La Paita perde e dà la colpa a Pastorino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-01

Il capolavoro dell’assurdo della candidata PD sconfitta alle regionali: “Mi assumo le mie responsabilità ma è colpa di Pastorino”. In realtà, la Paita dovrebbe avere ben presente che se qualcuno degli elettori di Pastorino avesse voluto votare per la Paita, avrebbe votato per la Paita. E che probabilmente è colpa della Paita se Pastorino non è riuscito a vincere

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“La sconfitta era nelle cose a causa della decisione della sinistra Pastorino (ex Pd ndr) ha fatto un capolavoro politico ed ha regalato la Regione ad un uomo di Berlusconi. E’ stata un’operazione cinica per far vincere la destra. Io mi assumo le mie responsabilità ma il dato eclatante è che senza l’operazione di Pastorino avremmo vinto senza problemi”: quando le cose vanno male, dice la Legge di Murphy, bisogna sempre trovare qualcuno a cui dare la colpa. Raffaella Paita decide di prendersela con Luca Pastorino e con la sinistra radicale per la sconfitta più eclatante di queste regionali.
 
LA PAITA PERDE E DICE CHE E’ COLPA DI PASTORINO

In realtà, la Paita dovrebbe avere ben presente che se qualcuno degli elettori di Pastorino avesse voluto votare per la Paita, avrebbe votato per la Paita. E che probabilmente è colpa della Paita se Pastorino non è riuscito a vincere. Quando restano da scrutinare 71 seggi liguri su 1790, è matematicamente certa la vittoria di Giovanni Toti, sostenuto da Lega, Fi, Fdi, Area popolare. Toti con il 34,66% dei voti strappa la regione al centrosinistra. Al secondo posto Raffaella Paita, sostenuta dal Pd, con il 27,9%. Terza Alice Salvatore, sostenuta dal Movimento 5 Stelle, con il 24,79%. Quarto Luca Pastorino, sostenuto da Rete a sinisra, con il 9,21%. Il primo partito e’ il Pd con il 25,57% dei voti. Seguono M5S 22,23%, Lega 20,32%, Fi 12,77%, Rete a sinistra 4,05%, Fdi 3,1%. Giovanni Toti riporta il centrodestra alla guida della Regione Liguria dopo una parentesi di dieci anni. Toscano, nato a Viareggio il 7 settembre 1968, in campagna elettorale ha spesso dovuto rintuzzare le critiche di non essere ligure ma risiede dal 2001 a Bocca di Magra (frazione di Ameglia in provincia di Spezia). E alla candidata del Pd, Raffaella Paita, che annunciava i suoi programmi ha sempre risposto dicendo: “Avete avuto 10 anni per farlo e nulla è avvenuto”. Figlio di un albergatore si laurea in scienze politiche in Statale a Milano. Giornalista professionista dal 1999, diventa caposervizio e poi caporedattore a Mediaset. Nel 2006 passa a Videonews. Per due anni è vicedirettore della comunicazione di Mediaset. Nel 2010 diventa direttore di Studio Aperto e poi del Tg4. In vista delle europee del 25 maggio 2014, giorno in cui si è dimesso da ogni incarico lavorativo da Mediaset, diventa consigliere politico del presidente. Nel suo ultimo incontro con la stampa a Genova il Cavaliere ha confessato che per lui è stato un sacrificio cedere il suo consigliere politico per la corsa alla presidenza della regione Liguria. Lo scorso anno Toti si è candidato per Forza Italia alle elezioni europee nella circoscrizione Italia Nord- Occidentale, ottenendo più di 148 mila preferenze e diventando così europarlamentare. Oggi viene eletto presidente aggregando, sola Regione in Italia, tutto il centrodestra dalla Lega, ai centristi di Area Popolare ai Fratelli d’Italia.
 
E ADESSO COSA SUCCEDE?

In realtà la Liguria diventa oggi un laboratorio politico d’eccezione. Perché se è vero che Toti ha vinto, è anche vero che il candidato di Forza Italia non ha raggiunto il numero di voti necessario per governare. E adesso dovrà rivolgersi o al Partito Democratico o al MoVimento 5 Stelle per riuscire a trovare la sua maggioranza. Ma la Lega di Rixi ieri ha già detto no all’alleanza con il Pd. Se alla fine questa si concretizzasse, in Liguria governerebbe un asse politico che va da Salvini al PD. Altrimenti i grillini dovrebbero fare un’eccezione abbastanza rumorosa alla loro strategia senza alleanza: piuttosto improbabile.

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