La licenza a delinquere di Matteo Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-06

Il premier vuole confermare la soglia del 3% nella norma che non salverà più Silvio, ma instaurerà una logica fiscale che offende il contribuente onesto e scambia i falsificatori con i distratti. L’equità fiscale, ve la ricordate?

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«L’idea di un limite al di sotto del quale non vi sia rilevanza penale non è uno scandalo. Ma una clausola come quella ideata dal governo somiglia a un condono per il passato e a una licenza a delinquere che si potrebbe anche pianificare al centesimo»: Luigi Ferrarella, uno dei più esperti cronisti giudiziari italiani, non usa mezzi termini sul Corriere della Sera per criticare, al di là degli effetti sulle sentenze per Silvio Berlusconi, la norma del 3% contenuta nella riforma del fisco di Matteo Renzi. Ferrarella enuclea due ordini di problemi nel suo ragionamento. Il primo è concentrato sulla soglia che potrebbe costituire una licenza a rubare fino a un certo punto. Il secondo contesta il recepimento nella norma anche delle false fatturazioni o degli oneri fittizi.
 
LA LICENZA A DELINQUERE NELLA RIFORMA DEL FISCO
Il problema, spiega Ferrarella, non sono le soglie ma la filosofia che c’è dietro il provvedimento fortemente voluto dal presidente del Consiglio:

Se uno entrasse in banca e dicesse «Fermi tutti! Ho la licenza di rapinare il 3 percento della cassaforte», i cassieri chiamerebbero la neuro prima ancora che i carabinieri: invece viene presentato come indice di un Fisco più «amico» l’aver previsto per legge la licenza di «rapinare» il 3 per cento dalla «cassaforte» di tutti, cioè di evadere le tasse fino al 3 per cento del reddito dichiarato senza conseguenze penali, sostituite dal raddoppio delle sanzioni amministrative.Tra un Fisco «amico» e non vessatorio verso i contribuenti onesti in crisi — condivisibile obiettivo del decreto legislativo del governo Renzi — e un Fisco invece «tonto» e indulgente verso i furbi, il confine sottile passa anche dall’architettura delle soglie di rilevanza penale dei vari tipi di reati tributari.

E non è questo il solo punto critico del provvedimento

Allo stesso modo un’altra parte del decreto giàsi propone (con efficacia messa peraltro in dubbioda molti tributaristi) di dare più «certezza del diritto» e chiarire dove finisca l’«elusione» delle norme fiscali e dove invece cominci la loro «evasione»: in modo da scoraggiare l’«abuso del diritto» sfruttato da quei contribuenti sempre in furbetto slalom tra le norme, ma anche scongiurare lo speculare «diritto dell’abuso» brandito dalle talvolta forzate interpretazioni di un erario famelico per missione. Diventa però una presa in giro se le sagome dell’ingenuo contribuente che commetta un errore formale nella dichiarazione dei redditi, o del piccolo imprenditore alla sbarra perché credev aa torto di poter praticare una certa politica di ottimizzazione fiscale,  vengono usate come«scudo umano» di chi invece con le proprie condotte esprime tutta l’intenzione di sottrarsi ai doveri fiscali.Subordinare a una soglia di evasione del 3 percento anche la rilevanza penale del comportamento di chi per non pagare le tasse usa fatture false, gonfia oneri fittizi o non dichiara redditi, è già un razzolare male rispetto al predicare bene che non si dovrebbe convivere con l’evasione,che chi non paga le tasse ruba servizi e futuro a quelli che le pagano, che non è con una ammenda(per quanto salata) che dovrebbe cavarsela chi dichiara o fabbrica falsità.

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COME CAMBIA LA LEGGE?
Cosa ha intenzione di fare il premier dopo la figura barbina del salva-Silvio? Il decreto prevede che non ci sia più reato, né frode fiscale,né false fatture o omesso versamento quando il valore dell’imponibile non supera il 3%. Renzi, scrive oggi Repubblica, vuole mantenere il principio, ma abbassare il tetto dello sconto fino all’1.8% oppure all’1,5%. «Scartata, invece, l’ipotesi che pure più d’uno del suo staff caldeggia, di mantenere il 3% ma con la rigida esclusione dei reati più gravi, in primis la frode fiscale, ma anche le false fatturazioni, porta aperta alla provvista di fondi neri. Renzi pensa al futuro dunque, tant’è che ne ha parlato a lungo con uno come Marco Causi,un dem esperto d’economia e notoriamente in ottimi rapporti con una toga come il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco». E il futuro fiscale del paese, secondo Renzi, è quello in cui le false fatturazioni saranno equiparate a un errore del contribuente. L’equità fiscale, ve la ricordate?

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