La lettera per Renzi in arrivo da Bruxelles

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-25

Monito europeo sul debito di Italia, Finlandia e Romania. Ultimo appello prima della procedura di infrazione che la Commissione Europea potrebbe aprire. Il deficit eccessivo sarà anche al centro dell’incontro di domani tra il premier e Jean Claude Juncker a Roma

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«Il messaggio sarà “attenti, fate qualcosa perché rischiate il non rispetto degli impegni di bilancio presi”», rivela una fonte che segue il dossier. Anche l’Italia? «E’ una scommessa sicura, visti i numeri del debito e la dinamica della spesa»: Marco Zatterin sulla Stampa oggi anticipa l’invio di un avvertimento anche per Roma da parte della Commissione Europea, l’ultimo prima di maggio, quando Bruxelles deciderà se aprire o meno una procedura d’infrazione per deficit eccessivo.

Vuole così il codice del «semestre europeo», il meccanismo che gli Stati Ue si sono dati per coordinare le loro politiche fiscali ed economiche. Ieri la Commissione Ue ha discusso i «Country Report» concordati da Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vicepresidente dell’esecutivo e responsabile per l’Economia. I testi di queste «pagelle» saranno diffusi domani, ha annunciato l’ex premier lettone.
L’otto marzo, sarà invece la volta delle decisioni sul contesto macroeconomico. All’Italia dovrebbe essere attribuita una patente di «squilibrio eccessivo», ma non ci sarà una richiesta di correttivi, né una decisione di infrazione. Siamo al livello tre su quattro, il secondo più grave. Vuol dire trovarsi sotto osservazione senza conseguenze, oggetto d’un esercizio di pressione più che di condanna.

 

La lettera per Renzi in arrivo da Bruxelles

Il deficit eccessivo sarà anche al centro dell’incontro di domani tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker a Roma. Uno dei punti deboli restano le banche, su cui Bruxelles non intende cambiare le regole, pur riconoscendo che il sistema per la gestione delle sofferenze è “intelligente”. “I risultati dei rapporti sugli squilibri macroeconomici di solito devono essere tenuti in conto nei programmi nazionali di riforme e stabilità”, ha avvertito il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovkis, spiegando che “gli stati membri forniscono la loro valutazione delle sfide che devono affrontare, e speriamo che i nostri rapporti possano assisterli nella loro preparazione”. E “questo”, ha messo in chiaro, “è esattamente il caso dell’Italia”, per cui “ci aspettiamo che arrivi con proposte su come affrontare questi squilibri”. Perché il Paese, come emergerà dal rapporto venerdì, nonostante i progressi sul fronte delle riforme del mercato del lavoro, istruzione e pubblica amministrazione, resta comunque sotto osservazione per l’eccessivo debito, i cui costi di rifinanziamento sono alti, ma anche per le debolezze delle banche, fiscalità ed evasione, scarsa competitività. Tutti aspetti finora riconosciuti dallo stesso governo e su cui sta lavorando, e già ampiamente segnalati dai precedenti rapporti Ue. Anche sulle banche vengono riconosciuti i passi avanti, anzi, la stessa commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha definito il Gacs “uno strumento intelligente e ordinato” e che, “così come è stato progettato, è piuttosto promettente”.

debito pubblico banche italiane
Chi detiene il debito pubblico degli stati europei (Il Sole 24 Ore)

Resta però fermo un punto: le regole non cambiano. “Non credo – ha avvertito Vestager – che occorra procedere alla revisione né delle regole sui meccanismi di risoluzione delle banche in crisi né di quelle sugli aiuti di Stato”. L’ampiezza dei problemi italiani, però, ritenuti “fonte di vulnerabilità”, fa ‘classificare’ il Paese nella terza categoria più ‘grave’, ovvero in quella dei Paesi con squilibri eccessivi insieme – salvo cambiamenti – a Francia, Portogallo e Bulgaria. È la Croazia, invece, a rischiare di finire nella categoria 4, che prevede azioni correttive immediate, ovvero l’avvio di una procedura. Una prima, per cui Zagabria con una lettera ha chiesto di non ‘inaugurare’ la lista dei ‘cattivi scolari’. La visita di Dombrovskis domani e venerdì ha l’obiettivo di cercare una via d’uscita ma, ha avvertito, “l’esito non è scontato”. Come nemmeno quello del bilaterale a Roma tra Juncker e il premier Matteo Renzi.

Il vincolo esterno

L’Italia, dopo che per decenni è riuscita a prendere misure solo facendo leva sul ‘vincolo esterno’ imposto dall’Ue, ora vive lo stesso con insofferenza e come un’ingerenza. Nonostante il riconoscimento da parte di Bruxelles dei grandi passi in avanti fatti, l’incontro romano, rilevano nei corridoi, sarà quindi “utile per un chiarimento” ma solo “se metteranno da parte ruggini e rancori caratteriali”. Spiega oggi Franco Martini sempre sulla Stampa:

Da parte sua, già da diversi giorni, Renzi ha scientemente dismesso gli atteggiamenti più «grintosi» espressi a ripetizione nei mesi scorsi e al vertice europeo di Bruxelles di giovedì e venerdì scorsi ha cercato punti di accordo anche su un’altra materia dolorosa per l’Italia, quella dei migranti. Ma Renzi non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia e nell’incontro di domani rilancerà. Sbagliato, dirà il premier, chiedersi se l’Italia abbia ottenuto troppo flessibilità, per esempio nella clausola per le riforme strutturali, perché l’Italia ha realizzato riforme che nessun altro Paese ha portato a termine in un arco così ristretto di tempo. E quanto ai migranti vanno rilanciati e attuati tutti i progetti veramente «comunitari»: a cominciare dalla redistribuzione e dalla polizia europea.

In attesa della partita vera. Che non si giocherà, ancora una volta, a Bruxelles ma tra Roma, Francoforte e Berlino.

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