Prima di prendere un mezzo dell’ATAC leggete queste intercettazioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-12

Secondo la procura dalle indagini sulle scale mobili sono emersi comportamenti “volti ad inquinare le prove”, “occultando le manomissioni e presentando ad ATAC documentazione falsa”, e finalizzati anche a nascondere “l’assenza di verifiche sulle manutenzioni”

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Un famoso aforisma attribuito a Otto Von Bismarck recitava “Coloro a cui piacciono le salsicce e le leggi non dovrebbero sapere come vengono fatte né le une né le altre”. Dopo l’inchiesta sul crollo delle scale mobili nella metropolitana di Roma si potrebbe aggiungere anche ATAC al binomio.

Prima di prendere un mezzo dell’ATAC leggete queste intercettazioni

Le misure interdittive riguardano Renato D’Amico, Direttore di esercizio ATAC delle linee metropolitane A e B, Ettore Bucci, dipendente ATAC con la funzione di Responsabile Unico del Procedimento (R.U.P.) relativo all’appalto a favore della società Metroroma e Alessandro Galeotti, dipendente ATAC con la funzione di Responsabile di esercizio degli impianti di traslazione per le stazioni Repubblica e Barberini. I tre sono stati sospesi per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici ricoperti dagli stessi e da tutte le attività ad essi inerenti. Giuseppe Ottuso, responsabile tecnico preposto e amministratore unico di Metroroma, ha il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici direttivi. I quattro sono indagati con altre undici persone per i reati di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi.

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I numeri della metropolitana a Roma (Il Messaggero, 25 marzo 2019)

La lista completa degli indagati è questa: Fiorenzo Girone, Sossio Barra, Alessandro Antonelli, Daniele Ammerata, Paolo Della Chiara, Andi Adrian Stroilesku, Salvatore Vara, Giorgio del Vecchio, Giulio Marinangeli e Giuseppe Ottuso, tutti di Roma Metro Scarl, e Nazario Filippi, Raffaele Santulli, Renato D’Amico, Ettore Bucci, Alessandro Galeotti, quest’ultimi di Atac. Ad inchiodare i tre dipendenti di Atac e il dirigente di MetroRoma, oltre che alcuni indagati, secondo l’accusa, ci sono anche delle intercettazioni nelle quali emergono comportamenti “volti ad inquinare le prove”, “occultando le manomissioni e presentando ad ATAC documentazione falsa”, e finalizzati anche a nascondere “l’assenza di verifiche sulle manutenzioni”. Nonostante l’incidente alla fermata Repubblica, sostengono gli inquirenti, gli indagati “non adottavano alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee della metropolitana di Roma” tanto che il 21 marzo 2019 si verificò un nuovo incidente a “Barberini”.

Le manomissioni e l’omessa registrazione dei macchinari

In particolare, Giuseppe Ottuso, nella veste di responsabile tecnico preposto e amministratore unico di “Metroroma s.c.a.r.l.”, avrebbe “impartito disposizioni volte a porre in essere tali manomissioni, occultarle in caso di verifiche e controlli” arrivando a “certificare l’esecuzione di manutenzioni non effettuate o eseguite in maniera incompleta”. La procura ha verificato tre elementi ritenuti fondamentali e decisivi dal punto di vista della rilevanza penale:

la manomissione del Freno di Emergenza: era stato, infatti, deliberatamente escluso uno dei due cunei del Freno di Emergenza, attraverso delle fascette in plastica che hanno impedito al meccanismo di rilasciare il cuneo stesso, compromettendo l’efficacia del Freno di Emergenza;

l’omessa registrazione del Freno di Servizio: i due Freni di Servizio della scala 339 nel corso del sopralluogo hanno evidenziato uno scarso livello di efficienza, in quanto erano in grado di offrire una coppia frenante nettamente inferiore rispetto a quella prevista in progetto per frenare la scala in condizioni di massimo carico.

la memorizzazione codici guasto: è stato appurato che nel marzo 2018 sulla scala mobile oggetto del sinistro, erano stati arbitrariamente modificati i parametri di memorizzazione dei “codici guasto”, impedendo che da quel momento in poi il sistema memorizzasse detti codici, con lo scopo di cancellare gli elementi di riscontro tra i guasti che si verificano sugli impianti e le chiamate di Pronto Intervento per fermo impianto.

