Legge elettorale: un porcellum alla tedesca

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-02

Berlino è lontana, Calderoli no: la «legge tedesca all’italiana» utilizza il collegio uninominale per poi dare certezza di elezione solo ai capilista bloccati. Tutti gli altri, pur se vincenti nei collegi, non sono sicuri dell’elezione. Ma c’è il paracadute della quadrupla candidatura. Che servirà a salvare i big

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C’è un capolista bloccato tra Matteo Renzi e le elezioni. Dopo la sbornia dei giorni scorsi ora è il momento dei ripensamenti sul sistema tedesco per la legge elettorale. Perché un sistema tedesco vero e proprio questa legge non lo è. Visto che conserva alcune “anomalie” rispetto al modello – come la mancanza del voto disgiunto – e pericolose analogie con il Porcellum di calderoliana memoria.

Un porcellum alla tedesca

La proposta di legge elettorale prevede che metà dei candidati sia scelta in collegi uninominali e metà con il proporzionale. Per la Camera, l’Italia è divisa in 303 collegi (escluso autonomie ed estero ) e in 27 circoscrizioni, dove i partiti presentano listini bloccati da 3 nomi. Tutti i seggi sono assegnati con metodo proporzionale: i partiti ottengono deputati in base ai voti presi a livello nazionale. Questo dato è poi ripartito a livello di circoscrizione per scegliere gli eletti. L’ordine, in ogni circoscrizione, è: prima il candidato del collegio se (eventualmente) supera il 50%, poi il capolista del listino bloccato, poi i vincitori dei collegi se non supera il 50%, poi gli altri candidati del listino. Il testo presentato dal PD Emanuele Fiano prevede già uno schema che disegna i 303 collegi uninominali. L’ipotesi ha causato diversi malumori: è un compito che spetterebbe ai tecnici del Viminale. Uno dei punti di criticità è la questione dei capilista del proporzionale che saranno eletti prima degli eventuali vincitori dei collegi uninominali. Spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera oggi:

Ed è dunque il temuto «effetto flipper» nei 303 collegi uninominali che sta creando autentico panico nelle seconde file dei due grandi partiti. Con l’«effetto flipper», infatti, non basta vincere il collegio perché, per passare, bisogna essere pure fortunati. E avendo Renzi, Berlusconi e Grillo deciso che i capilista del proporzionale avranno la precedenza su tutti gli altri (in primis sui vincitori dei collegi), la partita si fa cattiva e ai limiti del buonsenso. Perché, in soldoni, la «legge tedesca all’italiana» utilizza il collegio uninominale per poi dare certezza di elezione solo ai capilista bloccati. Tutti gli altri, pur se vincenti nei collegi, se la vedranno con la cabala.

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Come sarà la nuova scheda elettorale con il sistema tedesco (La Stampa, 1 giugno 2017)

Così potrebbero esserci nel Pd, ma anche nel M5S, decine di vincenti nei collegi che però non saranno eletti. E non è solo questo il problema:

Nelle regioni rosse, le preoccupazioni in casa del Pd sono anche più forti. In Toscana, dove i dem si preparano a rastrellare tutti e 19 i collegi uninominali, c’è la quasi certezza che due o tre vincitori all’uninominale dovranno poi sacrificarsi per lasciare il posto al capolista (sarà Renzi?) e per rispettare la quota proporzionale nazionale, che poi è la vera cifra del «tedesco».
In Sicilia, invece, il Pd non vincerà nei collegi e dunque si rifarà con i posti blindati nei listini proporzionali che già stanno andando a ruba. I grillini avranno gli stessi problemi del Pd: in Sicilia, il M5S dovrebbe vincere «troppi» collegi (e dunque la «pallina del flipper» potrebbe far fuori molti candidati pentastellati arrivati primi nell’uninominale) mentre le seconde file grilline dei listini sono destinate a fare le comparse.

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Capilista bloccati, papaveri e papi

C’è poi la questione del voto disgiunto, che in Germania è in vigore e permette all’elettore di esprimere due voti preferendo magari un singolo candidato di un’altra lista rispetto al voto di lista che esprime. In Italia questa opportunità non c’è. Eppure lì il voto disgiunto permette di indicare anche una preferenza per l’alleanza del partito che si vota, dando il proprio voto a un candidato che si ritiene più affine o più vicino a quello del proprio partito. Infine c’è la questione delle triple, anzi quadruple candidature. Ci si potrà infatti candidare in un collegio uninominale e in tre proporzionali: la prima scelta sarà quella del listino bloccato. Un paracadute per i più fortunati, spiegava ieri Silvio Buzzanca su Repubblica:

Il metodo scelto appare, al di là di quanti ne beneficeranno, un sistema quasi infallibile per mettere le élite dei partiti e i loro fedeli peones al riparo dal rischio di essere “trombati”. Perché qualcuno sarà quello catapultato nel collegio sicuro e blindato. Come avveniva anche con il Mattarellum. E comunque avrà tre opzioni proporzionali da sfruttare. Magari da numero uno e quindi sarà il primo degli eletti. Infine ci sarà sempre l’ultima opzione: chi sarà eletto in più listini proporzionali bloccati opterà, lasciando libero un posto.

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Legge elettorale: un porcellum alla tedesca (Il Messaggero, 2 giugno 2017)

I fautori del “paracadute” dicono che anche in Germania ci si può candidare sia nell’uninominale che nel proporzionale. Ma quelli che non amano questa versione italica del modello tedesco ribattono che in Germania tutti i candidati, tutti, vengono scelti dagli iscritti ai partiti con norme e regole stabilite con una legge. In Italia, invece la legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, approvata dalla Camera, dorme tranquilla nei cassetti del Senato e i partiti nostrani potranno fare come meglio credono. 

Insomma, Berlino è lontana. Calderoli, meno.

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