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Le dimissioni minacciate da Marco Minniti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-08-08

Ieri il ministro dell’Interno era assente al CDM. Poi è arrivato il sostegno di Mattarella e Gentiloni. Contro di lui Orlando e Delrio: prima del Codice sulle ONG vengono le regole del diritto internazionale che impongono il soccorso in mare

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Ieri Marco Minniti non ha partecipato al Consiglio dei Ministri. La sua assenza è stata annunciata come un segno di dissenso politico, anche se pure altri ministri come Franceschini e Padoan erano assenti per impegni pregressi. Subito dopo un messaggio di Mattarella ribadiva il suo ok al piano per le ONG e Gentiloni gli riconfermava la sua fiducia. Il motivo di questi segnali dai palazzi era uno: il ministro dell’Interno aveva offerto le sue dimissioni al presidente del Consiglio.

Le dimissioni rientrate di Marco Minniti

A guidare il dissenso contro il ministro dell’Interno sono Andrea Orlando, ministro della Giustizia, e Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture da cui dipende però la Guardia Costiera, attivamente inserita nel piano Minniti sulle ONG. A quel punto Minniti ha chiamato Gentiloni: «Se ci sono dubbi sul mio operato ne prenderò atto. E a quel punto dovrò trarne le dovute conseguenze». Repubblica spiega i motivi del dissenso a partire dal codice sulle ONG:

Un regolamento che porta la firma di Minniti, fortemente convinto della bontà di una norma la cui automatica applicazione è messa in dubbio in questi giorni da pezzi importanti del governo. Così è accaduto sabato notte, quando una nave di Medici senza frontiere (ong critica verso il codice che non ha sottoscritto) ha effettuato un’operazione di soccorso coordinandosi con la nostra Guardia Costiera che ha poi preso in carico i migranti salvati.

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Il codice per le ONG (Corriere della Sera, 8 agosto 2017)

Così nascono i dissidi con il ministro dei trasporti Graziano Delrio (da cui la Guardia costiera dipende) al fianco del quale si di è fatto è schierato anche il Guardasigilli Andrea Orlando. «Non può passare il concetto che il codice possa essere scavalcato così: cosa diciamo alle ong che l’hanno firmato?», tiene il punto Minniti al telefono con Gentiloni. Il titolare del Viminale è furioso. «In questi giorni ho sentito dire che voglio portare la polizia armata a bordo delle navi delle Ong. Ma si tratta di polizia giudiziaria ed è la magistratura che ne dispone l’invio quando lo ritiene opportuno», ha spiegato a più di un interlocutore il titolare del Viminale.

Graziano Delrio e la nave più vicina

Ma le tensioni non si chiudono con l’intervento di Mattarella. “Non sono contro il codice Minniti, ma se bisogna salvare vite serve la nave più vicina”, dice il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, in un’intervista a Repubblica oggi in edicola. Secondo Delrio il codice di autoregolamentazione per le navi delle ong che soccorrono i migranti va bene – spiega il quotidiano -, ma vengono prima le regole del diritto internazionale che impongono il soccorso in mare, anche se a effettuarlo sono imbarcazioni di organizzazioni che non hanno sottoscritto l’accordo con il governo. Per Delrio – continua Repubblica online – la priorità va comunque data alla salvezza delle vite umane. E non sono giustificati gli attacchi alla Guardia costiera, che compie soltanto il proprio dovere e ha la responsabilità di valutare quando effettuare i trasbordi. Il ministro – riporta ancora il quotidiano – ribatte duramente anche alle accuse che gli sono rivolte da destra, replicando che si tratta di posizioni razziste e fasciste.
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Nel governo, Minniti sostiene la linea dura chiedendo di negare l’accesso ai porti italiani per chi non ha firmato, pur nel rispetto delle norme internazionali del soccorso in mare. Sul fronte opposto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che ha invitato a non dimenticare gli aspetti umanitari, sostenendo che la Guardia costiera è tenuta a mettere al primo posto il soccorso in mare. Al suo fianco si è schierato anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Un errore far passare il messaggio che siano quasi una promanazione degli scafisti – dice il guardasigilli – anche se qualcuno si è macchiato di qualche azione non esemplare, in questi anni hanno svolto un ruolo importantissimo salvando migliaia di vite”. Resta dunque tutto da chiarire l’ambito d’azione delle associazioni che non hanno firmato il codice anche se una delle più importanti come Medici Senza Frontiere ha confermato che continuerà “a lavorare nel rispetto delle leggi e a collaborare con la Guardia costiera come abbiamo sempre fatto”. Ieri la nave “Vox Prudence” dopo aver trasferito sulle motovedette 127 migranti salvati nelle acque internazionali, ha fatto uno scalo tecnico nel porto di Catania. Pur rifiutando il codice, Msf si adatterà alle nuove regole ®consapevoli che non saremo i primi ad essere chiamati per i soccorsi come accadeva prima”.

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