Opinioni
Ius soli: cosa dice l'esperto su quei francescani del M5S
di dipocheparole
Pubblicato il 2017-06-18
Monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, è presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei sulle migrazioni, in un’intervista a Gianguido Vecchi pubblicata sul Corriere della Sera nota che con la posizione di astensione (che al Senato vale come voto negativo) sullo ius soli all’italiana Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle gettano […]
Monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, è presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei sulle migrazioni, in un’intervista a Gianguido Vecchi pubblicata sul Corriere della Sera nota che con la posizione di astensione (che al Senato vale come voto negativo) sullo ius soli all’italiana Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle gettano la maschera del francescanesimo:
I Cinquestelle si definivano i nuovi francescani…
«Quando si presentarono come tali, fu il cardinale Parolin a spiegare che era meglio lasciar stare San Francesco. Sarebbe arduo, in effetti. Avere questa posizione perlomeno ambigua, in una situazione nella quale si tratta di umanità e di diritti fondamentali, non mi pare molto coerente con lo spirito di San Francesco…».
Grillo e non solo lui parla di «buonismo». Sostenere lo ius soli, eccellenza, è buonismo?
«Il buonismo non c’entra proprio nulla. Qui si tratta di un diritto fondamentale della persona che l’Europa ha già riconosciuto nella stragrande maggioranza delle nazioni. Del resto, come cristiani, andare incontro alle persone in una realtà umana che ci unisce mi pare doveroso. Secondo gli insegnamenti di Papa Francesco, dobbiamo includere, non escludere».
Che direbbe a chi teme invasioni?
«Qui non si tratta di aprire a realtà nuove ma riconoscere una situazione che già esiste. Si tratta di riconoscere la cittadinanza a coloro che di fatto sono già italiani: figli di genitori da tempo in regola nel nostro Paese o giovani che studiano qui e, anche se non nati in Italia, sono integrati».
Insomma, quella di San Francesco era una balla elettorale. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
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