La lettera piena di speranza di Liliana Segre a Patrick Zaki: “Aspettiamo il tuo ritorno”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-10

Dalle colonne de La Stampa, la senatrice a vita Liliana Segre ha dedicato una lettera a Patrick Zaki, per il quale si è spesa attivamente in Parlamento durante i 22 mesi di prigionia in Egitto

article-post

Liliana Segre è stata una tra i rappresentanti politici italiani più esposti in favore di Patrick Zaki. Al punto che dal carcere lo studente egiziano le ha scritto diverse lettere per ringraziarla dell’impegno, promettendo però di volergliele consegnare di persona, una volta libero. Ora che il suo incarceramento preventivo, durato 22 interminabili mesi, è finito, è la senatrice ad avergli scritto. La sua lettera compare questa mattina su La Stampa, ed è una testimonianza evocativa di quanto le è capitato ad Auschwitz, in parallelo con la vicenda di Zaki. “Quando la porta di una cella si apre – scrive la senatrice – si aprono in realtà speranze e angosce, possono annunciarti la libertà, oppure un’esecuzione, possono consegnarti una lettera dei tuoi cari oppure portarti nella camera delle torture”.

La lettera di Liliana Segre a Patrick Zaki

“Nel caso di Patrick Zaki – prosegue – questa volta si è aperta una speranza e io sono davvero felice che ora questo ragazzo sia libero”. Già nella giornata di ieri Segre si era detta felice di raccogliere l’invito di Zaki ad incontrarla: in quell’occasione, che si spera avvenga il prima possibile, lo studente certamente vorrà ringraziarla per gli sforzi fatti in Parlamento. “Avevo votato in Senato per la richiesta di cittadinanza di questo studente dalla faccia simpatica – continua la lettera – e rimango convinta che gliela si debba concedere. In quell’occasione mi ero autoproclamata idealmente sua “nonna” e figuriamoci quindi se non aprirò la porta a questo “nipote” che spero di riabbracciare qui in Italia quanto prima. Ho letto che a lui farebbe piacere, quindi gli dico di resistere, di tenere duro perché il primo passo verso la libertà è stato compiuto”.

Un filo rosso li lega nonostante ci sia ancora un processo da affrontare, il prossimo 1° febbraio: “Mi aveva toccato un episodio di cui si era venuti a conoscenza: di quando cioè gli avevano aperto la porta della cella e invece di liberarlo lo avevano semplicemente trasferito in un altro carcere. So bene che ansia ti prende quando aprono la porta della tua cella: tu speri sia per rimetterti in libertà ma sai anche che potrebbe essere per qualcosa di tremendo”. Per ora non lo è stato, in attesa di febbraio, l’augurio è lo stesso di quello usato da Segre per congedarsi: “Noi qui aspettiamo il suo ritorno fiduciosi”.

Potrebbe interessarti anche