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La guerra della Turchia alla Siria e ai curdi
neXtQuotidiano 10/10/2019
Gli aerei da guerra hanno colpito postazioni militari delle milizie curde Ypg nella provincia di Ayn Isa. Ad essere distrutte la base aerea di Rami, i depositi di armi situati ad Aluk, Mustel, Esadiye, Fender e Husan
L’esercito turco ha colpito 181 obiettivi curdi nella Siria nordorientale dall’inizio dell’offensiva militare, lanciata ieri. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Ankara, spiegando che gli obiettivi sono stati colpiti con raid aerei e con fuoco di artiglieria. L’operazione è stata decisa dalle autorità turche per eliminare la minaccia posta dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) ai confini con la Turchia.
La guerra della Turchia alla Siria e ai curdi
Gli F16 turchi si sono spinti in Siria per una profondità di 30 chilometri, mentre l’esercito turco non ha ancora varcato il confine. Gli aerei da guerra hanno colpito postazioni militari delle milizie curde Ypg nella provincia di Ayn Isa. Ad essere distrutte la base aerea di Rami, i depositi di armi situati ad Aluk, Mustel, Esadiye, Fender e Husan, tutti situati nelle vicinanze degli omonimi centri abitati. A renderlo noto il ministero della difesa di Ankara, che aggiunge che colpi di artiglieria pesante sono stati indirizzati dall’esercito turco verso obiettivi situati nella provincia siriana di Tel Abyad. Le Forze siriane democratiche, la coalizione militare a guida curda, hanno denunciato attraverso il loro account Twitter “intensi bombardamenti da parte di aerei turchi su postazioni militari e villaggi civili a Tal Abyad, Sere kanye, Qamishlo e Ain Issa”, nel nord della Siria. Secondo le informazioni riportate sul social network due civili sarebbero stati uccisi da bombardamenti turchi nel villaggio di Misharrafa (Ras Al-Ain). In una dichiarazione di oggi, il ministero della Difesa turco ha fatto sapere che l’operazione militare denominata “Primavera di pace” è iniziata alle 16 (ora locale) per “assicurare la sicurezza dei confini, prevenire l’insediamento di corridoi del terrore ai confini meridionali, neutralizzare le organizzazioni terroristiche che minacciano la nostra sicurezza nazionale, soprattutto Daesh, Pkk, Kck, Pyd-Ypg, e fornire condizioni appropriate per il ritorno degli sfollati siriani alle loro case e terre”.
Il video viene dal quartiere Bisheriya, città di #Qamishli. A terra il corpo di un uomo morto. Sullo sfondo case in fiamme. Sono i risultati dei bombardamenti della #Turchia.
Ministro @luigidimaio, l’#Italia che fa? Chi rimane a guardare è complice dell’annunciato massacro. pic.twitter.com/Ocu6kI9QFw— Giuliano Granato (@Giul_Granato) October 9, 2019
I curdi traditi dalla comunità internazionale
Intanto la Turchia intende avviare un giro di vite sulle voci critiche che sui social media si sarebbero espresse contro l’attacco militare nel nord della Siria. Come annunciato in una nota dalla presidenza delle forze di polizia turche, le autorità hanno dato inizio a “procedure legali necessarie contro 78 persone” le quali hanno partecipato a forme di “propaganda oscura”. Nella fattispecie, le persone in questione avrebbero alimentato “odio” e diffuso falsita’ nei social media “per denigrare il buon nome delle nostre forze di sicurezza”.
Dalbr Jomma Issa, comandante delle Ypj, le unità femminili delle milizie curdo-siriane, a margine di un’audizione alla Camera dei deputati, ha detto che se la Turchia invadera’ il nord della Siria la coalizione internazionale avrà compiuto il suo tradimento. Secondo la comandante, già protagonista della presa di Raqqa, l’ormai ex roccaforte del gruppo Stato islamico in Siria, “la comunità internazionale all’inizio ci ha dato un supporto per combattere l’Isis”, con “aiuto logisitico e motivazione”. Jomma Issa ha però aggiunto: “Se lo Stato turco verrà lasciato libero di invadere però potremmo parlare di tradimento; vorrà dire che la coalizione non voleva veramente proteggere la pace e la democrazia, la libertà di tutti i popoli, ma solo gli interessi di alcuni Stati alleati”.
Gli USA e i Beatles dell’ISIS
Intanto gli USA hanno preso in custodia i Beatles dell’ISIS. Alexanda Kotey ed El Shafee Elsheikh, sul campo ‘Jihadi Ringo’ e ‘Jihadi George’, sono i due britannici membri dell’Isis che erano nelle carceri controllate dai curdi nel nord-est della Siria, il territorio teatro dell’offensiva della Turchia. Secondo una fonte americana, c’è il piano di portare i due negli Stati Uniti per processarli ma nell’immediato potrebbero essere trasferiti in Iraq. E’ stato lo stesso presidente americano, Donald Trump, a rendere noto che gli Usa si sono presi in custodia “alcuni dei piu’ pericolosi combattenti dell’Isis”. Si tratta di una quarantina di uomini, considerati tra i più efferati jihadisti che erano dispersi in varie carceri sotto il controllo dei curdi. Ma curdi hanno ritirato il personale da questi centri di detenzione per concentrarli sul fronte di guerra.
Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh erano due dei cosiddetti “Beatles”, chiamati cosi’ per il loro accento: erano parte di una cellula dell’Isis che ha brutalmente torturato e ucciso una ventina di ostaggi occidentali. Tra le loro vittime il giornalista americano James Foley, decapitato in un video propaganda dell’Isis nell’agosto del 2014, un altro giornalista statunitense, Steven Sotloff, il cooperante americano, Peter Kassig. Della cellula faceva parte anche Mohammed Emwazi, piu’ noto come ‘Jihadi John’, colui che avrebbe decapitato Foley e che sarebbe stato ucciso in un attacco con i droni. Kotey e’ accusato dal dipartimento di Stato americano di aver realizzato esecuzioni del gruppo e “torture eccezionalmente crudeli” di giornalisti occidentali e operatori umanitari. Elsheikh si era invece guadagnato una reputazione per il waterboarding e le crocifissioni.
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