Economia
Il brutto guaio della Banca Popolare di Vicenza
neXtQuotidiano 12/01/2016
Tra Vicenza e provincia le famiglie e le imprese che hanno perso soldi con le azioni della Popolare sono più di 40 mila su circa 800 mila abitanti
La Stampa racconta oggi di quanto sta accadendo a Vicenza, dove è in procinto di partire una raffica di cause tra chi ha investito nella Banca Popolare di Vicenza. . Tra Vicenza e provincia le famiglie e le imprese che hanno perso soldi con le azioni della Popolare sono più di 40 mila su circa 800 mila abitanti. Giampiero Bertelle, avvocato e presidente dell’Associazione nazionale azionisti Bpvi, organizza le cause per truffa: ne ha già depositate un centinaio al Tribunale di Vicenza e ne promette altre. E come lui ci sono altri avvocati sul piede di guerra.
L’istituto intanto si prepara a fare un aumento di capitale in marzo da 1,5 miliardi e la trasformazione in Spa. Poi ci sarà la Borsa, Daniela e altri come lei – più di 130 mila in totale – potranno finalmente vendere. A quale prezzo non si sa. Di certo molto meno dei 62,5 euro della valutazione massima. Poi ci sono le aziende, che avevano i prestiti garantiti dalle azioni della Bpvi. «Ti do i soldi se compri le azioni»: il meccanismo è andato avanti per anni. A Vicenza c’è la terza Confindustria d’Italia e l’export della provincia supera quello della Grecia. Il presidente della locale Unione Industriali si chiama Giuseppe Zigliotto, era nel cda della banca ed è indagato dalla procura come l’ex padre padrone Gianni Zonin, che ha lasciato l’incarico a novembre.
Oltre a Vicenza indagano anche i pm di Prato e Udine, perché con il gioco di vendere le azioni “sicure” e magari di dare anche i soldi per comprarle si erano fatti prendere un po’ troppo la mano. «E per fortuna non hanno comprato l’Etruria», dice Massimo davanti a un caffè. La stessa che dicono, a parti invertite, anche ad Arezzo. Di affari insieme comunque le due banche ne hanno fatti tanti. Come quello dell’outlet Città Sant’Angelo del quale si sta occupando la procura di Arezzo. A finanziarne la costruzione sono stati Etruria, Mps e PopVicenza, appunto. Ottanta milioni di euro, ma dal 2012 la società partecipata dalle coop Unieco e Castelnuovese non ha più pagato interessi e il prestito è stato ristrutturato. Le tre banche, Vicenza compresa, hanno in pegno tutto quanto: azioni, immobili e crediti dell’outlet alle porte di Pescara.
Ma c’è di più. La Banca Popolare di Vicenza è stata infatti citata da Maria Elena Boschi qualche giorno fa per polemizzare con Bankitalia. E, scrive oggi Marco Palombi sul Fatto, Pop Vicenza è un nervo scoperto di Bankitalia per più motivi: rapporti personali, vigilanza lasca, ruolo dell’istituto nel risiko bancario sponsorizzato da Palazzo Koch.
Che fosse benvoluto a via Nazionale non è un mistero. D’altra parte Gianni Zonin, presidente di Popolare Vicenza dal 1997 (in cda dal 1983), “viticultore prestato alla finanza”, ha un talento vero nel tessere relazioni. Per limitarci a quelle con Banca d’Italia basti citare i nomi di cui si è circondato negli anni: tra il 2006 e il 2008 l’ex ispettoredella VigilanzaLuigi Amo re diventa responsabile dell’Audit interno; nel 2011 entra in cda, da vicepresidente, l’ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, uomo di molteplici e antichi contatti a Palazzo Koch; nel 2013 va a Vicenza a fare il capo delle relazioni istituzionali G ianandrea Falchi, ex capo della segreteria particolare di Bankitalia quando governatore era Mario Draghi. E mica solo nomi, ci sono pure un paio di incroci pericolosi.
Nel 2014 Popolare di Vicenza decide di acquistare (per 9,5 milioni) nella città palladiana Palazzo Repeta: il venditore era Bankitalia, che tentava di piazzare l’i mmobile senza riuscirci da un quinquennio. C’è poi il caso della Banca Bene, piccola Bcc del cuneese, commissariata nel 2013: ebbene l’uomo inviato da Banca d’I talia, Giambattista Duso, aveva depositato quasi tutti i soldi de ll’istituto piemontese in Popolare di Vicenza, operazione che viola il tetto prudenziale indicato dalle regole della stessa Vigilanza. L’ex presidente di Banca Bene, Francesco Bedino, denuncerà ilconflitto d’interessi di Duso, che era anche amministratore delegato di M a r z o tto Sim, società di intermediazione immobiliare partecipata da Popolare di Vicenza.