I dieci incroci più pericolosi di Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-13

Un’infografica segnala i dieci incroci più pericolosi di Roma: dieci punti critici che, secondo le stime, sommano oltre tremila incidenti l’anno – più o meno gravi- con una media di quasi nove scontri al giorno

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Quello tra via di Torrevecchia, via di Boccea e via Cornelia è l’incrocio più pericoloso di Roma secondo i dati della Polizia Locale. Seguito dal complesso di via Nomentana che va da Porta Pia al Ponte sull’Aniene, dotato di semaforo ma con scarsa efficacia visto che all’incrocio con viale Regina Margherita che dieci anni fa fu teatro di due tragedie nel giro di poco tempo, con tre giovani morti.

I dieci incroci più pericolosi di Roma

Il Messaggero riepiloga in una infografica oggi i dieci incroci più pericolosi di Roma: dieci punti critici che, secondo le stime, sommano oltre tremila incidenti l’anno – più o meno gravi- con una media di quasi nove scontri al giorno. Alta velocità, traffico sostenuto, semafori non rispettati, precedenze ignorate: la casistica è ampia e variegata, il risultato finale è sempre lo stesso. Centro storico e periferia, ognuno ha i suoi black point. Nel cuore della città i pericoli maggiori arrivano tra Circo Massimo e Colosseo, ossia proprio nell’area archeologica più visitata dell’Urbe. Gli incroci con il maggior numero di incidenti, da quelle parti, sono quello tra via di San Gregorio e via dei Cerchi e, soprattutto, piazzale Ugo La Malfa, dove via delle Terme Deciane confluisce in via del Circo Massimo.

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I dieci incroci più pericolosi di Roma (Il Messaggero, 13 ottobre 2018)

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Tra le intersezioni più pericolose della Capitale, ricorda il quotidiano romano, ce ne sono almeno due sulla Prenestina, dove la strada principale incontra viale Palmiro Togliatti e all’intersezione con via Tor de Schiavi. In via Cristoforo Colombo, da tempo ai vertici della classifica delle strade romane a rischio, il punto più delicato è piazzale 25 marzo 1957, dove confluiscono viale dell’Oceano Atlantico e viale dell’Oceano Pacifico. E dove, da anni, si attende la realizzazione del nuovo svincolo degli Oceani, proprio per ridurre congestione (e pericoli).

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