Il massacro dei bambini all’ospedale di Mariupol è un test di Putin sulla nostra capacità di sopportare l’orrore | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-10

Le immagini tragiche hanno svelato, per l’ennesima volta nel giro di due settimane, la crudeltà di quella guerra che solo il Cremlino continua a non definire tale

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Un massacro, un genocidio. Il presidente ucraino Zelensky continua a ripeterlo da giorni, da due settimane. Perché all’alba di oggi sono scoccati i primi 14 giorni di questa invasione russa in Ucraina che, quotidianamente, lascia dietro di sé una scia di devastazione, dolore e morte. E mercoledì pomeriggio l’esercito inviato dal Cremlino si è macchiato del più grave crimine di guerra (tra i tanti già commessi) bombardando e distruggendo l’Ospedale Pediatrico di Mariupol. Immagini impressionati che colpiscono tutti.

Ospedale Mariupol, il massacro russo che colpisce i bambini

A parlare a Porta a Porta è Andrea Margelletti, Presidente del CeSI Centro Studi Internazionali di Roma e Consigliere del Ministero della Difesa. Le sue parole sono lo specchio che immortalano il riflesso di questo atto criminale compiuto dai russi nei confronti del popolo ucraino che viene utilizzato dal Cremlino come provocazione (provocando morte e dolore) nei confronti dell’Occidente.

“Se tu colpisci un ospedale non è un massacro, è un test. Cosa c’è di più terribile che uccidere dei bambini e uccidere la gente inerme in ospedale? Loro non stanno parlando agli ucraini, stanno parlando a noi. Loro stanno testando la nostra determinazione. Stiamo parlando di entrare in guerra contro la Russia dopo un massacro di donne e bambini in ospedale? Assolutamente no. Anzi, il Ministro Di Maio è stato molto netto su questo punto. I russi stanno testando noi, il limite che noi possiamo sopportare. Ne prende tanti in ostaggio e inizia ad ammazzarli. Uno per uno. E poi vede fino a quando i reparti speciali entrano per liberarli. Loro stanno testando la nostra capacità di sopportare l’orrore”.

Un test, sputando sulla vita umana di persone innocenti. Di giovani donne e madri. Di bambini piccolissimi. Perché colpire l’ospedale Mariupol rientra in quella classica strategia della guerra (termine che il Cremlino non vuole usare per tentare di tenere pulita la propria coscienza) giocata su una scacchiera. A distanza. Uccidendo e provocando. Mostrando i muscoli per testare la reazione degli altri.

Come riporta Il Corriere della Sera, è bastato un solo missile di precisione (tra l’altro, nella notte, è arrivata la conferma sul fatto che l’esercito russo stia utilizzando bombe a vuoto – o termobariche – che amplificano i propri effetti risucchiando l’ossigeno attorno alla zona colpita) puntato in direzione del reparto maternità dell’Ospedale Mariupol. Lì dove erano ricoverate diverse donne in attesa di partorire, ricoverate nel nosocomio proprio per evitare di essere costrette dalla guerra a dare alla luce la propria creatura all’interno di un bunker. Lì dove lo straordinario spettacolo della vita dovrebbe iniziare.

Nel frattempo Putin…

Parallelamente (anche in termini temporali) a questa storia terribile, ce n’è un’altra da raccontare. Ci troviamo a Mosca, più o meno nello stesso orario in cui l’attacco missilistico ha colpito l’Ospedale di Mariupol. E sul profilo Twitter ufficiale del Cremlino appare questo tweet.

“Incontro con il Commissario per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova”. Mentre i suoi soldati – quelli che ha inviato lui dalla stanza dei bottoni del Cremlino – miravano, sparavano e colpivano il reparto maternità di Mariupol, Putin incontrava la Commissaria per i diritti dei bambini. Un controsenso. Come lo è questa guerra. Come lo sono tutte le guerre.

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