La povertà assoluta in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-12

La povertà assoluta in Italia interessa il 5,7% della popolazione ed è sostanzialmente stabile anche sul territorio

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Sono 4,1 milioni le famiglie italiane in condizioni di disagio: dopo due anni di aumento nel 2014 il numero dei poveri ha smesso di crescere, ma resta l’emergenza. La povertà assoluta in Italia interessa il 5,7% della popolazione ed è sostanzialmente stabile anche sul territorio. Al Nord si attesta al 4,2% al Centro al 4,8% e al Sud arriva all’8,6%. In questa infografica della Stampa si nota che la divisione per composizione familiare interessa il 4,3% delle famiglie di soli italiani, il 12,9% delle famiglie miste e il 23,4% (in calo) delle famiglie di soli stranieri. A migliorare la situazione oggi sono le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione, mentre l’incidenza della povertà è più ampio tra chi non ha titoli di studio o ha la licenza elementare.
povertà assoluta
La Stampa racconta che il governo sta mettendo a punto un piano di aiuti:

La proposta più organica è però quella messa in cantiere dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che da tempo sta lavorando ad un vero e proprio «Piano nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale» che fa perno su una nuova misura, il Reddito di inclusione attiva (Ria), un intervento di carattere universale che condiziona il sostegno economico all’adesione dei beneficiari ad un progetto personalizzato di attivazione (ricerca di una occupazione, corsi di formazione, ecc.) un po’ come avviene per i nuovi sussidi di disoccupazione. In pratica si tratterebbe di rendere permanente ed estendere a tutto il territorio nazionale gli interventi sperimentati fino ad oggi nelle 12 principali città italiane attraverso il Sia, il Sostegno per inclusione attiva (da 231 a 404 euro di contributo mensile a famiglia).
Complessivamente, a regime, anche un intervento del genere avrebbe un costo considerevole, nell’ordine dei 7-8 miliardi. Ma se all’inizio lo si limitasse alle famiglie più povere, quelle collocate sotto al 50% della soglia di povertà, di miliardi ne basterebbero 1,5. «La nostra è una proposta aperta, che interviene a 360 gradi sul tema», spiega il direttore generale per l’Inclusione e le politiche sociali del ministero del Lavoro, Raffaele Tangorra. Ed è «modulabile in base alle risorse: il Ria si può “filtrare” sia tenendo conto della dimensione del nucleo famigliare, come dei non autosufficienti a carico, o magari privilegiando le madri sole».

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