Attualità
«In spiaggia con la mascherina»
neXtQuotidiano 06/04/2020
Massimo Clementi, professore ordinario del San Raffaele di Milano: «Spero nell’azzeramento prima dell’estate. Poi va evitata la ricaduta tipica delle epidemie. Con la Spagnola fu più grave della prima ondata».
Andremo in spiaggia con la mascherina, se ci andremo. Massimo Clementi, professore ordinario del San Raffaele di Milano, in un’intervista rilasciata oggi a La Stampa spiega che con l’emergenza SARS-COV-2 e COVID-19 vivremo un’estate difficile, ma sarà vivibile grazie al calo consistente del contagio: «Si potrà andare al mare, portandosi la mascherina. Magari quella da sub».
«In spiaggia con la mascherina»
Secondo Clementi sarà difficile invece riabbracciarci prima di qualche mese, e prima di cantare vittoria nonostante i numeri positivi degli ultimi tempi sarà necessario capire come funziona con gli asintomatici, ovvero se possono trasmettere davvero il virus o no: «Se sono irrilevanti finirà presto, altrimenti no».
Lei che ne pensa?
«Spero nell’azzeramento prima dell’estate. Poi va evitata la ricaduta tipica delle epidemie. Con la Spagnola fu più grave della prima ondata».Nel mentre il virus come si nasconderebbe?
«Come ora in Cina negli asintomatici e nei viaggiatori a confini riaperti».Come evitare la ricaduta?
«Con la prudenza nel togliere le restrizioni. Può essere che a settembre torneremo a vivere come prima. Ci aiuteranno le misure prese, il caldo che influisce come per tutti i coronavirus e l’indebolimento del virus nel tempo. Non è mutato, si spera lo faccia e si attenui».Come immagina la riapertura?
«I giovani e le donne sono i meno a rischio, ma potrebbe contare di più la potenzialità di contagio delle diverse attività. Per ultimi cinema e stadi».E i ristoranti?
«Possono riaprire con i tavoli distanti e non alla bistrot parigino come andava di moda».
Infine, sui dispositivi di protezione: «La mascherina chirurgica protegge gli altri e se la mettiamo tutti ferma il contagio». I guanti invece non sono fondamentali: basta lavarsi le mani. Intanto ieri i numeri del Coronavirus hanno dato qualche speranza: «Il numero dei nuovi casi è in fase decrescente e ci aspettiamo che anche i decessi lo siano. Ci attendiamo nei prossimi giorni di vedere ancora diminuire questo trend», ha detto Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità. E in effetti l’altro dato, forse quello più positivo è che questa volta si sono contati decisamente meno morti, 525 vittime contro le 681 del giorno prima e le oltre 800 di fine marzo. Il totale di 15.887 resta raccapricciante, ma anche la curva più dolorosa da tracciare ha iniziato a rallentare. E il calo che vediamo oggi, come ha ricordato il professor Brusaferro, è quello dei contagi di 10-15 giorni fa, quando la curva epidemica saliva ancora in misura esponenziale.