La vera storia della vendita di Radio Padania a un calabrese

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-19

La battuta è buona per farci un titolo, ma in realtà sono state vendute le frequenze nazionali e molti impianti. Con un metodo piuttosto curioso. Per necessità inconfessabili. Ma tanto Salvini pensa solo a Internet

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In effetti fa abbastanza sorridere la versione semplificata della storia di «Radio Padania venduta a un calabrese», ovvero Lorenzo Suraci, proprietario di RTL 102.5, Radio LatteMiele e Radio Zeta. In realtà però le cose non sono andate esattamente così. La fonte della notizia, ovvero Andrea Secchi per Italia oggi, spiega invece piuttosto bene che non è stata venduta l’emittente Radio Padania, bensì le sue frequenze e parte degli impianti attraverso la concessione di radio comunitaria nazionale.

La vera storia della vendita di Radio Padania a un calabrese

Nel frattempo Radio Padania ha acquisito una concessione radiofonica locale e il diritto di continuare a trasmettere nelle zone più importanti del Nord Italia. Per l’acquisto è stata corrisposta la somma di 2,1 milioni di euro. Radio Padania continuerà così a trasmettere, ma senza l’intervento finanziario della Lega che si era reso necessario dopo che alla radio era stato imposto lo stop del metodo di finanziamento che ha sempre utilizzato: quello di rivendere le frequenze occupate grazie a una norma per le radio comunitarie introdotta nella finanziaria del 2011 da un emendamento del leghista Davide Caparini e quello di percepire il finanziamento pubblico. La storia della vendita ha seguito vie tortuose. Le parti hanno infatti convenuto su una scrittura privata la vendita delle frequenze a Radio Mobilificio di Cantù, che possiede Radio Z e l’acquisizione di una frequenza locale da parte di Radio Padania. A questo punto, racconta Italia Oggi, è intervenuto il ministero:

Ma il 27 giugno la direzione generale competente per il ministero nega la voltura della concessione e degli impianti aperti con le prerogative di radio comunitaria (tutti quelli del pacchetto). A questo punto, i rappresentanti delle due parti si ritrovano dal notaio il 5 agosto: Radio Padania Libera e Radio Mobilifi cio di Cantù risolvono la scrittura privata precedente e tutto ritorna ai legittimi proprietari, soldi e frequenze. Nella nuova scrittura però, si vende di nuovo e appare anche un terzo soggetto, l’Associazione Culturale Radiofonica Comunitaria, creata un giorno prima, il 4 agosto, stessa sede di Radio Mobilificio di Cantù a Bergamo e rappresentata da Suraci. La cessione così ha di nuovo luogo: stessi impianti e stessi soldi.

Radio Padania aveva coperto le perdite del 2014 e 2015 lo scorso anno. Ora potrà proseguire con un business plan molto ridotto e basato su introiti pubblicitari e donazioni.

La strategia di Salvini e Radio Padania

E adesso? La Lega sostiene che ‘idea alla base dell’operazione, che va avanti da tempo – viene spiegato -, è quella di “ridimensionare” la radio e farla diventare una “emittente locale priva di contributi pubblici e di partito”. Fonti leghiste riportate dall’agenzia AGI hanno però smentito che la vendita possa fruttare 2,1 milioni di euro come sostenuto da Italia Oggi, ma riferiscono di somme “decisamente inferiori”. Forse perché contano anche l’acquisto della frequenza locale incluso nel contratto. L’impero mediatico costruito da Bossi ha cominciato a capitolare nel luglio del 2014 con la chiusura di Telepadania e successivamente nell’autunno del 2015 con quella dello storico quotidiano La Padania (nelle edicole dal 1998). Salvini, che ha iniziato il suo percorso in Lega proprio dai microfoni di Radio Padania Libera nel 1999 (ne è stato direttore per decenni), ha accelerato il progressivo processo di uscita del Movimento dai media tradizionali. Da tempo punta sulla comunicazione social e per questo ha affidato a un team di professionisti la gestione dei suoi profili facebook e twitter, oltre che delle pagine ufficiali del Movimento. Risale a prima dell’estate, infine, il lancio di una nuova testata on line, Il populista, vicina alla Lega. Insomma, il Capitano pensa più a internet che al resto. E pazienza se ci va di mezzo la storia della Lega.

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