Il piano dei tagli alla spesa pubblica

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-06

Agevolazioni ed esenzioni fiscali per settori produttivi e cittadini valgono oggi 161 miliardi di euro l’anno ma un intervento su questi importi non si presenta semplice

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La spending review partirà da detrazioni e deduzioni. I soldi necessari al taglio di tasse promesso da Matteo Renzi per gli anni 2016, 2017 e 2018 arriverà, secondo le intenzioni del governo, dai risparmi nel settore delle agevolazioni e esenzioni fiscali per settori, gruppi d’interesse o cittadini in condizioni particolari, che oggi vale 161 miliardi contro i 442 di entrate tributarie. In preparazione della prossima legge di bilancio, che si preannuncia imponente. Spiega infatti il Corriere:

Sedici miliardi vanno infatti trovati per non far scattare gli aumenti dell’Iva già innescati per legge, ma di questi (sulla carta) due dovrebbero venire dalla minore spesa per interessi sul debito e quattro dalla maggiore crescita dell’economia. Dieci miliardi di risparmi toccano poi alla “spending review”. Quanto ai sette che restano per arrivare a 23, essi dovrebbero servire per cancellare la Tasi, per un’iniziativa contro la povertà o per far partire un altro treno di decontribuzioni sui nuovi assunti con contratti permanenti. Ma queste misure hanno già l’aria di quelle da finanziare all’antica, in disavanzo.

E allora che fare, direbbe Lenin? L’idea è di agire su deduzioni e detrazioni, ovvero sugli oneri fiscali sottratti al reddito complessivo e sulla sottrazione dall’imposta da pagare di certe spese sostenute dal contribuente o da suoi familiari, se fiscalmente a carico, come quelle mediche o sui mutui.

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Il costo per l’erario di detrazioni e deduzioni (Corriere della Sera, 6 agosto 2015)

Qui però viene il difficile. Federico Fubini elenca i settori che oggi hanno di più dal punto di vista delle detrazioni e immagina qualche possibile intervento:

Spazio per generare risparmi sembra invece esserci in agricoltura, che gode di 13 diversi tipi di esenzioni per un totale di 2,3 miliardi. Margine di manovra anche nell’autotrasporto: qui una legge del 2007 garantisce riduzioni da 1,14 miliardi l’anno sulle accise per il carburante e ora, con il barile ai minimi, forse anche quello sconto può essere sforbiciato. Resta da vedere se il governo in autunno oserà affrontare categorie che in tutt’Europa, a più riprese, si sono dimostrate capacissime di protestare bloccando le città e le autostrade a forza di mezzi pesanti.
Resta poi un punto interrogativo sulle cooperative: grazie a una legge del ‘73, per quelle agricole c’è uno sgravio che vale 88,5 milioni l’anno ma per tutte le altre sono centinaia di milioni (il bilancio dello Stato specifica). Anche questo è un settore dove intervenire ha senso, ma creerebbe nuove tensioni nel partito di Renzi. Gli editori hanno sgravi per 173 milioni, i tassisti per 30, i benzinai per 110, i gestori di cinema per 26, e le famiglie benestanti – in nome di una certa idea di giustizia sociale all’italiana – hanno deduzioni da 133 milioni sui contributi versati per la tata e la badante. Poi ci sono aree in cui tutto ciò che accade in Italia è solo una reazione all’Europa: gli armatori hanno crediti d’imposta per 180 milioni solo perché anche la Grecia detassa i suoi (ma non vanno ritirati ora che Atene cambia strada?).
Le compagnie aeree hanno sconti da 1,5 miliardi sul carburante, perché così fanno Francia e Germania. E il trasporto marittimo, pesca d’altura inclusa, ottiene sgravi da 600 milioni per reggere la concorrenza europea. Insomma, per trovare anche solo 900 milioni di risparmi sulle agevolazioni il governo dovrà dimostrare molto coraggio. Ovunque spuntano interessi e vecchie abitudini: inclusi i lavoratori di organismi della Santa Sede, come gli addetti dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, che dal 1973 sono esentati dal pagare l’Irpef.

A parte però i casi limite, che saranno sicuramente soggetto di intervento ma dai quali è lecito attendersi uno scarso contributo al flusso di cassa, toccare questo tipo di interessi rischia di essere piuttosto complesso sia per la ricaduta sociale delle scelte che l’esecutivo effettuerà sia per il computo totale dell’incasso. Ma sicuramente quando ci saranno maggiori dettagli sarà più facile dare un giudizio compiuto.

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