Economia
«Il salvataggio della Grecia tutelava solo le banche tedesche e francesi»
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-06-22
Athanasios Orphanides, docente di Economia monetaria al Mit, critica Atene e Berlino per l’attuale crisi greca. E se la prende anche con l’euro
Athanasios Orphanides, docente di Economia monetaria al Mit, fino al 2013 è stato componente del consiglio direttivo della Bce come governatore di Cipro. Prima ancora senior advisor della Federal Reserve Usa. Oggi, in un’intervista rilasciata a Federico Fubini, tornato al Corriere della Sera dopo l’intervista a Repubblica, dice la sua sulla crisi della Grecia ricordando le responsabilità di Germania e Francia nell’attuale situazione. Orphanides riepiloga le colpe di Atene e quelle dell’Europa nell’attuale situazione:
«Il problema è iniziato con le irresponsabili politiche populiste dei governi greci che, arrivati al 2010, avevano accumulato un debito eccessivo. A quel punto un programma di aggiustamento del Fondo monetario internazionale era inevitabile. Purtroppo per la Grecia, in Europa si decise di non permettere al Fmi di aiutare da solo come accade per i Paesi che non sono nell’euro: i governi e gli organismi dell’area sono entrati in gioco, con la Germania in un ruolo di leadership. Su insistenza del governo Merkel, ad Atene è stato fatto adottare un programma disegnato principalmente per proteggere gli interessi delle banche tedesche, e di altri Paesi, esposte in Grecia. Non per aiutare la Grecia stessa».
La sua è un’accusa pesante, è certo di poterla dimostrare?
«Non lo sostengo solo io. Lo ha espresso meglio di me Karl Otto Pohl, l’ex presidente della Bundesbank: ha detto che il programma tedesco serviva a proteggere le banche tedesche e soprattutto quelle francesi dalle perdite sui loro investimenti sulla Grecia. Questo è il peccato originale della crisi. Quel piano è stato un enorme successo personale e politico per la cancelliera perché ha protetto le banche tedesche. Ma ha anche portato al collasso della Grecia che abbiamo osservato negli ultimi cinque anni. Nascondendo al pubblico tedesco la vera ragione di quel collasso, la narrazione di questa vicenda promossa da Angela Merkel ha creato quella sfiducia che vediamo oggi fra i tedeschi e che rende più difficile per il governo di Berlino far fronte alle sue responsabilità».
Se tutto in Grecia andasse per il peggio, lei vede rischi di contagio sull’Italia e le altre economie deboli?
«I rischi di contagio sono minori rispetto al 2011 o al 2012, ma sarebbe ingenuo pensare che siano contenuti. Per quanto mi riguarda, sono molto preoccupato per l’Italia semplicemente perché il debito pubblico è così eccezionalmente alto, persino più che in fasi precedenti della crisi. Anche un piccolo aumento nei costi di finanziamento del debito può bastare a spostare l’equilibrio con conseguenze imprevedibili».
Lei dice spesso che nella sua forma attuale l’euro è una minaccia per l’Europa. Cosa intende?
«L’esperienza degli ultimi cinque anni suggerisce che l’euro è stato sfruttato da alcuni Paesi a spese di altri e a spese del bene comune europeo. I principi democratici non sono stati rispettati. I principi di eguaglianza e solidarietà, essenziali nei Trattati dell’Unione, sono stati violati con impunità».