La Cassa Integrazione? Si paga a maggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-10

A ormai dieci giorni dalla sottoscrizione dell’accordo, il ritardo nell’organizzazione del sistema bancario si aggiunge alle numerose criticità implicite nella formula individuata per l’anticipo a vantaggio dei lavoratori destinatari dei trattamenti di integrazione al reddito.

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Si profilano tempi lunghi per l’anticipo bancario della Cassa integrazione previsto dall’accordo siglato il 30 marzo 2020 tra ABI e Parti Sociali. Lo strumento messo a punto per facilitare e accelerare l’erogazione degli importi a sostegno del reddito dei lavoratori resta ancora al palo, bloccato dalla mancata operatività degli accordi da parte delle banche. È quanto emerge dall’indagine “Emergenza COVID-19 e cassa integrazione” condotta tra l’8 e il 9 aprile dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro presso 4.463 Consulenti del Lavoro, che ogni giorno si confrontano con la difficile gestione degli strumenti a sostegno del reddito dei lavoratori, tra cui appunto il citato accordo ABI. Difficile che questo possa sortire effetti a breve se, come afferma l’83% degli intervistati, non è ancora operativo sul territorio. Solo il 17% degli interpellati afferma che il sistema bancario è pronto. In ritardo all’appuntamento si trovano non solo gli istituti di credito più piccoli, ma anche i grandi gruppi, da UniCredit a Intesa Sanpaolo. Sebbene un po’ più avanti degli altri, anche queste banche sono ancora molto lontane dal raggiungere gli obiettivi di efficienza che l’emergenzialità del momento richiederebbe: con riferimento alla prima dichiara che sono operativi gli accordi il 28,7% degli intervistati e per quanto riguarda la seconda il 23,7%. A seguire, le banche di credito cooperativo, enti tradizionalmente attenti alle esigenze di territorio, ma anche loro adempienti solo in minima parte (22,4%), mentre ancor più impreparate sono MPS (15,5%), BPER Banca (14,5%), UBI (13,3%) e Banca Popolare di Sondrio (11,3%).

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A ormai dieci giorni dalla sottoscrizione dell’accordo, il ritardo nell’organizzazione del sistema bancario si aggiunge alle numerose criticità implicite nella formula individuata per l’anticipo a vantaggio dei lavoratori destinatari dei trattamenti di integrazione al reddito. Ancora troppa incertezza contraddistingue lo strumento se la maggior parte dei Consulenti del Lavoro chiama in causa la scarsa chiarezza delle procedure individuate, indicata al primo posto dal 21,3% dei rispondenti. Seguono l’eccessiva modulistica (17,2%) e la scarsa preparazione delle banche a gestire lo strumento (16,5%), assieme all’indisponibilità del datore di lavoro a firmare l’atto di benestare con assunzione dell’obbligo solidale (15,6%). Anche i tempi lunghi per evadere le pratiche rischiano di inficiare la natura di uno strumento che pure potrebbe risultare estremamente utile (14,3%), mentre al confronto sembrano sollevare meno criticità sia l’inappropriatezza del merito creditizio (7,9%) che la mancata attuazione degli accordi sul territorio (7,2%). Secondo i Consulenti, non solo il termine del 15 aprile indicato dal Governo per l’erogazione dei trattamenti di integrazione salariale non sarà rispettato, ma sarà molto difficile che i sostegni ai lavoratori arrivino prima della fine del mese (solo l’8,2% pensa che arriveranno entro aprile). Ben il 91% dei rispondenti pensa infatti che gli assegni verranno realisticamente liquidati solo nel mese di maggio.

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