Politica

La lettera di Luigi Di Maio al Corriere della Sera sulle "fregature" della legge elettorale

neXtQuotidiano 16/10/2017

«Così il voto al MoVimento 5 Stelle pesa meno di quello al Partito Democratico»

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Luigi Di Maio scrive oggi al Corriere della Sera una lunga lettera sulla legge elettorale in cui accusa i media di sottovalutare la “pericolosità” del Rosatellum Bis e fa l’esempio delle liste civetta che stravolgerebbero il meccanismo della rappresentatività, accusando il sistema di incostituzionalità:

Caro direttore,
le scrivo perché credo che l’informazione stia assolutamente sottovalutando la gravità di questa legge elettorale e la sua pericolosità per l’effetto distorsivo che avrà sulla rappresentanza della volontà popolare. Per dimostrarle i rischi a cui si va incontro con questa legge, facciamo una simulazione considerando solo la parte proporzionale prevista dal Rosatellum.
Supponiamo che alle prossime elezioni i partiti del centrosinistra in coalizione prendano rispettivamente: Pd il 25%, Partito pensionati 1,5%, Partito di Pisapia 2,5%, Partito di Alfano 2,5%, Lista civetta 1,5%. Tutte le liste sotto il 3% non entreranno in Parlamento, ma i loro voti non vanno persi né vengono distribuiti equamente a tutti gli altri partiti (come nel sistema tedesco), ma in questo caso vanno tutti al Pd.

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Rosatellum Bis: la simulazione del Messaggero (14 ottobre 2017)

In questo modo il Pd, invece di prendere un numero di seggi proporzionale al 25% dei voti ottenuti, ne prenderà un numero proporzionale al 33%, che significa il 32% in più dei seggi rispetto a quelli che gli spetterebbero. E attenzione: non stiamo ancora considerando la quota maggioritaria, che va aggiunta se la stessa coalizione dovesse arrivare prima nel collegio. In pratica per la quota proporzionale il voto di un cittadino elettore del Pd non vale uno, ma vale 1,32. Mentre il voto di un cittadino elettore del Movimento 5 Stelle vale molto meno. Quello che sto cercando di spiegare è che il problema di questa legge elettorale non è la componente maggioritaria — che non sto considerando — ma il sistema di assegnazioni dei seggi nella quota proporzionale, che fa confluire tutti i voti delle liste civetta e dei partitini al partito più grande della coalizione falsando cosi completamente il risultato del voto. Questo incentiverà a dismisura la creazione di liste civetta.
Il problema non è del Movimento 5 Stelle. Noi faremo campagna elettorale denunciando la truffa messa in piedi dai partiti, ne usciremo più forti e raccoglieremo i frutti della nostra coerenza e della loro disonestà. Il problema è il voto di quei 10 milioni di italiani, cioè di un terzo degli elettori, che pesa meno del voto degli altri italiani. Questa legge elettorale fa sì che 10 milioni di italiani non siano uguali agli altri. Infatti, il voto per i cespugli delle coalizioni viene trasferito ad altri partiti sulla base delle preferenze espresse da altri elettori. Così si violano i principi costituzionali del voto eguale,diretto e personale. Questo è un fortissimo elemento di incostituzionalità.

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La simulazione del Corriere della Sera sul Rosatellum Bis (13 ottobre 2017)

Non sto ora a sottolineare gli altri elementi vergognosi di questa legge che ci riconsegna un Parlamento frammentato e fatto di nominati. O il mercato delle vacche che si creerà per garantire comunque ai cespugli, ad Alfano e a Pisapia — anche se non supereranno il 3% — di entrare coi loro uomini in Parlamento e poter creare lo stesso il proprio microgruppo parlamentare, assegnando loro un numero di collegi uninominali cosiddetti«sicuri».
Faccio un appello con il massimo rispetto al capo dello Stato perché una legge che ha una quota proporzionale in cui il voto di un terzo degli elettori italiani conta meno è una falsificazione della volontà popolare troppo grande. Quindi chiediamo al capo dello Stato di intervenire per pretendere che almeno questo elemento di truffa venga eliminato dalla legge. Noi ci accingiamo ad affrontare una campagna elettorale con le tv e la stampa contro. Avere anche le regole del gioco contro non ha più nulla a che vedere con la democrazia.

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