L’appello per la grazia di Mattarella a Nicoletta Dosio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-02

Paolo Flores D’Arcais oggi rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano per lanciare un appello al Presidente della Repubblica per la grazia a Nicoletta Dosio, la “pasionaria” No Tav finita in carcere a Torino

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Paolo Flores D’Arcais oggi rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano per lanciare un appello al Presidente della Repubblica per la grazia a Nicoletta Dosio, la “pasionaria” No Tav finita in carcere a Torino:

Nicoletta Dosio avrebbe potuto evitare il carcere chiedendo misure alternative, previste per chi ha una condanna di un anno per fatti simili e per chi ha la sua età, ma le ha rifiutate. Una scelta che lei stessa rivendica.
Nicoletta Dosio ha coraggiosamente rivendicato il suo gesto come atto di disobbedienza civile. Non ha compiuto nessun gesto violento. Ha contribuito a far perdere 700 euro di profitti a società che ne hanno decine di centinaia di migliaia di volte di più. Lei ha rifiutato le misure alternative per sottolineare la validità civile del suo gesto. L’articolo 131 bis sulla particolare tenuità dei fatti doveva essere applicato.

Una modifica successiva lo rendeva meno utilizzabile in occasione delle manifestazioni sportive (legate ai disordini da stadio, ndr), ribadendo implicitamente la sua validità nei casi di manifestazioni sindacali e politiche. Quanto c’è di più tenue che un irrisorio mancato profitto per società autostradali al centro delle cronache un giorno sì e l’altro pure?

nicoletta dosio 1

E se Dosio rifiutasse anche la grazia?
Sarà una sua scelta. La cosa importante è che sopraggiunga al più presto una decisione del presidente della Repubblica che metta fine a una situazione indecente per la giustizia italiana, anche “vista dalla spazio”.

Dopola sentenza definitiva, Dosio si è rifiutata di chiedere al Tribunale di Sorveglianza misure alternative come l’affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari: “Da parte mia chiedere le misure alternative vuole dire chiedere scusa e adeguarsi al verdetto”, spiegava l’11 novembre. La procura generale, retta da Francesco Saluzzo, non ha chiesto i domiciliari per un precedente del 2015, quando aveva violato alcune misure cautelari per non tramutare la sua casa in una prigione e per non sottostare alla “repressione”: rimediò una condanna in primo grado a otto mesi, però nel frattempo aveva dato alcuni grattacapi ai magistrati del Palazzo di giustizia. Come sappiamo, per prassi (anche se ci sono state eccezioni) di solito è il condannato a chiedere la grazia a Mattarella e sempre solitamente la grazia precede l’ammissione di colpa e la richiesta di perdono. Difficile che la Dosio lo faccia.

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