La Grande Manovra: dove trova i soldi Renzi?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-09

33,7 miliardi il conto della prossima legge di stabilità. Dove il governo vuole inserire decontribuzione per i neoassunti e riduzione dei contributi per il tempo indeterminato. Ma il nodo delle coperture resta. E l’ipotesi di chiedere margini sul deficit a Bruxelles potrebbe essere difficilmente percorribile

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Un nuovo taglio del costo del lavoro nella Legge di Bilancio 2016. Che porti una decontribuzione per i neoassunti dal costo di due miliardi di euro, oltre alla riduzione dei contributi sociali per gli assunti a tempo indeterminato. E così il conto della manovra salirebbe a 33,7 miliardi. Una cifra importante, che però il governo è fiducioso di poter raggiungere alzando la soglia del deficit con l’ok di Bruxelles. Questa è la novità d’agosto del governo Renzi, raccontata oggi da vari giornali tra cui il Messaggero.

manovra 33 miliardi
La manovra da 33 miliardi che il governo prepara per settembre (Il Messaggero, 9 agosto 2015)

UNA MANOVRA DA 33 MILIARDI IN DEFICIT?
I soldi da trovare sono tanti. Ad esempio c’è da disinnescare la trappola delle clausole di flessibilità, che colpiscono Iva e accise con aumenti complessivi di 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 nel 2017 e 22 nel 2018. Tutti aumenti che il governo si è impegnato a disinnescare insieme alla decontribuzione: il prossimo anno scatterebbero aumenti di imposta o riduzione di agevolazioni per 3,3 miliardi: dal 2017 la cifra salirebbe a 16,2 miliardi (il piano su detrazioni e deduzioni del governo prevede comunque dei tagli). Ma il piatto forte della manovra saranno i tagli al costo del lavoro:

Da qui la scelta di intervenire su due fronti. Da un lato mettendo sul piatto circa 2 miliardi per rinnovare la decontribuzione di secondo livello per i neo assunti. Dall’altro, ed è questa la novità più sostanziosa, destinando 6-7 miliardi alla riduzione dei contributi sociali per tutti gli assunti a tempo indeterminato, alleggerendo così gli oneri per imprese e lavoratori. Cifre che ovviamente andranno limate e messe nero su bianco nei prossimi giorni, «E’ vero- dice al Messaggero Filippo Taddei, responsabile economico del Pd – la manovra potrebbe crescere oltre quota 30 miliardi, puntando sulla riduzione delle tasse sul lavoro.
Coerentemente con la strategia del governo che vuole dare un segnale forte sul fronte occupazionale e vuole farlo presto». Le coperture finanziarie, anche in questo caso,dovrebbero arrivare dalla spending review e da un sostanzioso aumento delle operazioni in deficit, compatibilmente con i limiti fissati a Bruxelles. Del resto, è il ragionamento che fanno a Palazzo Chigi, a settembre sarà necessario dare una svolta per far correre il Pil e aumentare la competitività, allontanando il Paese dalle secche della stagnazione.
Se il piatto forte della manovra in cantiere sarà il taglio delle tasse sul lavoro, l’altro punto cardine è la cancellazione delle clausole di salvaguardia che da solo vale 16,2 miliardi. Per evitare così l’aumento di due punti delle aliquote Iva il prossimo anno e, contemporaneamente, scongiurare che scatti il taglio automatico delle detrazioni fiscali. Soldi a cui vanno aggiunti quelli necessari all’adeguamento delle pensioni decretato dalla sentenza della Consulta (500 milioni) e quelli per lo sblocco del contratto degli statali (1,5 miliardi), anche questo dovuto alla decisione dei giudici della Corte costituzionale. Al conto,vicino ai 20 miliardi,si aggiungono poi i 4,5 miliardi che serviranno a cancellare la Tasi-Imu sulle abitazioni principali e l’Imu agricola.

Per una manovra così imponente sussite però – e non poteva essere altrimenti – il solito problema. Quello delle coperture.
 
DOVE TROVA I SOLDI RENZI?
Dove trova i soldi Renzi per coprire 33 miliardi di manovra? In primo luogo si punta sulle risorse della spending review: le società controllate dagli enti locali dovrebbero essere ridotte da ottomila a mille, risparmiando 3 miliardi l’anno. Altri tre miliardi dovrebbero arrivare grazie ai tagli alla sanità già programmati con la stretta sulle analisi e sulla prevenzione. Risparmi anche dalla riforma della pubblica amministrazione, con taglio di uffici periferici e dei corpi di polizia. Altri soldi dovrebbero arrivare dagli obiettivi di crescita rivisti al rialzo rispetto all’1,4 di aumento previsto del PIL contenuto nel DEF. Ma qui finora i numeri non sembrano dare poi così ragione al governo. Sostiene Luca Cifoni:

La partita europea potrebbe iniziare già da settembre, visto che la presentazione della manovra sarà probabilmente anticipata di qualche giorno. E sarà una partita soprattutto politica: il governo dovrà fare appello alla propria credibilità per vincere quelle diffidenze che- ancora lo scorso autunno- spinsero la commissione a richiedere correttivi alla legge di Stabilità già approvata. Per quanto a prima vista possa apparire paradossale, nella trattativa non giocano del tutto a favore i primi timidi segnali di ripresa, visto che lo spirito dei Trattati europei richiede ai Paesi di fare di più, in termini di risanamento dei conti, proprio quando le cose vanno bene.

E soprattutto l’Italia si troverebbe in una condizione difficile a Bruxelles anche grazie alla rigidità con cui sono stati giudicati negli ultimi anni i casi come quello della Grecia. Ma soprattutto: pensare di poter coprire la gran parte della manovra in deficit è sicuramente un’utopia. Le diplomazie economiche potranno spuntare al massimo qualcosa. In cambio di qualcos’altro, come sempre.

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