L’allarme legionella a Milano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-26

Due campioni di acqua positivi al batterio. 24 casi di infezione e tre morti.  La legionellosi si trasmette attraverso l’inalazione di vapore acqueo. È esclusa, invece, la trasmissione per via umana

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Sono 24 le persone ricoverate per aver contratto l’infezione da legionella a Bresso, un comune alle porte di Milano. Tre sono morte: Lino Mazzola e Eden Stocchi, entrambi 94 anni, e Norma Bigi, 84. Ieri sera sono stati trovati due campioni d’acqua positivi alle legionella, uno prelevato nell’abitazione di una persona contagiata e un altro in una fontana pubblica di Bresso; è l’esito dei primi controlli nella cittadina dove si sono registrati 24 casi di infezione, tre dei dei quali hanno causato la morte di tre anziani.

L’allarme legionella a Milano

Ad annunciarlo il direttore del dipartimento prevenzione dell’Ats di Milano, Giorgio Ciconali, rispondendo alla domanda di un cittadino bressese durante l’assemblea pubblica sull’emergenza legionella in corso in Comune. “Finora delle 12 colture portate a termine in tre abitazioni, due sono negative e una è positiva, ma dobbiamo aspettare 7-10 giorni per avere il risultato definitivo” ha detto Ciconali parlando ai cittadini. Inoltre “da un esame rapido che dice sì o no è emerso che nella ‘fontana del mappamondo’ c’è la legionella. Per il momento la carica batterica non è pura al 100%, ma di quanto non è pura lo sapremo tra 8-10 giorni” ha aggiunto Ciconali, spiegando che mentre in questi giorni i campionamenti dei tecnici si sono concentrati nelle case da domani partiranno anche negli esercizi commerciali che hanno impianti aerosol che potrebbero essere sorgenti di legionella. La fontana è stata chiusa in via precauzionale.

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La legionella a Milano (Corriere della Sera, 26 luglio 2018)

Bresso aveva già vissuto un’altra epidemia: tra il 2014 e il 2015, in pochi mesi i sintomi della legionella colpirono nove persone. Allora morì un anziano di 78 anni. In Italia ci sono stati altri casi. Sempre nel 2014, una donna di 77 anni, residente in provincia di Reggio Emilia, morì dopo aver manifestato i primi sintomi al termine di un soggiorno a Brindisi. L’anno dopo, a Napoli, la facoltà di Farmacia dell’Università di Napoli fu chiusa in via precauzionale per tre giorni in seguito alla morte per legionella di un impiegato dell’ateneo. A Parma, nel 2016, si registrarono due decessi. Nel 2017 un altro caso mortale invece si verificò a Bologna.

Come avviene il contagio da legionella

La legionella è un batterio che vive in acqua, tra i 25 e i 55 gradi. Ne sono note 50 specie e almeno 70 diversi ceppi. La legionella pneumophila si annida nei rubinetti, nelle tubature dove c’è acqua stagnante, nei condizionatori. La legionellosi si trasmette attraverso l’inalazione di vapore acqueo, nelle cui goccioline si trova il batterio. Più queste sono piccole, più sono in grado di penetrare negli alveoli polmonari, determinando così l’insorgere della malattia. È esclusa, invece, la trasmissione per via umana, tramite alimenti o acqua potabile.

I sintomi sono respiratori e si manifestano dopo un’incubazione che può andare da due a dieci giorni massimo. Il batterio può causare due tipi di malattia: una meno grave, la cosiddetta “Febbre di Pontiac”, una simil-influenza che dura tre-quattro giorni e che, la maggior parte delle volte, non viene nemmeno diagnosticata e si cura al pari di un’influenza senza complicanze. Altro discorso, invece, per il secondo tipo di malattia causata dalla legionella pneumophila: è la cosiddetta “malattia del legionario”, che determina polmonite e febbre alta, e va curata con antibiotici specifici da somministrare in endovena in ospedale.

Cosa succede con la legionella

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, oltre a esprimere il cordoglio suo, della giunta e del Governatore Attilio Fontana, ha disposto prelievi di campioni in tutte le abitazioni di chi è stato contagiato o in altri luoghi “sensibili”. A ciò si aggiunge un’indagine conoscitiva avviata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che ha tenuto a precisare che “non si tratta di un’emergenza, anche se chiaramente sul fatto che la legionella si ripresenti ciclicamente faremo verifiche”. In realtà già da qualche giorno Bresso, con la zona del Parco Nord, è sotto stretta sorveglianza.

Dopo la terza vittima, Norma Bigi, anche lei molto anziana e come Lino Mazzola ed Eden Stocchi morta all’ospedale di Cinisello Balsamo, il sindaco ha adottato una serie di precauzioni: non solo ha chiuso quattro fontane ma anche l’orto dove ogni giorno si recava Lino Mazzola e dove si è già proceduto con il prelievo di campioni per capire se la causa possa essere stata l’acqua usata per l’irrigazione. E poi, “per non escludere nulla”, ha chiesto nuove “indagini e rilievi in collaborazione con Arpa e Ats per verificare anche l’aria” e ha raccomandato “sanificazioni straordinarie” al direttore del centro di accoglienza migranti della Croce Rossa, oltre che ai gestori della piscina comunale, del centro sportivo e di quello per i disabili. Insomma, dopo che “i rilievi degli acquedotti sono risultati negativi”, come ha fatto sapere il gruppo Cap che gestisce la rete idrica di tutta la zona, gli accertamenti vanno avanti a tutto campo.

Leggi sull’argomento: Le bufale di Bonafede sul rapporto tra Consip e riforma delle intercettazioni

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