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L’arsenale da guerra con esplosivi ritrovato a Reggio Calabria

neXtQuotidiano 12/12/2019

Una bomba a mano, 2kg di tritolo, 1 kg di plastico, 1 kg di polvere da sparo e diverse divise appartenenti al corpo dei vigili del fuoco ritrovati in un casolare di proprietà di Domenico Gattuso, già condannato per favoreggiamento della ‘ndrangheta

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È stato sorpreso con un arsenale da guerra, per questo motivo, i Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno arrestato Domenico Gattuso, 47enne, reggino, già condannato per favoreggiamento per aver favorito la latitanza di un noto esponente della ndrangheta. In particolare, i Carabinieri, durante un controllo nelle zone rurali del capoluogo reggino, hanno deciso di perquisire un casolare di Rosario Valanidi (RC), trovando una pistola con matricola punzonata, una doppietta con canne e calcio tagliati, due fucili a pompa con segni distintivi abrasi, una mitraglietta di fabbricazione artigianale cal.9, un fucile semiautomatico cal.12 con matricola punzonata, un fucile senza marca calibro 32, oltre 3.500 cartucce di vario calibro.

L’arsenale da guerra con esplosivi ritrovato a Reggio Calabria

Ma è all’interno di alcuni contenitori di plastica, a sembianza di innocui bidoni e tubazioni che i militari dell’Arma di Reggio e gli specialisti dei Cacciatori di Calabria hanno effettuato il ritrovamento più eclatante: una bomba a mano, 2kg di tritolo, 1 kg di plastico, 1 kg di polvere da sparo e diverse divise appartenenti al corpo dei vigili del fuoco. Secondo gli esperti dei Carabinieri l’esplosivo, ad alto potenziale, per tipologia e quantitativo, è idoneo a distruggere un intero palazzo, potendo causare danni ingenti alle abitazioni circostanti. Il tritolo e il plastico ritrovato, infatti, sono esplosivi di tipo militare, non reperibili in commercio, mentre la bomba a mano ritrovata dai militari dell’Arma proviene dall’ex Jugoslavia.

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La Polizia di Stato ha effettuato decine di arresti e sequestrato diversi milioni di euro nel corso di un’operazione contro alcune cosche della ndrangheta, crotonesi e reggine, che oltre ad operare nel territorio di origine, avevano una presenza significativa in Umbria. Gli arresti sono stati eseguiti dal Servizio centrale operativo e le Squadre Mobili di Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria, sotto la direzione delle Procure distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria.

La ‘ndrangheta in Umbria

L’inchiesta dello Sco della Polizia con le squadre mobili di Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria, coordinate dalle Dda di Catanzaro e Reggio, riguarda diversi presunti appartenenti alle cosche Trapasso, Mannolo e Zofreo di San Leonardo di Cutro e i Commisso di Siderno. Dagli accertamenti e dalle intercettazioni è emerso che le famiglie di ‘ndrangheta non solo continuavano ad operare nei territori storicamente controllati ma erano riuscite ad infiltrare il tessuto economico umbro.

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