Vanessa Zappalà, la ragazza di 26 anni uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato ad Aci Trezza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-23

Quest’anno è la vittima numero 40 di questa piaga silenziosa. La donna aveva denunciato l’ex per stalking, ma non le è bastato a salvarlsi la vita

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Un altro femminicidio. Un numero in più di questa strage silenziosa e quotidiana. Vittima una giovane donna di 26 anni, uccisa la scorsa notte ad Aci Trezza, frazione marinara di Aci Castello, nel catanese, con diversi colpi di pistola mentre passeggiava sul lungomare nei pressi del porticciolo. A sparare, secondo le prime testimonianze raccolte dagli investigatori, sarebbe stato l’ex fidanzato, ricercato dai carabinieri che indagano sulla vicenda. Pare che la vittima avesse già in passato denunciato l’ex per stalking. Anche un’altra ragazza che faceva parte della comitiva sarebbe rimasta ferita, raggiunta di striscio da un colpo alla schiena.

Femminicidio ad Acitrezza, uccisa 26enne, ricercato ex fidanzato

Il femminicidio si è consumato intorno alle tre di notte ad Aci Trezza, nel luogo in cui Verga ha ambientato i suoi “Malavoglia”. Vanessa Zappalà si trovava in compagnia di alcuni amici quando l’ex fidanzato l’ha raggiunta con la scusa di un chiarimento, prima di tirare fuori l’arma e sparare diversi colpi, uccidendola sul colpo. Nella sparatoria è rimasta ferita di striscio anche un’amica della vittima. Il comando provinciale di Catania ha avviato le indagini. L’uomo, che risulta attualmente ricercato, era già stato denunciato dalla donna per stalking, che aveva chiesto e ottenuto per lui gli arresti domiciliari, ma ciò non è bastato per salvarle la vita.

Uil Sicilia: “Non chiamatelo raptus, non chiamatelo amore”

Vanessa Zappalà è la quarantesima vittima di femminicidio in Italia, la terza nel giro di 24 ore, considerando anche il duplice omicidio di Carpiano, dove ieri un 70enne ha ammazzato moglie e figlia 15enne prima di togliersi la vita. Una notizia che ha sconvolto nel profondo la comunità catanese. “Non chiamatelo amore. Non chiamatelo raptus. E’ solo altro sangue sulle mani di uomini che odiano le donne” scrivono Uil Sicilia e Uil Catania in un comunicato congiunto. “Con strazio e rabbia apprendiamo questa notizia che allunga in provincia di Catania e in Sicilia una lista tragica, lunghissima, inquietante. Mai come oggi attuale, uno striscione su via Sangiuliano dalla nostra sede provinciale invita a non chiamare amore né raptus il femminicidio. Nessuna giustificazione è tollerabile, nessuna pena può bastare. È tempo che nelle scuole diventi obbligatoria per tutti l’ora di educazione al rispetto della vita. Se volete, vi proponiamo di tenere queste lezioni seduti attorno alla panchina rossa che abbiamo inaugurato due anni fa nel cortile della Uil di Catania e sulla quale è incisa questa frase di Isaac Asimov: la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. Oggi, Isaac Asimov avrebbe pianto con noi”.

 

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