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Le strane frequentazioni di Djokovic, fotografato al tavolo con uno dei comandanti della strage di Srebenica
neXtQuotidiano 24/09/2021
Jolovin e Djokovic al tavolo, ha fatto scalpore l’amicizia tra i due considerate le tante accuse che pendono in capo al soldato considerato tra i più violenti guerriglieri della storia serba
Novak Djokovic ne ha fatta un’altra. Tra i più forti di tutti i tempi in campo, rimarrà uno dei meno iconici fuori court. Negli anni ne ha accumulate di gaffe, dichiarazioni infelice e scene antisportive durante i match a cui ora si aggiungono anche le sue singolari frequentazioni.
Nelle ultime ore è circolata sui social una fotografia in cui il tennista era a bere un té con Milan Jolovic, già noto alle grandi cronache come “Legend”. Il commensale con cui il tennista è stato raffigurato è oggi riconosciuto come uno dei comandanti militari che hanno partecipato alla strage di Srebenica.
El tenista número uno del mundo, Novac Djokovic, está en medio de una fuerte ola de críticas tras haber sido fotografiado en días recientes junto a Milan Jolovic, ex comandante de una unidad paramilitar que participó en el genocidio de Srebrenica. pic.twitter.com/Vzvdd61NYd
— Brenda Estefan (@B_Estefan) September 23, 2021
Jolovic è stato il vertice di una delle divisioni paramilitari schierate con l’esercito della Repubblica Serba, i “Drina Wolves”, che tradotto sono i “Lupi di Drina”. Un gruppo di soldati che partecipò in prima linea al massacro dei bosniaci.
In quell’occasione persero la vita circa 8mila persone, realizzando un fatto che la Corte internazionale di giustizia definì nel 2007 un genocidio.
Le strane frequentazioni di Djokovic, fotografato al tavolo con uno dei comandanti della strage di Srebenica
I due in foto sembrano essere vecchi amici, al tavolo con una teiera davanti per parlare del più e del meno. Una compagnia che lo stesso Nole sa di non poter sfoggiare, considerato che interpellato sul tema da Al Jazeera ha dichiarato di non voler rilasciare nessun commento. Jolovic non è stato accusato in prima persona di crimini di guerra, sebbene il suo soprannome gli sia stato conferito dopo aver salvato la vita a Ratko Mladic, il generale che guidò il massacro, condannato all’ergastolo per genocidio e crimini di guerra.