Il gip di Roma Massimo Di Lauro afferma nell’ordinanza che “l’amara verità è che se non vi fosse stata la vigoria di alcuni tifosi di cittadinanza russa che con il loro peso corporeo sono riusciti a scatenare l’inferno all’interno della centralissima stazione di Repubblica, molto probabilmente l’indegna gestione degli impianti di traslazione, subita con rassegnazione dagli utenti della metro, ormai avvezzi a percorrere a piedi scale mobili spesso ferme, non sarebbe mai venuta alla luce“.

Le intercettazioni

Poi ci sono le intercettazioni.  Uno degli indagati, Renato D’Amico (direttore di esercizio ATAC delle linee metropolitane A e B), legge a un interlocutore il testo di una mail, che preferisce non inoltrargli, riguardante alcune criticità emerse alla stazione metro Cornelia. In questo messaggio si legge che “i dispositivi di controllo dell’usura e della mancata apertura dei freni risultavano disabilitati dalla centralina di controllo”. La riflessione, ad alta voce, di D’Amico è che “vanno ad agire sulla sicurezza…questi è un continuo… è preoccupante, certe posizioni non sono proprio campate in aria, bisogna mandarli via…noi non abbiamo controllato niente sta c… di ditta (la ‘Metroroma scarl’, società cui era affidata la manutenzione delle scale mobili, ndr)”.

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Ciò nonostante, per uno degli indagati il sequestro della stazione Barberini disposto dalla Procura di Roma il 23 marzo “è una mossa esagerata che condiziona tutti… perchè l’incidente non aveva provocato feriti. Comunque vanno sparando anche addosso…”.  Il 25 marzo scorso effettua due telefonate ad altri dirigenti di Atac. “Va chiamata una ditta seria che verifichi lo stato degli impianti e dica che si possono riaprire”, spiega in un primo passaggio per poi ribadire, nella seconda telefonata: “Bisogna essere onesti, si sono verificati incidenti che si verificano una volta nel mondo ogni 10 anni, uno con feriti e gli altri hanno avuto culo”. Rispetto alla stazione della linea A Cornelia “‘si informa che i dispositivi di controllo dell’usura e della mancata apertura dei freni risultavano disabilitati dalla centralina di controllo’. Vanno ad agire sulla sicurezza questi, è un continuo. È preoccupante. Certe posizioni non sono proprio campate in aria, bisogna mandarli via. Pure noi non abbiamo controllato niente di sta caz.. di ditta”. Sono frasi, si legge nell’ordinanza, “dalle quali emergerebbe l’omessa vigilanza”.

Intanto, proprio oggi sono 7 le stazioni – tra Linea A, B e C, – che al momento risultano avere impianti fuori servizio. Alcune delle scale mobili sono ferme, tra guasti e manutenzioni, a Flaminio, Cornelia, Cipro e Valle Aurelia sulla linea A; a Magliana e Laurentina sulla B e a Grotte Celoni sulla C. Senza dimenticare la stazione Barberini – dove a fine marzo si è verificata la rottura di un impianto uguale a quello che aveva ceduto ad ottobre scorso nella fermata Repubblica, causando il ferimento di 24 persone – che resta chiusa in attesa di ripristino.

EDIT: Per dare a tutta la vicenda un tocco di surreale, ecco la nota stampa di ATAC che “si scusa per i disagi procurati” e assicura che “l’azienda è impegnata a garantire la piena sicurezza degli impianti”:

“Preso atto delle notizie di stampa, che riportano gli sviluppi delle indagini sui fatti avvenuti sulle scale mobili di alcune stazioni metro, Atac, nel ribadire la piena fiducia nel lavoro della magistratura, alla quale è stata offerta piena collaborazione, sottolinea che l’azienda è impegnata per garantire la piena sicurezza degli impianti nelle stazioni che ricadono sotto la sua responsabilità, insieme con la continuità del servizio”. Lo fa sapere l’Atac in una nota. “Lo confermano – spiega l’Atac – le decisioni sin qui intraprese, che tra l’altro hanno condotto alla risoluzione del contratto con la ditta di manutenzione e alla stipula del contratto con Otis, costruttore degli impianti, per una verifica e revisione straordinaria delle scale mobili. Ciò proprio allo scopo di garantire la loro sicurezza e funzionalità, pure se al costo di chiusure prolungate delle stazioni. L’azienda si scusa per i disagi procurati”.

Leggi anche: Crollo scale mobili a Repubblica e Barberini, la retata di dipendenti ATAC e Metro Roma

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