Opinioni

«Io c'ero a Bolzaneto. Se quella è tortura che devono dire gli operai?»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-08

Roberto Castelli, ve lo ricordate?

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Roberto Castelli, ve lo ricordate? Era ministro della Giustizia nel governo Berlusconi e negli anni ha continuato a dire che a Bolzaneto non è successo nulla, a dispetto delle sentenze che lo smentiscono storicamente. Oggi con il Messaggero ritorna sull’argomento e continua a dire che lui non vide violenza e che a Bolzaneto nessuno dei giovani fermati si lamentava:

«Io c’ero a Bolzaneto. Arrivai alle tre di notte, a sorpresa. Il massimo che vidi erano alcuni ragazzi tenuti in piedi con la faccia contro il muro. Non c’era sangue né altro. Se quella è tortura che cosa dovrebbero dire i metalmeccanici che stanno in piedi per otto ore?».

bolzaneto roberto castelli

«Innanzitutto, anche i migliori giuristi ci insegnano che la verità giudiziaria non è mai quella fattuale. In secondo luogo mi chiedo perché nessun magistrato abbia chiamato a testimoniare né me né alcuno della mia scorta».
E perché avrebbero dovuto?
«Io quella notte, senza avvertire nessuno, decisi di andare a Genova. Nel carcere di Marassi avevano gettato una molotov. Andai lì e anche a Bolzaneto».
Cosa vide?
«Arrivai alle tre di notte, quando l’irruzione alla Diaz non c’era ancora stata. Vidi alcuni dei ragazzi fermati o arrestati in piedi, immobili, con la faccia contro il muro. Chiesi il perché e mi fu risposto che erano stati visti molestare alcune ragazze che erano con loro in uno dei cameroni. Non ne fui convinto, ma di certo non vidi sangue. Nessuno di disse ”ci stannopicchiando”»
Forse avevano paura?
«Forse, ma la mia visita era inaspettata e tracce di violenza non ne vidi».
Visitò l’intera struttura?
«No, solo in parte. Notai anche che alcuni dei fermati facevano le flessioni. Mi fu spiegato, anche da alcuni funzionari del Dap, che in questo modo sarebbe stata evitata loro l’ispezione anale: era un sistema alternativo per espellere corpi estranei…»

In altre interviste Castelli disse più o meno le stesse cose. Come in questa del 2008 a Repubblica:

Contesta la tortura organizzata?
“Non sono Dio e non posso negare a prescindere. Ma vedo singoli episodi da punire e perseguire”.
Donne tenute nude, gente costretta a gridare “viva il duce”…
“Fatti gravissimi, ma singoli”.
E la testimonianza di un agente pentito?
“Gli episodi sono sempre gli stessi: dita divaricate, il piercing strappato, la ragazza fatta uscire in slip e reggiseno in corridoio, quello obbligato a cantare Faccetta nera. Raddoppiamo pure i casi, ma non superiamo la decina. Tre giorni di emergenza, qualche singolo che perde la testa e va punito. Il resto sono palle giornalistiche”.
Perché, da ministro, non ha cacciato quei singoli?
“Prima di rovinare la vita di qualcuno bisogna aspettare i risultati del processo. Sono convinto che emergerà la verità”.
Di chi è la colpa se in Italia non c’è il reato di tortura?
“Del legislatore di sinistra che ha presentato un testo inaccettabile, in cui si parlava di torture di natura psicologica, per cui io potrei accusare di tortura Prodi visto che ogni volta che lo vedo mi sento male”.
Se il Pdl vince, metterà il reato nel codice?
“C’è un obbligo internazionale, ma ci vuole un testo equilibrato”.
Prescrizione e indulto. È giusto che tutto sia cancellato?
“E lo dice a me che ho votato contro lo sconto di pena? Con la Cirielli i reati gravi non si prescrivono. Se Bolzaneto è stato il “garage Olimpo” perché hanno contestato reati prescrivibili in sette anni? La verità è che ci sono clamorosi buchi di natura logica”.

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