadina, che si è intestata la paternità dell’atto, sostenendo che il fedelissimo Marra si fosse solo limitato a una controfirma. L’ha dichiarato addirittura in una memoria difensiva siglata dal responsabile anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosa Turchi, e inviata all’Anac nei giorni scorsi. Quel documento, ora, potrebbe trasformarsi in un boomerang per la prima cittadina. Perché, commenta il Messaggero oggi, il rischio è che emerga una falsa dichiarazione: «Nell’atto c’è infatti scritto che la Raggi, da sola, si sarebbe occupata dell’analisi dei curricula dei dirigenti: 1500 pagine di schede e documenti. Un lavoro certosino, compiuto tra il 28 ottobre e il 9 novembre. Nello stesso periodo – di soli 12 giorni- la sindaca è anche volata in Polonia per il viaggio della Memoria».

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Salvatore Romeo, Raffaele Marra e il blitz della polizia in Campidoglio (La Repubblica, 16 dicembre 2016)

La procura ha già ascoltato Alessandro Solidoro, che il primo settembre ha lasciato il suo posto di amministratore unico dell’AMA e Marcello Minenna, superassessore al Bilancio e alle Partecipate, anche lui dimissionario, insieme al direttore generale di Atac Marco Rettighieri e all’amministratore delegato Armando Brandolese. La vicenda è andata naturalmente ad intrecciarsi con quella di Paola Muraro. Il rischio è che arrivi un avviso di garanzia a far crollare il castello di carte di una giunta e di una maggioranza che già hanno scarsa fiducia in Virginia.

Leggi sull’argomento: Salvatore Romeo: il dipendente grillino con lo stipendio triplicato che ha inguaiato Virginia Raggi

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