Politica

La base M5S vuole cacciare i parlamentari di Palermo

neXtQuotidiano 30/11/2016

La base del M5S a Palermo non si è accontentata della sospensione comminata dal collegio dei probiviri ai tre deputati (Riccardo Nuti, Claudia Mannino, Giulia Di Vita) e all’impiegata dell’ARS nel gruppo grillino Samantha Busalacchi. Anzi, c’è chi chiede una sfiducia

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Repubblica Palermo racconta oggi che la base del MoVimento 5 Stelle a Palermo non si è accontentata della sospensione comminata dal collegio dei probiviri ai tre deputati (Riccardo Nuti, Claudia Mannino, Giulia Di Vita) e all’impiegata dell’ARS nel gruppo grillino Samantha Busalacchi. Anzi, c’è chi chiede una sfiducia ai vertici:

Una frangia, guidata dal cinquestelle Daniele Romano e dal meet-up “Attivisti liberi”, ha lanciato una sorta di “sfiducia ai vertici” attraverso una pagina Facebook e in 31 vi hanno aderito. Il gruppo sta pensando di convocare una riunione formale per sfiduciare non solo gli indagati ma anche deputati nazionali e regionali palermitani Loredana Lupo, Chiara Di Benedetto e Gianpiero Trizzino. Insomma, il caso firme false rischia di provocare un terremoto nel movimento proprio alla vigilia di impegni elettorali delicati, a partire dalle amministrative a Palermo: non a caso rimane sospesa la procedura delle “comunarie” che aveva visto l’adesione di oltre 120 aspiranti candidati consiglieri comunali e sindaco. Procedure che stavano gestendo proprio i due parlamentari sospesi d’imperio, Nuti e Mannino, che si sono chiusi nel silenzio più assoluto. Chi invece ha parlato ieri, anche se solo su Facebook, è stata la Di Vita: «Tengo solo a precisare che io non ho fatto un bel niente, per il resto si vedrà».
Ma chi può guidare adesso il Movimento a Palermo? Chi potrebbe prenderne le redini è Trizzino, considerando che si sono autosospesi anche Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, entrambi indagati ma gli unici che collaborano con i magistrati. Trizzino gode della fiducia e del sostegno del leader regionale Giancarlo Cancelleri e dell’astro nascente, l’eurodeputato Ignazio Corrao, che ieri ha voluto commentare quanto accaduto: «L’obiettivo del sistema mediatico generale è quello di gettare fango e generalizzare con il chiaro intento di indirizzare questa storia verso l’intero M5S e soprattutto verso i suoi volti più noti per minarne la credibilità — scrive Corrao su Facebook — ma la cosa che invece deve essere chiara ad ognuno di noi è che in questa storia il Movimento deve rimanere al di sopra di ogni sospetto». Fuori i “monaci” nutiani, adesso è questo il fronte che ha preso le redini del Movimento, anche se tra i volti nuovi a Palermo crescono le quotazioni di Ugo Forello, l‘avvocato fondatore di Addiopizzo che punta a essere candidato a sindaco di Palermo.

riccardo nuti firme false palermo
Sebastiano Messina su Repubblica dettaglia il fatto che la storiaccia di Palermo ha messo i Cinquestelle con le spalle al muro: può essere ancora difeso chi si rifiuta di dare una prova calligrafica, chi invoca davanti al magistrato — nella terra dell’omertà — il diritto a rimanere in silenzio?

 E basta dare un’occhiata all’ironia che si scatena su Facebook, dove Nuti è diventato «Muti», e soprattutto ai commenti sul blog di Grillo per accorgersi che i militanti sono furibondi, e non si accontentano affatto della «sospensione cautelare» inflitta ai quattro incriminati (declassati dai probiviri da «portavoce» a «signori»). Ma come, scrivono in tanti, tutto qui? «Espulsione senza se e senza ma» detta, lapidario, Marzio. «Bisognava cacciarli e basta! Perché non siamo stati interpellati?» domanda Daniele. Li avete sospesi per 12 mesi, scrive Ivan, ma «in questo periodo loro percepiranno gli stipendi e i rimborsi spese? E dovranno rendicontare?».
Anche sul sito del Fatto, il giornale amico, tra i 1557 commenti alla notizia delle sospensioni affiora l’ira dei grillini: «Sospesi dal Movimento, però continuano a percepire gli stipendi e indennità, e non dovranno versare nulla, cioè si terranno tutto lo stipendio per intero» commenta “g.d.m.” che evidentemente conosce a memoria il decalogo del portavoce. Molti, è naturale, trasformano la sanzione in prova della diversità, perché il Movimento sospende gli inquisiti mentre gli altri no, ma l’analisi più dura è quella di un post anonimo: «Si comincia col copiare il compito e si arriva alle firme false, alle raccomandazioni e alle tangenti. Siamo un popolo di furbi, che vivono di raggiri e tante piccole bugie. Renzi è un bugiardo? È un gran bugiardo. Ma lo siamo anche tutti noi».

Leggi sull’argomento: Giulia Di Vita: la difesa della sospesa a 5 Stelle

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