Economia
Lavoro: cosa cambia con Jobs Act e riforma dell'articolo 18
neXtQuotidiano 09/10/2014
Quale delega per il governo, cosa ci sarà nei decreti e come verrà modificato lo Statuto dei Lavoratori: il progetto di Renzi per l’occupazione e la situazione italiana ed europea
Il contratto a tempo indeterminato come forma preferita di inserimento nel lavoro. L’abolizione del contratto a progetto e l’estensione delle tutele ai co.co.pro. La riforma dell’articolo 18. Su questi tre tasselli poggia la delega al Jobs Act votata ieri al Senato dopo lunga battaglia al governo. Vediamo il dettaglio delle riforme annunciate, previste e pronte (ma che il governo deve ancora materialmente scrivere). Partendo da un dato sintetizzato da un grafico del Corriere della Sera: cosa è successo ai posti di lavoro negli ultimi sette anni di crisi in Italia e nel mondo.
JOBS ACT: COSA CAMBIA E COME FUNZIONA
Il Jobs Act conserva l’impostazione iniziale, visto che le modifiche sui licenziamenti legati all’articolo 18 vengono rinviate ai decreti delegati che il governo ha sei mesi di tempo per emanare. Le regole si applicheranno alle nuove assunzioni (primo lavoro o cambio d’azienda). Spiega il Corriere della Sera:
Il reintegro nel posto di lavoro resta per i licenziamenti discriminatori, quelli motivati per esempio dal credo politico o religioso del dipendente.Sparisce del tutto per quelli economici, attribuiti alle difficoltà del mercato, per i quali resterà possibile solo un indennizzo crescente con l’anzianità di servizio. Mentre per i licenziamenti disciplinari, motivati dal comportamento del lavoratore,resterà solo per pochi casi, quelli in cui il magistrato accerterà una violazione grave da parte dell’azienda, che saranno comunque specificati sempre nelle norme attuative in modo da ridurre i margini di discrezionalità della giurisprudenza.
Il ddl sul lavoro andrà la prossima settimana alla Camera per la seconda lettura. Poletti ha promesso l’approvazione«entro l’anno». Il governo ha sei mesi di tempo, dall’approvazione definitiva della legge, per emanare i decreti delegati. Ma Renzi punta ad approvarli già per febbraio. Un’infografica sul maxiemendamento:
Cosa prevede la delega su Jobs Act e Articolo 18
Repubblica segnala in un articolo a firma di Roberto Mania le altre novità:
In chiave solidaristica c’è anche la possibilità, che i lavoratori, come è già stato fatto in Francia, possano cedere parte delle proprie ferie a colleghi che ne abbiamo bisogno per accudire un figlio che richiede cure particolari. Fa capolino il salario minimo, in via sperimentale, per i collaboratori e per i lavoratori (non più del 5 per cento) privi del contratto nazionale di categoria.Ridimensionata, infine, la possibilità di demansionare il lavoratore in caso di ristrutturazioni aziendali senza intaccare, tuttavia, la sua retribuzione. Limitatoanche l’uso del lavoro accessoriocon i voucher per i qualiviene reintrodotto il tetto dei5.000 euro.
Nella delega compariranno anche i contratti aziendali.
Jobs Act: come funzionano i contratti aziendali
Mentre il Sole 24 Ore segnala oggi le novità in tema di ASPI, controlli, ispezioni e tecnologie.
IL TESTO DEL GOVERNO
C’è di più. Il testo del governo introduce anche due nuovi punti sul demansionamento e controlli a distanza. Si tratta quindi di modifiche a tre articoli dello Statuto dei lavoratori, il 4, 13 e 18. Per quanto riguarda i licenziamenti, sarà il governo nei decreti delegati a stabilire se eliminare del tutto il reintegro lasciando il solo indennizzo che aumenta con anzianità di servizio. Con il testo del governo, comunque, le novità varranno per tutti, non solo i giovani al primo contratto ma anche lavoratori che hanno perso il lavoro o che sono stati licenziati. In questo modo l’attuale contratto con l’articolo 18 andrebbe ad esaurimento. Rispetto ai controlli a distanza, vietati dallo Statuto salvo in alcuni casi per i quali serve l’accordo con i sindacati, l’emendamento del governo al ‘Jobs act’ prevede una «revisione della disciplina dei controlli a distanza, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore». Rispetto invece al nodo del demansionamento, l’esecutivo sembra orientato a introdurre una flessibilità nelle mansioni.