«L'euro è stata una vera idiozia, vi ha difeso troppo»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-04

«The shift and the stocks»: il libro di Martin Wolf analizza i cambiamenti dell’economia globale di fronte alla crisi. Puntando il dito sull’Europa. E sull’Italia «condannata a morire»

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«L’euro è stata una vera idiozia. Pensavano che avrebbe risolto i problemi, invece li ha messi a nudo e ha accentuato i deficit strutturali»: non ha peli sulla lingua Martin Wolf, commentatore economico del Financial Times e autore di «The shift and the stocks», libro che pronostica, tra le altre cose, una morte lenta per l’Italia senza riforme. Il libro è presentato oggi da Giuliana Ferraino sul Corriere della Sera. E questo è uno dei suoi brani più significativi:

«La moneta unica è stata una vera idiozia. La cosa più sconcertante è che in nessuno Stato c’è stata una discussione seria sugli effetti reali che l’adozione dell’euro avrebbe avuto sulla competitività delle imprese e del sistema Paese. Solo Gran Bretagna eGermania hanno tenuto un vero dibattito.E infatti Londra saggiamente hadetto no all’euro, sapendo che sarebbestato un suicidio, mentre Berlino, aderendo,ne ha capito la portata e non soloha deciso le regole, ma ha fatto tutte leriforme necessarie per funzionare inun’unione monetaria. Gli altri Paesi sonostati pazzi. Tutti pensavano che l’euro avrebbe risolto tutti i problemi, invece li ha messi a nudo».

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Certo, «la produttività italiana ha smesso di crescere ben prima dell’euro, per la mancata modernizzazione del sistema produttivo,per la resistenza delle aziende familiari,per la chiusura agli investimenti esteri,e la debolezza del mercato dei capitali», ma la moneta unica e i cambiamenti nell’economia globale hanno però accentuato deficit e ritardi strutturali”.

Leggi sull’argomento: La deflazione può farci uscire dall’euro

Wolf, racconta il Corriere, parla anche del che fare per l’Italia. E scopre che non sa cosa consigliare a Renzi:

«Un Paese a vocazione manifatturiera come l’Italia, che deve recuperare competitività nei confronti della Germania. In un quadro di bassa o zero inflazione non ha altra strada che far cadere in modo significativo i salari, una via che penalizza ulteriormente i consumi. Oppure può aumentare in modo considerevole la produttività, una soluzione che però fa crescere la disoccupazione nel breve periodo.È il dilemma competitivo italiano,che ha davanti a sé uno scenario davvero terribile. Se oggi il premier Matteo Renzi mi chiedesse cosa fare,non saprei cosa consigliargli»,

Beata sincerità.

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