La multinazionale che ha licenziato tre dipendenti italiani in chiamata su Teams

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-10

La Yazaki Italia, multinazionale con sede vicino Torino che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli, ha licenziato tre dipendenti in videochiamata su Teams

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È arrivata anche in Italia la modalità di licenziamento in videochiamata usata recentemente negli Stati Uniti per 900 lavoratori della società di mutui Better.com che ha fatto molto discutere. Su Teams, piattaforma diventata diffusissima con l’avvento dello smart working, tre lavoratori della Yazaki Italia, società multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli, si sono sentiti dire questo messaggio al telefono: “Lei è licenziata con effetto immediato, da domani la sua mansione sarà svolta in Portogallo e dunque a lei è interdetto l’accesso a ogni nostro stabilimento”. Una doccia gelata a ridosso di Natale. Yazaki ha 91 dipendenti nella sede di Grugliasco, vicino Torino, e vanta il gruppo Stellantis tra i maggiori clienti. Due dei tre dipendenti licenziati sono torinesi, mentre il terzo lavora per il magazzino che Yazaki ha a Pastorano, in provincia di Caserta. Tutti e tre sono over 40 e lavorano in smart working come amministrativi. I sindacati si sono prontamente mobilitati: oltre alla Cisl, anche la Filcams Cgil si è attivata, dando un ultimatum di tre giorni all’azienda per il ritiro dei provvedimenti di licenziamento: in caso contrario scatterà lo sciopero.

“Una decisione che dimostra come il valore umano sia considerato pari a zero da questa multinazionale. La comunicazione è stata fatta dai responsabili italiani dell’azienda, dicendo che era stato deciso così a livello europeo e che loro non potevano farci niente”, dice Stefania Zullo, dirigente di Fisascat, che aggiunge: “Li hanno chiamati uno per uno, la mia collega mi ha telefonato subito dopo, in lacrime. Non è un comportamento accettabile. Non c’è stato il minimo dialogo, né un tentativo di ricollocamento per queste tre figure altamente professionalizzate”. La sindacalista incolpa la Yazaki di aver preso tempo e non essere stata chiara con i dipendenti: “Avevamo chiesto un incontro lo scorso 10 settembre con l’azienda: in tutta risposta, nelle stanze dell’Unione Industriale dove ci avevano ricevuti, eravamo stati accusati di credere a notizie infondate”.

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