Economia
La vergogna dell'Atac è irriformabile
Alessandro D'Amato 24/07/2015
Marino annuncia l’ennesima ricapitalizzazione e la sostituzione di manager e consiglieri d’amministrazioni. Come se questo servisse qualcosa in un’azienda ormai irrecuperabile. La verità è che la vergogna quotidiana dell’Atac è irriformabile e l’azienda pubblica dei trasporti di Roma è senza speranza
Andreotti diceva che in Italia ci sono due tipi di matti: quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono risanare le Ferrovie di Stato. Potremmo facilmente aggiungerne una terza per farci rientrare chi, come il sindaco Ignazio Marino, dice di voler mettere a posto l’azienda pubblica di trasporti romana, ovvero quell’Atac simbolo dell’inefficienza persino nelle canzoni. Nella conferenza stampa convocata oggi in Campidoglio Marino ha detto che intende azzerare il consiglio di amministrazione e ricapitalizzare insieme alla Regione Lazio con 200 milioni l’azienda ormai sull’orlo del fallimento. In più, intende trovare un partner privato. Tutte scelte buone, ma che arrivano troppo tardi o rischiano di non cambiare alcunché in una situazione ormai incancrenita.
LA VERGOGNA DELL’ATAC È IRRIFORMABILE
Il report del 30 aprile 2015 dice che Atac ha un -10% di ricavi rispetto al budget per i biglietti, -12% per i parcometri, -12,4% per le sanzioni della sosta tariffata: ad oggi non si sa se il rosso di bilancio sarà di 150 o di 250 milioni. Per il 2015 la perdita è già arrivata a 60 milioni di euro. Il servizio è peggiorato, e questo sembra incredibile visto che sembrava si fosse toccato il fondo negli anni precedenti. Invece, con la vergognosa vicenda dello sciopero bianco per il contratto di servizio che “costringe” a lavorare di più – nel 2014 i conducenti hanno lavorato per 736 ore, mentre i macchinisti di Napoli sono arrivati a 850 e i milanesi a 1200 – la situazione è diventata insostenibile per gli utenti. Le scene che vengono postate sui social network, dalla metro con le porte aperte ai tentativi di linciaggio di autisti che si sentono male sono lo specchio di una realtà che fa immergere nel ridicolo una città come Roma, i suoi abitanti e i turisti che arrivano a milioni per visitarne le bellezze e poi si trovano a dover passare gran parte del loro tempo in attesa alle fermate degli autobus. Oggi Marino dice che caccerà tutti i dirigenti e i manager responsabili dello sfascio. La verità è che i manager possono essere rimossi molto più facilmente dei dipendenti, anche di quelli che hanno animato lo sciopero bianco di questo mese che ha mandato su tutte le furie gli utenti. Sono sicuramente responsabili, ma oggi sono anche il bersaglio più facile in attesa che il Comune prenda provvedimenti nei confronti di chi i disagi li ha provocati. Possibilmente, senza far finire la storia a tarallucci e vino come per i vigili a Capodanno o con la beffa di vedere poi qualcuno che, licenziato, si trovi poi a vincere in tribunale e vedersi reintegrato, come è già accaduto in tante occasioni.
E i buchi di bilancio hanno attirato l’attenzione di MEF e Corte dei Conti:
Già nella precedente relazione sui bilanci del Comune di Roma, datata 16 gennaio 2014, gli ispettori del Mef avevano dedicato un capitolo sulle società partecipate: «La situazione di Atac appare particolarmente allarmante, considerati i costanti risultati negativi e l’assenza di concreti riscontri alle azioni di razionalizzazione e contenimento della spesa». La lista degli «acquisti folli» è contenuta nella sintesi finanziare per direzioni, relativa al 2009. Dalle casse di Atac sono usciti 740.351.965 euro (esclusa l’iva) solo per le forniture. Sono stati spesi 9 milioni 100 mila euro per installare l’aria condizionata in 38 tram.
Altri 52 milioni per il condizionamento dei convogli della metro B e della ferrovia Roma-Lido. Mentre per il sistema gps di localizzazione dei bus sono serviti 8.440.000 euro. Oltre 22 milioni è il costo «spropositato» per 100 autobus elettrici a 8 posti. Per non parlare poi del capitolo manutenzione straordinaria. Nel 2009 per gli interventi sui tram sono stati spesi 22 milioni, altri 28 milioni per i bus, ulteriori 20 per i treni della metro.
E anche chi in Atac ha tentato di cambiare qualcosa ha fatto una brutta fine:
Eppure, dai documenti contabili di Ogr e dalle lettere che Sebastiani scrive ai suoi referenti in Comune, si scopre che di risparmi da fare ce ne sarebbero moltissimi: Met.Ro paga, per esempio, 20,79 euro una “valvola unidirezionale cilindro porte MB” che Ogr riesce a comprare a 5,22, una differenza del 400 per cento. Eppure, con i suoi volumi d’acquisto, dovrebbe essere Met.Ro. a pagare meno, non Ogr. Tra l’altro le aziende da cui il sistema Atac compra sono sempre le stesse che, visti i differenziali di prezzo con i concorrenti, realizzano profitti consistenti. A spese dei contribuenti romani.
Sebastiani osserva nelle sue relazioni un’altra cosa curiosa: la manutenzione è sempre straordinaria, quindi fatta più in fretta e, dunque, con ricorso a ditte esterne che si fanno pagare a caro prezzo il disturbo. Le gare d’appalto sono pochissime, perché i lavori vengono frazionati in piccoli lotti che non rendono obbligatorio il ricorso alla concorrenza. Ogr sarebbe pronta a sistemare l’impianto di condizionamento delle Frecce del Mare (i treni che vanno dalla città al litorale) a 340mila euro a convoglio, ma alla fine se ne occupa direttamente Met.Ro. per 900mila euro per ogni treno. Nel febbraio 2008, un po’ scoraggiato, Sebastiani scrive ancora a Veltroni (che sta lasciando il Comune per fare il segretario del Pd): “Le attività di Ogr Roma continuano a essere osteggiate in tutti i modi possibili”.
PRIVATIZZARE? COSA?
In una situazione così ridicola il sindaco Marino vorrebbe cercare (oggi…) un partner privato per far funzionare l’azienda mantenendo però il controllo pubblico. Non rimane che fargli gli auguri, visto che ne ha davvero bisogno: chi avrebbe il coraggio di entrare come partner di minoranza in cui gli sprechi sono all’ordine del giorno e non ci sarebbe possibilità di decidere ristrutturazioni o tagli. E la strada pare piena di difficoltà anche in Consiglio comunale: «Inquietante, invece, l’apertura ai privati. Appena insediati avevamo denunciato l’esistenza di un piano di privatizzazione che pesava sul futuro di Atac. Ora il piano è in corso e non possiamo, non dobbiamo permettere che prevalga. Rimaniamo fermamente convinti che Atac abbia in sè le risorse per superare la situazione di indebitamento e rimanere interamente pubblica fino al 2019 così come indicato nelle linee di indirizzo votate dall’Assemblea capitolina pochi giorni fa. Già da tempo avevamo segnalato la necessità di avviare il cambio del Cda e del management dell’azienda, ora ci troviamo di fronte al solito aut aut”, dichiara in una nota Gianluca Peciola di SEL, che fino a prova contraria appoggia ancora il sindaco in Giunta. La verità è che la vergogna quotidiana dell’Atac è irriformabile e l’azienda pubblica dei trasporti di Roma è senza speranza. Sarebbe meglio che le istituzioni ne prendessero atto e agissero di conseguenza.