Beatrice Di Maio e il complotto degli account Twitter grillini che attaccano il governo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-16

Indizi della fine del mondo in avvicinamento: Jacopo Iacoboni e Luca Lotti hanno scoperto il motivo del successo sui social dei Cinque Stelle, ovvero gli account fake coordinati da una regia occulta! E mentre Emanuele Fiano presenta un’interrogazione parlamentare “per scoprire chi c’è dietro” nessuno sembra accorgersi c’è qualche dettaglio che non torna

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Dopo aver dato il via alle analisi sulle manovre di avvicinamento costante tra rappresentanti del Governo russo e portavoce del MoVimento 5 Stelle e dopo averci raccontato la storia di Achille Lollo che “lavora per Alessandro Di Battista” Jacopo Iacoboni oggi sulla Stampa ci racconta che “Palazzo Chigi denuncia l’account della cyber propaganda pro M5S“. Una storia bellissima, piena di account fake (o presunti tali) che lavorano tutti assieme – coordinati da una misteriosa regia occulta – per attaccare Matteo Renzi e il Governo.

Beatrice di maio twitter m5s
Uno dei tweet di successo di Beatrice Di Maio fa ironia sulla vicenda di Banca Etruria, allo stesso modo in cui l’hanno fatta decine di migliaia di persone (a partire da Matteo Salvini)

Beatrice Di Maio e il complotto della Casaleggio Associati

Il racconto di Iacoboni è senza dubbio avvincente: c’è un manipolo di twittatori prezzolati che si occupa di gettare fango su Renzi, sulla Boschi e soprattutto a rilanciare notizie e informazioni – false o tendenziose – di un più ampio network populista che attualmente è molto attivo nella campagna per il No al referendum. Tra di loro spicca il nome di Beatrice Di Maio, un account Twitter da quasi quattordicimila follower che secondo Iacoboni è la vera e propria centrale operativa del sistema pentastellato il cui funzionamento viene spiegato da Iacoboni con un’elegante supercazzola:

Beatrice si muove dentro quella che è configurata come una struttura: a un’analisi matematica si presenta disegnata a tavolino secondo la teoria della reti, distribuita innanzitutto su Facebook (dove gravitano 22 milioni dei 29 milioni di italiani sui social), e – per le élite – su Twitter.

Ed è questo il motivo per il cui sottosegretario a Palazzo Chigi Luca Lotti ha deciso di denunciare Beatrice Di Maio per diffamazione alla Procura di Firenze. La Procura deve quindi ancora iniziare le indagini, e stupisce che “Palazzo Chigi” denunci per diffamazione visto che semmai è la persona del sottosegretario (e non l’istituzione Palazzo Chigi) a sporgere querela se si sente diffamata. Luca Lotti infatti era stato protagonista di un tweet della Di Maio dove veniva indicato come “mafioso”.

Beatrice di maio twitter m5s
Il complotto dello spread, volume due

La storia risale al sette aprile e riguarda la vicenda delle concessioni Total a Tempa Rossa che ha travolto la ministra Guidi. Beatrice Di Maio twitta una serie di foto del Ministro Delrio “coi mafiosi” ovvero con Renzi, la Boschi e proprio Luca Lotti.
Beatrice di maio twitter m5s
Luca Lotti con Delrio (riquadro centrale sulla destra) viene definito “mafioso”

È evidente quindi che la fonte dell’inchiesta giornalistica di Iacoboni – inchiesta che si limita a scorrere i tweet della Di Maio – è proprio Luca Lotti, chi altri poteva sapere che era stata presentata una denuncia? Iacoboni però preferisce far pensare che sia la Presidenza del Consiglio ad aver iniziato la guerra contro Beatrice Di Maio, anche per difendere l’onorabilità di altre istituzioni (e qui siamo all’assurdo) come la Presidenza della Repubblica, anch’esse diffamate da questo famoso e famigerato account Twitter. Ma per Iacoboni la Di Maio non lavora da sola, anzi “collabora” con altri account Twitter definiti “matematicamente indistinguibili”:

ha di volta in volta vari ghost. «Ghost», nell’analisi matematica sui dati della parte pubblica di twitter, non significa ghostwriter, cioè persone che scrivono per lei; significa account «matematicamente indistinguibili» da lei secondo alcuni parametri come interazioni, contenuti, e meta dati di riferimento (il tempo in cui un certo account fa determinate cose)

Sono sostanzialmente account di riferimento che spesso la Di Maio si trova a retwittare, tutti account della galassia dei sostenitori del MoVimento che hanno un numero di follower maggiore del suo (ma questo Iacoboni non lo rileva). Nella foga dell’inchiesta giornalistica Iacoboni sostiene che @kilgore è uno di questi, quando in realtà probabilmente voleva indicare @ErmannoKilgore. Uno degli account di questa cricca di “ghost” (una volta si sarebbe detto “influencer” ma ormai Nik il Nero e Byoblu non vanno più di moda) è il disegnatore di vignette satiriche a Cinque Stelle Marione che oggi ha risposto così alle accuse di Iacoboni:
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L’analisi matematica dei dati di Twitter

