L'Europa vuole altri 3,4 miliardi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-16

Servono circa 3,4 miliardi di euro, una manovra bis che vale lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. La richiesta è arrivata a Roma giusto la scorsa settimana e questa volta il rischio di procedura d’infrazione che era stato paventato all’epoca del varo della Legge di Stabilità Elettorale di Matteo Renzi diventerebbe certezza

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In tempi brevi, possibilmente entro marzo, il governo italiano deve aggiustare i conti pubblici. Servono circa 3,4 miliardi di euro, una manovra bis che vale lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. La richiesta è arrivata a Roma giusto la scorsa settimana e questa volta il rischio di procedura d’infrazione che era stato paventato all’epoca del varo della Legge di Stabilità Elettorale di Matteo Renzi diventerebbe certezza.

L’Europa vuole altri 3,4 miliardi

Nel novembre scorso Juncker aveva deciso di non bocciare pubblicamente la manovra economica alla vigilia del voto sul referendum sulle riforme. Congelando così le decisioni sui conti pubblici italiani fino a gennaio. Adesso però, spiega Alberto D’Argenio su Repubblica, il conto di Renzi deve essere pagato:

Ora però quello che diversi dirigenti europei hanno battezzato «il conto di Renzi» deve essere pagato. Con una manovra aggiuntiva chiamata ad aggiustare il deficit strutturale (l’indebitamento al netto delle spese una tantum) di circa di 3,4 miliardi. Secondo le previsioni economiche pubblicate lo scorso autunno da Bruxelles, infatti, il deficit italiano viaggerà intorno al 2,4 per cento del Pil, due decimali al di sopra del target concordato a Bratislava e di quello che la Commissione considera il tetto massimo per evitare una micidiale bocciatura dell’Italia da parte dell’Eurogruppo, il tavolo dei ministri delle Finanze della moneta unica dominato dai rigoristi Dijsselbloem e Schaeuble.

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Un giudizio questa volta condiviso da tutti a Bruxelles, dalle colombe come Juncker e il suo responsabile agli Affari economici Pierre Moscovici fino ai falchi come i vicepresidenti della Commissione Katainen e Dombrovskis. Concordi nel voler scartare il rischio di essere sconfessati dall’Eurogruppo con il risultato di far precipitare comunque l’Italia in procedura d’infrazione e di distruggere la credibilità di Juncker e dell’intera Commissione. Oltretutto dal 4 dicembre a Bruxelles si respira delusione per le infinite aperture di credito concesse a Renzi, non solo sui conti, e non sfruttate al meglio dal governo italiano.

Bruxelles la scorsa settimana ha chiesto al governo italiano un chiarimento e un impegno pubblico a correggere i conti entro il primo febbraio, giorno in cui la Commissione pubblicherà le previsioni economiche di inverno con le quali intende tirare le somme sull’Italia. Roma invece cerca di ottenere più tempo per definire un intervento che si annuncia per Gentiloni e Padoan politicamente delicato, anche se sembra difficile andare oltre il mese di marzo. Basti pensare che Katainen e Dombrovskis premevano perché l’Italia approvasse la manovra almeno in Consiglio dei ministri su due piedi, in 15 giorni, entro la fine di gennaio. La correzione comunque sarà meno pesante dei cinque miliardi adombrati lo scorso novembre da Bruxel
les.

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