“Il marmista era di Velletri”: lo scaricabarile di Raggi sulla targa sbagliata di Ciampi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-06-03

I messaggi della sindaca di Roma nella chat con gli esponenti e assessori della sua giunta. Quel bando non vinto da una ditta romana, i tentativi di giustificazione e l’ammissione della figuraccia nazionale

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Questione di prossimità. Quella targa con il nome sbagliato di Carlo Azeglio Ciampi emersa durante la cerimonia di intitolazione di una strada in memoria dell’ex Presidente della Repubblica rischia di incrinare – ancor di più – la percezione negativa dei cittadini nei confronti di Virginia Raggi e di tutta la sua amministrazione. Perché quella gaffe (per lo più alla presenza delle più alte cariche dello Stato e dei figli dell’ex Capo del Quirinale) ha valicato immediatamente i pallidi confini del Grande Raccordo Anulare. E ora la sindaca, dopo aver ammesso la figuraccia nazionale, attacca i responsabili e sottolinea come una delle concause che hanno portato a quel caos sia stata il luogo di provenienza di quella targa.

Virginia Raggi e il marmista di Velletri per la targa sbagliata di Ciampi

Le chat della maggioranza alla guida del Campidoglio sono ribollite poche ore dopo quella clamorosa figuraccia. La sindaca, in uno dei suoi tanti messaggi riportati dal quotidiano La Repubblica, ha anche scritto: “Purtroppo la gara è stata vinta da una ditta di Velletri, fosse stata di Roma probabilmente la targa sarebbe stata cambiata ancora prima della cerimonia”. Insomma, se a vincere la gara fosse stata un’azienda capitolina, si sarebbe (forse) riusciti a correggere l’errore nel nome di Ciampi (Azelio al posto di Azeglio) per tempo.

Ma, forse, sarebbe finita alla stessa maniera. I fieri sostenitori di Virginia Raggi (e ferventi pentastellati della prima ora) hanno provato immediatamente a parlare di “complotto”, come fatto sui social da Paolo Ferrara. La realtà, invece, parla di un corto-circuito di indicazioni sbagliate non controllate. Una sorta di “chi controlla il controllore?”, vecchio adagio che non è stato rispettato e che ha portato alla figuraccia epocale che segna uno dei punti più bassi – almeno a livello meramente mediatico – di un’amministrazione arrivata agli sgoccioli dopo cinque anni al governo di Roma.

Ovviamente l’errore sta a monte. Quell’ormai famoso – a sua insaputa e a suo discapito – marmista di Velletri ha sicuramente sbagliato a scrivere il nome dell’ex Presidente della Repubblica a cui è stata intitolata una strada – un largo – sul lungotevere Aventino. Ma il caos è stato generato da una superficialità nella gestione dell’evento: perché l’indicazione errata è partita proprio dagli uffici del Campidoglio e non ci si è resi conto dell’errore fino a pochi istanti prima dello svelamento di quella targa. Il cerimoniere, l’uomo che avrebbe dovuto controllare il tutto, non si era accorto di nulla. Così come tutti gli altri che hanno visto quella lastra di marmo prima dell’installazione. E non si può scaricare le responsabilità sul marmista di Velletri e sulla distanza tra la cittadina dei Castelli Romani e la capitale.

foto copertina via Carlo Calenda su Twitter

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