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L’inchiesta sulle fake news in Brasile che mette nei guai Bolsonaro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-28

La Corte suprema indaga su 29 account che hanno messo in giro false notizie e discorsi d’odio contro le istituzioni del paese. Tra questi molti sostenitori del presidente.

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Un’inchiesta sulle fake news in Brasile sta mettendo nei guai il presidente Jair Bolsonaro. Le indagini sono condotte dal giudice della Corte suprema Alessandro de Moraes che le ha avviate in seguito alla divulgazione sui social di notizie false e di minacce contro la Corte stessa. La polizia federale brasiliana ha perquisito ieri in diversi Stati del Brasile presunti divulgatori di fake news, tra cui politici e blogger simpatizzanti del presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro.

L’inchiesta sulle fake news in Brasile che mette nei guai Bolsonaro

L’operazione è coperta dal segreto istruttorio, ma i media hanno potuto appurare che sono state eseguite perquisizioni nelle residenze, tra gli altri, della deputata federale Carla Zambelli e dell’imprenditore Luciano Hang, entrambi molti prossimi al capo dello Stato. La Corte suprema ha autorizzato l’esecuzione di 29 mandati di perquisizione e sequestro. Uno dei bersagli principali è il blogger Allain dos Santos. Gli agenti hanno perquisito anche le residenze e gli uffici della deputata federale Bia Kicis e dell’ex deputato Roberto Jefferson, anche loro difensori del governo. E il procuratore generale brasiliano, Augusto Aras, ha chiesto alla Corte suprema di sospendere l’inchiesta. Secondo Aras, l’inchiesta “non rispetta i diritti e le garanzie fondamentali degli indagati e non può essere realizzata senza il coinvolgimento della procura”. Tra gli indagati c’è anche l’uomo d’affari Luciano Hang, proprietario della catena di grandi magazzini Havan.

bolsonaro golpe coronavirus come stanno le cose 1

De Moraes intanto ha deciso l’acquisizione dei dati fiscali e bancari degli indagati e ha ordinato anche il blocco dei loro account sui social. La misura, ha affermato de Moraes, è necessaria “per l’interruzione di discorsi con contenuto di odio, sovversione dell’ordine e incentivo a infrangere la normalità istituzionale e democratica”. “Le prove indicano un’associazione criminale dedita alla diffusione di notizie false, attacchi offensivi a diverse persone, autorità e istituzioni, tra cui la Corte suprema”, ha scritto nel suo comunicato stampa la Corte Suprema.

Jair Bolsonaro difende gli indagati

E proprio oggi il presidente ha difeso gli indagati: “Lavoriamo perché venga fatto valere il diritto di libera espressione nel nostro Paese. Nessuna violazione di questo principio deve essere accettata passivamente!”, ha scritto il capo dello Stato. “Vedere onesti cittadini subire l’invasione delle loro case perché esercitano il loro diritto alla libertà di espressione è un segnale del fatto che sta accadendo qualcosa di molto grave alla nostra democrazia”, ha aggiunto Bolsonaro. Secondo alcuni media, il presidente starebbe studiando con i suoi ministri una “risposta” a quelli che considera “eccessi” commessi dalla Corte.

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Ma in risposta i presidenti della Camera e del Senato brasiliani, Rodrigo Maia e Davi Alcolumbre, si sono espressi a favore dell’inchiesta. Secondo Maia, le indagini “rafforzano la democrazia” e “non pregiudicano in alcun modo la libertà di espressione”. Per Alcomumbre, a sua volta, le notizie false “contaminano la società nel suo complesso e offendono qualsiasi cittadino distorcendo i fatti”. Un plauso all’inchiesta è arrivato anche da Sergio Moro, ex ministro della Giustizia di Bolsonaro nonché ex giudice della Lava Jato, la Mani Pulite verdeoro.

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