Il piano dei ribelli di Syriza per uscire dall'euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-07-26

Arrestare il governatore della Banca Centrale, requisirne le riserve e chiedere aiuto alla Russia. Il piano per uscire dall’euro messo a punto dall’ala sinistra di Syriza è stato raccontato ieri dal Financial Times

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Arrestare il governatore della Banca Centrale, requisirne le riserve e chiedere aiuto alla Russia. Il piano per uscire dall’euro messo a punto dall’ala sinistra di Syriza è stato raccontato ieri dal Financial Times e prevedeva, in caso di vittoria del NO al referendum, il ritorno alla dracma in quello che somigliava più a un colpo di Stato che a un’uscita programmata. Secondo il quotidiano londinese il piano era stato messo a punto in una riunione segreta all’Oscar Hotel, in un quartiere popolare di Atene, dove i ribelli, capitanati dall’allora ministro dell’Energia Panayotis Lafazanis, leader di Piattaforma di Sinistra, l’ala radicale di Syriza.

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Cosa succede se la Grecia esce dall’euro (Repubblica, 25 maggio 2015)

IL PIANO DEI RIBELLI DI SYRIZA PER USCIRE DALL’EURO
Il nostro piano è di ritornare alla moneta nazionale, questo è quello che avremmo dovuto già fare, ma possiamo farlo ora”, ha detto, secondo la ricostruzione del giornale conservatore britannico, Lafazanis spiegando la sua idea di prendere il controllo della Nomismatokopeion, la zecca dove si trovano le riserve valutarie del Paese, che, secondo lui, sono di 22 miliardi di euro. Con le riserve valutarie si sarebbero pagati stipendi e pensioni e garantito i rifornimenti alimentari e di carburante fino al passaggio effettivo alla dracma. “Per qualcuno che stava cospirando contro lo stato greco, lo hanno fatto in modo molto aperto”, ha raccontato uno dei giornalisti che hanno parlato con i politici dopo la riunione. Il fatto è – sottolinea oggi Ft – che le riserve in effetti sono di 10 miliardi, che potrebbero tenere a galla il Paese appena poche settimane invece dei sei-otto mesi necessari a preparare, testare e lanciare una nuova dracma. Senza contare che non appena il governo avesse preso il controllo della banca centrale, la Bce avrebbe dichiarato come contraffatti tutti gli euro greci. “Le conseguenze sarebbero state disastrose, la Grecia sarebbe stata isolata dal sistema finanziario internazionale e le sue banche non sarebbero state in grado di funzionare ed i suoi euro senza valore”, commenta un funzionario della banca centrale. Ft afferma di non aver ottenuto un commento da Lafazanis, mentre invece Stavros Theodorakis, leader di To Potami, ha sottolineato la necessità di un urgente chiarimento da parte del governo: “membri di questo governo volevano pianificare un viaggio all’inferno per la Grecia, di attaccare le riserve valutarie del popolo greco e invadere la zecca. Alexis Tispras – ha concluso – ci deve dire cosa è veramente accaduto”.
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Cosa succede se la Grecia esce dall’euro (Corriere Economia, 20 aprile 2015)

IL 61% STA CON TSIPRAS
Intanto Alexis Tsipras continua a godere del favore della popolazione greca, a dispetto delle difficoltà e delle divisioni interne al suo partito. Secondo un sondaggio condotto dall’istituto Metron Analysis per conto del giornale “Parapolitika”, il 61% degli interpellati dice di approvare l’operato del premier, contro il 36% cui invece non piace la sua azione di governo. Dalla stessa rilevazione emerge anche che il 78% dei greci resta a favore della permanenza della Grecia nell’euro, mentre il 19% vorrebbe tornare alla dracma. La Grecia avvierà lunedì prossimo i colloqui con i creditori – Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale – sul nuovo pacchetto di aiuti. Lo ha confermato alla Dpa una fonte del governo di Atene, dopo i ritardi nell’avvio del negoziato a causa anche di motivi ‘logistici’.

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