Nell’articolo Iacoboni fa continuamente riferimento all’«analisi matematica sui dati della parte pubblica di twitter»: essendo i dati del social network pubblici ci sono molti strumenti che effettuano questo tipo di analisi, alcuni gratuiti ed altri a pagamento. Suggerisce l’esistenza di reti e sostiene che Beatrice si muova «dentro quella che è configurata come una struttura: a un’analisi matematica si presenta disegnata a tavolino secondo la teoria della reti, distribuita innanzitutto su Facebook (dove gravitano 22 milioni dei 29 milioni di italiani sui social), e – per le élite – su Twitter». Uno degli strumenti che effettuano questo tipo di misurazioni è MentionMapp: con un account free che si apre in cinque minuti è possibile ottenere grafici come questi, che segnalano quante volte l’account in arancione (quello della Di Maio) viene menzionato da altri account; si possono utilizzare altri parametri per avere risultati differenti.
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Purtroppo Iacoboni non fornisce alcun appiglio che permetta di verificare quali tipi di strumenti vengano utilizzati e la loro attendibilità; non spiega in alcun modo la presunta Rete del Male si sia formata (a proposito, perché nell’articolo si fa soltanto riferimento al mese di luglio?). Ma il punto più importante non è questo: è una semplice constatazione di senso comune. Ovvero che le reti sociali si possono formare sia spontaneamente, in base a interessi comuni, ideali simili e identiche visioni del mondo. L’esistenza di una rete di contatti tra loro collegati di per sé non dimostra che questa rete sia stata eterodiretta o sia artefatta: può formarsi invece spontaneamente in base alla comunanza di interessi. Ed è certo vero che l’insieme dei simpatizzanti e degli attivisti grillini tendono a formare un mondo chiuso con riferimenti sempre simili e stesse fonti utilizzate per informarsi. Di più: questa è una caratteristica di più o meno tutte le comunità politiche che abbiano un minimo di coesione interna. C’è un complotto dietro a tutto questo? Se c’è, tocca a chi sostiene che ci sia portarne le prove. Per adesso queste prove non ci sono. Anche se un sacco di gente che si ritiene antropologicamente superiore ai grillini è pronto a giurare che ci siano oggi, mentre sarà profondamente scettica quando ad essere accusato di qualcosa di simile sarà il proprio idolo politico, musicale o artistico. Di certo qui c’è soltanto un sottosegretario alla presidenza del Consiglio che si è ritenuto diffamato da un account twitter per l’accostamento di una sua fotografia ai “mafiosi”; e un giudice, che eventualmente dovrà accertare se questo travalica o meno i limiti della libertà di espressione, di satira e di critica nei confronti di un personaggio pubblico.
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L’interrogazione parlamentare sul network dei Twitter grillini

Nel frattempo la notizia ha iniziato a girare e il capogruppo in Commissione Affari Costituzionali Emanuele Fiano (PD) ha presentato un’interrogazione dove si chiede di sapere se “Esiste una struttura che lavora nel web con il compito di diffamare con notizie false Il Pd e le istituzioni della Repubblica? Se vero, da chi è controllata e in che modo è organizzata?” e che mira “ad ottenere chiarimenti dopo una denuncia alla Procura di Firenze del sottosegretario Luca Lotti e da un’inchiesta giornalistica sul ruolo opaco che sarebbe svolto da un account legato al M5s gestito da una cosiddetta ‘star della galassia social’ che risponde al nome di Beatrice Di Maio“. È piuttosto evidente di inserire la questione all’interno della discussione dai tratti apocalittici sui social che “diffondono notizie false” e aiutano Donald Trump a vincere (e domani potrebbero dare una mano a Hitler, signora mia). Fiano chiede conto dell’esistenza di Beatrice Di Maio anche ai vertici del MoVimento “Di questa preoccupante ipotesi di una macchina del fango costruita ad arte a favore del M5S ne sanno qualcosa il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, ne sanno qualcosa Grillo, Davide Casaleggio, Di Battista? Oppure ancora una volta saranno bravi a urlare nei loro comizi ma a tacere quando si tratta di ipotesi così gravi che li riguardano?“. Fiano dimentica però che di “ipotesi così gravi” la Procura non ne ha ancora formulate, visto che l’unico elemento certo è la denuncia sporta da parte di colui (Luca Lotti) che si considera parte lesa nella vicenda. Una domanda, ma quelli del PD non erano quelli dello story telling e della narrazione? Perché al di là delle improbabili ipotesi di complotto è evidente che quella di Beatrice Di Maio rispecchia semplicemente la narrazione penstastellata su alcune vicende politiche italiane. Certo è consolatorio pensare che dietro a certi account non ci sia nessuno, è stato detto anche in passato a proposito dei follower di Salvini, ma così non si fa altro che continuare a non vedere che il MoVimento 5 Stelle di follower, e soprattutto di elettori, ne ha parecchi davvero. Parlano e scrivono tutti nello stesso modo? E siete sicuri che sia una caratteristica soltanto dei grillini?
 
 

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