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La Onlus con undici percettori di reddito di cittadinanza

neXtQuotidiano 16/12/2019

L’amministratore, in base a quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe distribuito l’avanzo di gestione dei soldi pubblici versati dall’Asp sotto forma di rimborsi spese ai propri soci. Undici di loro percepivano anche il reddito di cittadinanza

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Nel corso di un accertamento fiscale la Guardia di Finanza hanno contestato al titolare di una Onlus di Partinico (Pa) nel settore dei servizi delle ambulanze il mancato versamento Irpef di 75 mila euro. L’amministratore, in base a quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe distribuito l’avanzo di gestione dei soldi pubblici versati dall’Asp sotto forma di rimborsi spese ai propri soci. Undici di loro percepivano anche il reddito di cittadinanza.

La Onlus con undici percettori di reddito di cittadinanza

I militari hanno trovato tra le carte dell’associazione centinaia di autocertificazioni sottoscritte dai volontari, con le quali questi richiedevano il rimborso delle spese sostenute nel corso del servizio. Una pratica che non trova riscontro nello Statuto. Tra l’altro la normativa prevede che l’avanzo di gestione dell’ente no profit venga reimpiegato nell’esercizio successivo e non può essere utilizzato per pagare somme di denaro ai soci. Per i volontari che percepivano il reddito di cittadinanza il sussidio verrà rimodulato o revocato da parte dell’INPS. In particolare, le Fiamme Gialle hanno trovato durante l’accesso “centinaia di autocertificazioni sottoscritte dai volontari, attraverso le quali i medesimi richiedevano il rimborso delle spese sostenute nel corso del servizio, senza l’indicazione però delle tipologie di spesa effettuate e del relativo giorno in cui le stesse sarebbero state sostenute”. “Da un raffronto tra le autocertificazioni e alcuni prospetti rinvenuti in fase di accesso e riportanti i giorni di presenza dei soci volontari, è stato constatato che alcuni di questi percepivano la massima somma spettante nel mese – un massimo di 10 euro al giorno per una somma complessiva non superiore a 150 euro mensili – pur avendo prestato la propria opera volontaria per meno di dieci giorni. In alcuni casi sono stati addirittura rilevati rimborsi spese nei confronti di ”volontari” senza che risultasse traccia della loro presenza spiegano gli inquirenti – Inoltre nello Statuto non è stata espressamente prevista la tipologia di spesa per la quale può essere richiesta la restituzione monetaria”.

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