Opinioni
Le minacce per le false foto degli stupratori di Rimini
di dipocheparole
Pubblicato il 2017-09-02
Insulti, commenti forcaioli, minacce di morte. E tutto per una foto a corredo della più classica delle fake news. È il “Corriere Romagna” – riportato dall’agenzia di stampa AGI – a dar voce a Aymen Soltani, tunisino, la cui immagine – insieme a quella di altri tre compagni di sventura – sta facendo da alcun giorni […]
Insulti, commenti forcaioli, minacce di morte. E tutto per una foto a corredo della più classica delle fake news. È il “Corriere Romagna” – riportato dall’agenzia di stampa AGI – a dar voce a Aymen Soltani, tunisino, la cui immagine – insieme a quella di altri tre compagni di sventura – sta facendo da alcun giorni il giro del web. “Sono i quattro stupratori” della ragazza polacca e della trans peruviana a Rimini, è il passaparola dei social. Qui abbiamo ricostruito la vicenda della foto e come è entrata in circolo su Facebook; tutti ignorano il chiarimento tempestivamente postato da “Rimini Today”: la foto, vecchia di un anno e mezzo, ritrae in realtà quattro persone arrestate per una storia di spaccio.
“È la peggiore situazione della mia vita. Ho paura , ricevo minacce di morte – racconta Soltani -, ma il peggio è che non si capisce come questa storia possa finire”. Lui se ne stava tranquillo a casa (è ai domiciliari) quando ha ricevuto la prima telefonata del fratello che vive a Modena. “‘Sei un pezzo di m..’, mi ha urlato dall’altro capo del filo, sembrava impazzito e io non capivo. Ma la falsa foto circola in tutto il mondo: mia madre vive a Tunisi, quando l’ha vista si è sentita male ed e’ finita in ospedale”. Soltani ormai vive chiuso in casa con la moglie (“non esce neanche per fare la spesa”), confortato solo dall’affetto dei vicini (“i primi a capire la situazione: sanno tutti che sono una brava persona, anche se ho fatto un errore per il quale sto pagando, e che non farei male a una mosca”). Ma la sua vera preoccupazione e’ un’altra: “Pochi leggono i giornali, tutti guardano Facebook, nella rete restera’ sempre qualcosa. E chi correggerà questa informazione sbagliata in lingua araba?”. Delle altre tre vittime della ennesima bufala on line, due sono ancora in carcere. Al quarto uomo, la figlia – che vive con la madre – ha mandato un sms: “Non sei più mio padre”.