Il crollo delle vendite di carne e salumi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-03-23

A fine ottobre la denuncia del rischio cancro da parte dell’OMS: fino a gennaio consumi mensili giù del 5-7%

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La denuncia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul rischio cancro per la carne lavorata ha provocato un tonfo dei consumi di carni rosse e salumi. Tra novembre 2015 e gennaio di quest’anno le vendite di carni e salumi nella grande distribuzione sono scivolate mensilmente tra il 5 e il 7 per cento. Scrive oggi il Sole 24 Ore che «il colpo di maglio su un mercato, che solo nella Gdo vale circa dieci miliardi, è arrivato il 26 ottobre con l’allarme lanciato dalla Iarc, l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui la carne rossa è probabilmente cancerogena e la carne rossa lavorata (insaccati e salumi) è sicuramente cancerogena». E l’impatto maggiore è stato su wurstel e su prodotti lavorati:

Federalimentare ha citato per danni l’Oms per la grave negligenza dimostrata nella comunicazione non corrispondente agli elementi certi a disposizione. «Siamo però bloccati dallo status diplomatico di cui godono i membri dell’Oms – osserva Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – Ciò rende estremamente complesso l’iter processuale». Difatti l’Oms è un’agenzia speciale per la sanità dell’Onu e come tale il suo personale gode di uno status giuridico assimilabile a quello diplomatico. Tornando ai dati sulle vendite in Italia rilevati da Iri, «il 2015 si è concluso in una situazione mediamente difficoltosa per i mercati delle carni e dei salumi – osserva Marco Limonta, di Iri – Nel corso del 2015 vi erano stati segnali di un rilancio che purtroppo sono venuti meno nel finale d’anno.
Dopo la comunicazione dell’Oms questi prodotti hanno fatto registrare un trend a valore pari a -6,9% a novembre e a -6,2% a dicembre. Anche il dato di gennaio conferma la difficoltà, segnando un -4,8%». Nel periodo novembre-gennaio i segmenti di mercato più impattati sono stati quelli dei wurstel (con punte del -20%), della carne in scatola (-15%) e della carne fresca (-8%), soprattutto quella suina e di manzo. Un vero choc per i produttori, da anni alla prese con gli effetti del mutamento degli stili alimentari: gli italiani consumano di più frutta, verdura e pesce e meno carni rosse (specie suine). Tengono salumi e carni bianche. Infatti solo nel 2015 le vendite di carni rosse nella gdo hanno perso oltre 170 milioni di vendite (-1,8% a 9,6 miliardi di euro) , soprattutto nel segmento delle carni fresche, in lieve crescita gli insaccati (wurstel a parte).

vendite carni salumi
Il crollo delle vendite di carni e salumi (Il Sole 24 Ore, 23 marzo 2016)

Leggi sull’argomento: Cosa ha detto davvero l’OMS sulla carne lavorata cancerogena

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