Politica
Le ricevute in bianco di Roberta Lombardi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-02-14
Repubblica all’attacco della candidata M5S in Regione Lazio. Ma c’è dell’altro
Repubblica risponde all’attacco di Roberta Lombardi, che ieri ha replicato con un video all’articolo sul quotidiano che la accusava di scarsa chiarezza nelle rendicontazioni. Giovanna Vitale segnala che dopo l’articolo pubblicato dal quotidiano lunedì sono comparse le rendicontazioni della candidata grillina alla Regione Lazio, ma c’è qualcosa che non va:
Il problema tuttavia è che gli ultimi due bonifici caricati in fretta e furia sul portale www.tirendiconto.it — coi quali Lombardi ha documentato la restituzione di 2.309,63 euro di indennità parlamentare relativa al mese di ottobre e di 1.582 euro relativa a novembre — non sono validi. Non hanno cioè alcun valore né formale, né sostanziale, mancando alcuni elementi costitutivi dell’operazione bancaria. Significa, in soldoni, che potrebbero persino essere fasulli.
A differenza delle ricevute prodotte dalla candidata governatrice sino a settembre, quelle di ottobre e novembre sono infatti sprovviste di alcuni dati fondamentali. Innanzitutto non è riportato il codice identificativo del bonifico assegnato dalla banca dell’ordinante (denominato CRO, Codice di Riferimento Operazione), che consente al destinatario di verificare la corretta ricezione del pagamento presso la sua banca, composto da una serie di caratteri fino a 35. Quindi risultano in bianco sia la data di esecuzione dei due bonifici in questione, sia le date relative alla valuta, al giorno e all’ora in cui i versamenti sono stati fisicamente inseriti nel sistema. E siccome dal primo febbraio 2014, per accreditare una somma in euro, è necessario inserire nell’ordine la data di esecuzione, il fatto che sugli ultimi due non ci sia, fa dubitare che l’operazione sia andata a buon fine.
Della mancanza del CRO e della sbianchettamento della data di esecuzione del bonifico avevamo parlato anche noi ieri, segnalando però anche altro.
L’unico riferimento temporale è infatti il timestamp posto in alto nel documento dell’homebanking che reca la data 11/02/2018, ovvero domenica scorsa, proprio nel momento in cui sui giornali e in televisione stava esplodendo il caso dei rimborsi e delle restituzioni a 5 Stelle. Ed infatti Lombardi ha aggiornato la sua rendicontazione il 9 febbraio, la stessa data in cui Luigi Di Maio ha regolarizzato la sua posizione sulle restituzioni. Quasi che ci sia stato un ordine dall’alto a mettersi in regola. Repubblica prosegue:
Resta a questo punto da chiedersi: perché? Cos’hanno a che fare tali incongruenze, su cui per tutto il giorno il Pd ha invocato chiarezza, con la richiesta di accesso agli atti presentata da Lombardi al ministero dell’Economia per conoscere nel dettaglio i versamenti effettuati dal 2013 a oggi?
Ma anche qui c’è dell’altro. Nella diretta Facebook ieri Lombardi ha precisato:
Scrivono che “è strano che la cifra che io restituisco per alcuni mesi è sempre la stessa. Chiedono come sia possibile. Lo spiego molto semplicemente. Ci sono stati alcuni mesi per cui per la campagna referendaria o per una competizione amministrativa magari spendessi più della disponibilità che avevo, allora il sistema di rendicontazione di cui siamo autonomamente dotati fa sì che comunque noi ogni mese restituiamo metà dello stipendio, e quello che rimane da restituire venga sottratto pro rata alle restituzione dei mesi successivi. Quindi quando vai fuori dal plafond dei fondi disponibili allora nei mesi successivi quella differenza viene spalmata sulle restituzioni. Questo fa sì che per alcuni mesi la cifra da restituire sia sempre la stessa”. Lo ha detto la candidata del MoVimento 5 Stelle alla presidenza della regione Lazio Roberta Lombardi in una diretta Facebook.
Ci si sarebbe aspettati delle precisazioni più accurate. In primo luogo perché nel periodo contestato – da aprile a settembre 2015 – non c’era alcuna campagna referendaria in corso. Roberta Lombardi non sa di quali rendicontazioni sta parlando. E visto che doveva dimostrare che quelle dei giornali erano tutte falsità avrebbe dovuto essere più specifica. La cifra che la Lombardi ha restituito in quel periodo è di 1.629,82 ed è semplicemente pari alla differenza tra il netto percepito dai parlamentari (4.897,07 euro) e l’indennità “dimezzata” dei pentastellati (3.267,25 euro).
In quei mesi risulta che Lombardi abbia speso di più di quanto ricevuto in rimborsi forfettari dalla Camera. Ad esempio a maggio 2015 la candidata presidente del M5S ha ricevuto 7.193,11 euro ma ne ha spesi 8.247,74. Insomma a fronte della già abbastanza generosa dotazione economica passata dalla Camera (e dello stipendio netto da tremila euro al mese) la Lombardi è riuscita a spenderne circa mille in più. Peccato però che a conti fatti il “dettaglio delle spese rendicontate” ammonti a 8.169,30 euro (di qui 1.400 euro di spese di assistenza legale alla voce “consulenze”). A cosa è dovuta questa discrepanza?
Insomma a quanto pare la rendicontazione non è “al centesimo”. E non c’è solo maggio 2015, ad esempio a luglio Lombardi dichiarava di aver speso 8.784,76 euro (a fronte di 8.855,62 di rimborsi percepiti) ma dalla somma degli scontrini risulta che ne abbia spesi 8.744,91. Ora Lombardi si è giustificata dicendo che “quando vai fuori dal plafond dei fondi disponibili allora nei mesi successivi quella differenza viene spalmata sulle restituzioni. Questo fa sì che per alcuni mesi la cifra da restituire sia sempre la stessa”. Questo è un modo molto divertente per dire che un deputato a 5 Stelle può spendere di più di quanto percepisce in rimborsi dalla Camera (a quanto pare senza minimamente toccare il proprio stipendio) perché quello che spende in più verrà prelevato dai rimborsi dei mesi successivi. C’è un problema nei mesi contestati la Lombardi ha continuato a spendere di più del plafond quindi lo “spalmamento” dovrebbe essere successivo a quelle spese. Senza contare che riuscire a spendere più di ottomila euro al mese è davvero un’impresa epica, anche se c’erano le amministrative (e curiosamente durante l’accesa campagna per il referendum del dicembre 2016 la Lombardi ha restituito molto di più).